Un'immagine della seduta del consiglio comunale che ha approvato la mozione per intitolare un luogo pubblico ai partigiani corleonesi |
Ieri mattina il consiglio comunale di Corleone ha approvato all’unanimità una mozione per intitolare ai partigiani corleonesi un giardino, un parco o un altro luogo pubblico della città. Una bella iniziativa, che è stata condivisa da tutti i consiglieri. Importante anche una modifica proposta dall'opposizione, che ha suggerito di scegliere il luogo in collaborazione col consiglio comunale dei ragazzi. E questo rappresenta senz’altro un valore aggiunto. Ringraziamo il presidente del consiglio Pio Siragusa e tutti i componenti della massima assise cittadina, che ha accolto il suggerimento dell’Anpi di Palermo, indicando i nomi dei quattro partigiani corleonesi fin’ora individuati: Placido Rizzotto, Michelangelo Zabbia, Antonio Verro e Giuseppe Siragusa. Nel mio piccolo sono lieto di avere contribuito redigendo le schede dei quattro partigiani.
Pubblichiamo l’intervento di presentazione della mozione della capogruppo di maggioranza Cettina Pinzolo. (dp)
Perché questa mozione? In questi mesi abbiamo avuto occasione di parlare, celebrare, commemorare delle persone che meritavano la nostra attenzione e quindi non potevamo ignorare i nostri concittadini che spesso sono sconosciuti ai più, ma che hanno dato eroicamente il loro contributo alla nascita della nostra costituzione. Spesso pensiamo alla resistenza come qualcosa che ha coinvolto solo il centro nord dimenticando che sia nel nostro territorio che figli della nostra terra sono stati eroi silenziosi al servizio della nascente Italia democratica. Oggi vogliamo ricordare i nostri concittadini intitolando un luogo a questi partigiani di cui accennerò brevemente qualche tratto della loro vita ed in particolare:
PLACIDO RIZZOTTO, di Carmelo e di Moschitta Giovanna, nato a Corleone il 2 gennaio 1914, morto a Corleone il 10 marzo 1948.
Prima
di partire per la Seconda guerra mondiale, era un semplice contadino semi -
analfabeta. Dopo I’8 settembre del ’43, lasciata la divisa militare del
reggimento Cavalleggeri Lucca di stanza a Tivoli, scelse di andare con le bande
partigiane per combattere contro il nazi-fascismo. Non in Carnia, nel Friuli —
come per tanto tempo si è creduto — ma a Roma, nella «banda clandestina del
“Gruppo Napoli” comandata dal col. Barbara, ed in contatto diretto con il capo
squadra cap. Agostinucci». È stato il padre di Rizzotto a raccontare
erroneamente a Danilo Dolci che il figlio era «andato militare, nel Veneto».
Risulta invece dal foglio matricolare che il servizio militare di leva Placido
Rizzotto lo svolse nel reggimento Cavalleggeri di Alessandria di stanza a
Palmanova, in provincia di Udine, dal 3 settembre 1935 al 3 settembre 1936.
Quattro anni dopo, il 18 settembre 1940, all’età di ventisei anni, fu
richiamato in guerra presso il Gruppo Cavalleggeri Lucca a Roma col grado di
caporale e poi di caporal maggiore.
Che
Rizzotto avesse militato in una banda partigiana a Roma Io conferma il suo
amico e compagno di partito (socialista) Giuseppe Siragusa, Con i partigiani
aveva imparato tanto. Aveva imparato che gli uomini non nascono ricchi o
poveri, padroni o schiavi, ma tutti uguali e tutti liberi. Aveva imparato, però, che per
affermare il diritto all'uguaglianza e alla libertà bisognava organizzarsi e lottare,
anche a rischio della vita. Nel 1945 ritornò a Corleone e mise in pratica gli
ideali per cui aveva combattuto cominciando le lotte contadine, fu eletto
segretario della Camera del lavoro di Corleone, e iniziò a guidare le lotte
contadine per l’assegnazione delle terre incolte o malcoltivate degli agrari.
Fu
rapito e assassinato dalla mafia capeggiata da Michele Navarra la sera del 10
marzo 1948. La missione di morte fu eseguita da Luciano Liggio, Pasquale
Criscione, Vincenzo Collura e da altri esponenti della cosca mafiosa di Corleone.
ZABBIA MICHELANGELO, nato a Corleone (Palermo) nel 1921, partigiano combattente nella X Brigata Giustizia e Libertà “Nicola Panevino” operativa nella zona di Savona nome di battaglia “Paciacca”.
Il 25 Aprile 2011 in una intervista
egli dichiarava:
“Ho
fatto il partigiano in Liguria. Lì conobbi Ada Carle, che poi sarebbe diventata
mia moglie. Ho ancora vivo il ricordo di tanti amici morti in battaglia, come
due fratelli che si sparavano tra Ioro, perché uno era fascista e l’altro partigiano.
Ricordo la paura che ci prendeva, gli attimi senza respiro, il terrore: se i
tedeschi ci catturavano finivamo come minimo impiccati. Ma credevamo nella
democrazia, nella libertà, valori che oggi purtroppo vengono spesso calpestati.
Non mi faccia parlare... Mia moglie faceva la spola fra i campi, ci portava da
mangiare, molte donne ci hanno aiutato, protetto, rifocillandoci. Non
sparavano, ma rischiavano tanto. Anche loro hanno fatto la guerra. Io mi
trovavo fra la Liguria ed il Piemonte; prima avevo combattuto per la fanteria
dell'esercito italiano in Francia».
La sua morte ha lasciato un vuoto
tanto che Giusy Vacca, delI’ANPl di Palermo, ha dichiarato: “E’ una grande
perdita, abbiamo un grande ricordo di questo valoroso partigiano, sempre
presente con I’ ANPI negli ultimi anni, anche sulla sedia a rotelle, ma non
mancava mai nella giornata del 25 aprile a Palermo al giardino Inglese e nelle
interviste ai vari giornali riusciva a trasmettere l’emozione drammatica della
lotta partigiana, vissuta insieme anche a sua moglie Ada, staffetta partigiana.
Ci mancherà la sua presenza, ma lui resterà sempre nei nostri cuori, nei cuori di chi, anche in loro nome, si prodigherà per portare avanti quei valori di libertà e giustizia, per la democrazia e la pace!”
VERRO ANTONIO nato a Corleone (Palermo) il 10 aprile 1911. Capitano artiglieria, 17º Reggimento Fanteria, Divisione Acqui. Caduto a Cefalonia il 21 settembre 1943. Medaglia d’argento alla memoria.
Antonino Verro era lontano parente di Bernardino Verro, tra i fondatori dei Fasci siciliani, sindaco di Corleone, socialista trucidato nel 1915 dalla mafia. Ma la parentela più stretta era sicuramente con la famiglia Bentivegna. Infatti, Antonino Verro era figlio di Maria Rosa Bentivegna, a sua volta figlia di Stefano Bentivegna, fratello più piccolo del martire del Risorgimento Francesco Bentivegna.
Fu comandante della 1° batteria di accompagnamento. Partito da Argostoli per raggiungere Sami con il 1°battaglione del 17º Reggimento Fanteria Acqui, durante il trasferimento, a causa degli attacchi aerei degli stukas, perdette sia uomini che mezzi.
A
causa del contrattempo arrivò in ritardo per la battaglia. Il battaglione era già
schierato per la battaglia del ponte Kimonico ed aspettava l'artiglieria. Il
capitano Neri, subentrato nel comando del battaglione al maggiore Salemi, era
ferito, ed essendo il Verro il più alto in grado, prese il comando di tutte le
truppe. Il battaglione era già in grosse difficoltà dietro l’incalzare del
battaglione tedesco, e allo scoperto per essere colpito dagli stukas. Il
capitano, insieme al tenente Giuseppe Triolo, comandante di compagnia, che dopo
fu capo partigiano, cercarono di riorganizzare il battaglione con una mossa a
sorpresa. Nei pressi di Divarata, il Verro, insieme ad alcuni volontari, cadde
in una imboscata. Fu fucilato immediatamente dai tedeschi e senza processo, nei
pressi di un viottolo di montagna a Cefalonia il 21 settembre 1943. Aveva 32
anni.
SIRACUSA GIUSEPPE fu Carmelo, nato a Corleone (Pa) il 15/ luglio /1921, partigiano combattente, divisione “Valtoce” (Piemonte), nome di battaglia “Sira"
Dalla pubblicazione del Consiglio Regionale del Piemonte “Il contributo del Sud alla lotta di Liberazione in Piemonte 1943-45”, risulta che: Giuseppe Siragusa — nome di battaglia SIRA — ha militato dal 1943 al 1945 nelle formazioni partigiane div. “Valtoce” in provincia di Novara. Tornato a Corleone, militò nel Partito socialista insieme a Placido Rizzotto, anche lui partigiano, a cui era legato da profonda amicizia. Dopo l'assassinio di Rizzotto, Siragusa si presentò davanti al capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa e si dichiarò disponibile a calarsi nella “ciacca” di Rocca Busambra per recuperare i resti del suo amico e compagno.
Nei
mesi successivi alla scomparsa di Rizzotto, insieme a Benedetto Barone, guidò
con grande coraggio la Camera del lavoro di Corleone.
2 commenti:
ZABBIA MICHELANGELO NATO A CORLEONE IL 02/07/1920 (DATA DI NASCITA)
Vincenzo Zabbìa (Figlio)
ZABBIA MICHELANGELO NATO A CORLEONE IL 02/07/1920
(VINCENZO ZABBIA - FIGLIO)
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