La tredicenne Lucia Mantione
di SALVO FALLICA
Montedoro (Caltanissetta), Lucia Mantione fu aggredita e uccisa a soli 13 anni nel 1955. Le esequie vennero però negate dal sacerdote. Ora il caso è stato riaperto e il 28 luglio, dopo 66 anni, saranno celebrati i funerali
Un «cold case» nel cuore della Sicilia. Una storia drammatica che risale al lontano 1955 e che una comunità del territorio di Caltanissetta ha tenuto in vita con la forza della memoria. Stiamo parlando della dolorosa vicenda di Lucia Mantione, passata alla storia come «Lucietta», che venne uccisa quando aveva appena 13 anni. La Procura di Caltanissetta ha riaperto il caso ed i resti della ragazzina sono stati riesumati per un esame medico-legale e l’estrazione del Dna. E finalmente Lucietta potrà avere un funerale, ben 66 anni dopo la sua uccisione.
La storia
Questo l’altro aspetto paradossale della vicenda: non erano state celebrate le esequie. Partiamo dalla ricostruzione storica. Da quel che è noto «Lucietta» venne strangolata durante un tentativo di violenza. La bambina si era ribellata all’aggressore, e morì soffocata. Le ricerche durarono tre giorni, il suo corpo venne trovato in un casolare ad un chilometro da Montedoro, paese di circa 1500 abitanti (Caltanissetta). E qui vi è l’altro paradosso cui accennavamo: alla tredicenne vennero negati i funerali, per una decisione che appare incredibile. Il sacerdote applicò in maniera rigida il principio che vietava il rito funebre nei casi di morte violenta. La popolazione locale però non ha smarrito il ricordo di quella tragedia e ha continuato a chiedere che venisse fatta luce su questo assassinio. Una lotta nel tempo contro l’ingiustizia profonda subita da «Lucietta».
I funerali attesi per 66 anni
Nell’attesa che la verità emerga, i funerali di «Lucietta» si terranno il pomeriggio del 28 luglio, nella parrocchia di Santa Maria del Rosario. La ragazza faceva parte di una famiglia umile. Suo padre era minatore (la Sicilia centrale era piena di miniere di zolfo) e la tredicenne, per aiutare economicamente la famiglia, lavorava al servizio di famiglie benestanti. Era uscita di casa il 6 gennaio del 1955 per comprare una scatola di fiammiferi e trovò la morte. La storia dell’uccisione di «Lucietta» colpì e scosse gli abitanti del posto, che l’hanno tramandata di generazione in generazione. Al punto che i giovanissimi continuano a portare dei fiori sulla sua tomba. Quel filo della memoria, come avrebbe detto Andrea Camilleri, ha tenuto acceso il ricordo di «Luciedda». Un caso irrisolto che oggi, grazie alle evoluzioni scientifiche e tecnologiche, potrebbe avere una soluzione.
Corriere della sera, 26/7/2021
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