Giuseppe Governali |
GIOVANNI PERRINO
Ricordare il quinto anniversario della scomparsa di un
amico fraterno è un rinnovarsi del dolore ogni 7 Aprile. Più passa il tempo e
sempre più, accanto alla dimensione affettiva e umana, risalta e prende corpo
la dimensione culturale di questo intellettuale innamorato della sua tera e dei
suoi valori più autentici.
Eppure
bisogna andare oltre il ricordo vivissimo della sua presenza nella vita delle istituzioni
e nella società, di quel suo sorriso aperto e contagioso. Modestia
e apertura mentale erano senza dubbio i
tratti umani che lo rendevano amabile ma in realtà Giuseppe Governali copriva
con quei tratti di socialità un temperamento malinconico e severo, poco portato
ad un ottimismo di facciata e incline invece ad accogliere le preoccupazioni
dell’esistenza e gli squilibri di una società complessa di cui Corleone era
solo un angolo ancorché emblematico e significativo.
Pino,
così lo chiamavamo tutti, era un uomo onesto e severo nel valutare e giudicare
perché conosceva bene la storia e il valore del bene comune e della coerenza
morale che non si stancava di praticare e indicare agli altri.
Il suo
sorriso nell’apprezzare o nel criticare era segno di disponibilità autentica ma
mai segno di facile accondiscendenza. Ricordo la sua mano destra alzata ad
indicare nella sua riflessione, vigilanza,, attenzione, una criticità da
approfondire piuttosto che da condannare.
Il suo
lungo impegno nella scuola a livelli anche apicali, era dedito tutto alla
formazione degli studenti e alla valorizzazione di un corpo docente capace di
farsi carico dei processi cognitivi e non solo. Il Liceo di Corleone, prima Classico Baccelli in seguito Istituto Superiore Don Giovanni
Colletto, porta il segno dei lunghi anni in cui Giuseppe Governali si dedicò a
risolvere annosi problemi, dalla sede scolastica alla biblioteca, dalle
attrezzature didattiche all’ampliamento dell’offerta formativa. Sono certo che
la Dirigente, Prof.ssa Natalia Scalisi, sua degna e autorevole erede, non
mancherà di ricordarlo dedicando al suo nome l’ambiente più rappresentativo
della scuola come l’Aula Magna.
Le sue ricerche scientifiche sul patrimonio linguistico e artistico, non sono solo segno di amore per il paese ma ci consegnano un intellettuale che, partendo dalla concretezza scientifica di stampo illuministico, Pino adorava Leonardo Sciascia, approdava ad una sintesi culturale in grado di aprire strade non percorse di una nuova e diversa cittadinanza. Questo suo guardare oltre, guardare il lontano per studiare il vicino, fosse il dialetto o le usanze, oppure il vasto patrimonio artistico e l’amore autentico per il patrimonio librario, sono il suo lascito più consistente che è bene proteggere e valorizzare come egli stesso avrebbe fatto.
Lontano
da Corleone ma vicino ai tanti amici comuni, mi trovo spesso a chiedermi quale sarebbero state le sue reazioni e le
sue posizioni sui maggiori problemi, e sono tanti, che oggi ci affliggono.
Sono
certo che il contributo della sua intelligenza sarebbe stato prezioso per
aprire al dialogo, sostenere lucidamente posizioni dialettiche perché, avrebbe
detto, la cultura non va ostentata ma usata, serve solo se è capace di unire,
aprire nuovi percorsi e cercare nuove soluzioni.
In questa
generosa ricerca Pino non si sarebbe risparmiato e sarebbe ancora una volta,
per tutti noi, quel Maestro che è stato e che ci manca.
Giovanni
Perrino, 7 Aprile 2016- 7 Aprile 2021
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