di Miriam Di Peri In Sicilia, nel Ragusano, esiste una " Cacioteca regionale" realizzata dal Corfilac, il Consorzio regionale per la ricerca sulla filiera lattiero- casearia. La sua realizzazione, durata quattro anni, è costata circa 2 milioni e mezzo di euro di fondi pubblici. Eppure è rimasta in funzione per appena 18 mesi. All’interno della struttura, scavata nella roccia, ci sono 12 celle di stagionatura, divise su due livelli, tutte in legno. E ancora i laboratori, il ristorante, un bar, decine di videocamere per studiare le reazioni degli avventori, per vedere se un formaggio in degustazione viene apprezzato maggiormente se abbinato al miele o alle marmellate. All’interno della Cacioteca era possibile degustare i formaggi locali, dal maiorchino al palermitano, dal pecorino siciliano al piacentinu ennese, fino alla provola dei Nebrodi, il ragusano, la tuma persa, insieme a una selezione di formaggi italiani ed esteri. Dal’inaugurazione, nel gennaio 2012, sono stati realizzati in tutto 5 o 6 eventi. Fino a metà 2013, quando l’attività, quanto meno al pubblico, si è interrotta, lasciando di fatto la struttura in uno stato d’abbandono. Oggi, a distanza di 8 anni dall’ultima iniziativa pubblica al suo interno, per riaprire le porte della Cacioteca servirebbero lavori di ripristino per circa 500mila euro.