Augusto Di Miceli intervistato da Paola Chirico |
di PAOLA CHIRICO
“Dopo un anno di pandemia ho iniziato ad essere stanco di dover uscire e avere sempre un po’ l’ansia di poter contrarre il virus“, così esordisce Augusto Di Miceli, il primo volontario a Palermo ad avere inoculato il vaccino italiano Reithera.
Questa è la fase 2 della sperimentazione: i soggetti vengono divisi in tre gruppi. Al primo gruppo è iniettata una dose di vaccino immediatamente e l’altra dopo 21 giorni. Al secondo gruppo viene inoculata una dose di vaccino e una di fisiologica e poi al terzo gruppo due dosi di soluzione fisiologica. “Io faccio consulenza, e per lavoro devo sempre vedere tantissime persone. Per quanto io possa utilizzare tutte le precauzioni c’è sempre un rischio. Allora ho detto: va bene, se mi faccio il vaccino tutte queste probabilità di infettarmi e di potere infettare le persone a me care si riducono di molto“, continua Augusto.
Certo, la paura c’è: “Io mi fido molto della scienza. Sicuramente un po’ di paura c’era. C’era un misto tra paura ed emozione, perché da un lato sentivo di stare per partecipare a qualcosa di veramente grande. Il vaccino italiano è il vaccino su cui tutto il Paese sta puntando tantissime risorse e poter far parte di questo studio, che entrerà nella storia, mi dava tantissima emozione. Poi chiaramente c’era un po’ di paura perché parliamo comunque di un vaccino in fase sperimentale. Ci sono sempre un po’ di incognite“, rivela il primo vaccinato Reithera.
Per ogni volontario è previsto un incentivo di 800 euro per essersi sottoposto alla sperimentazione. Questo però non ha influito nella scelta di Augusto: “Se la motivazione fosse stata economica sicuramente non avrei rischiato la mia vita per 800 euro – ironizza – Ora però non so come funzionerà. I medici mi hanno detto che funziona con 200 euro la prima visita e poi 100 euro per ogni visita, fino ad un massimo di 800 euro. Non te li danno però in ospedale perché dovrebbe contattarti la casa farmaceutica“.
A seguito del vaccino lo studio prevede una fase di “follow up” di due anni: “Dopo che mi è stata iniettata la dose di vaccino, non so se mezza, sono stato sotto osservazione per circa 40 minuti, per vedere se ci fossero delle prime reazioni ed è andato tutto bene. In seguito mi hanno dato un kit“, prosegue.
Ai volontari del vaccino in sperimentazione consegnano un quadernetto dove poter appuntare il proprio stato giorno per giorno, un termometro (in modo da evitare imprecisioni), un foglio di ‘plastica’ trasparente con una spirale per valutare la grandezza di un eventuale sfogo allergico.
“L’esperienza è stata super positiva. È stata grande l’emozione di quando mi hanno detto che ero il primo volontario. Eravamo in una stanza con circa 7 medici molto agitati ed emozionati a loro volta. Quando mi hanno fatto l’iniezione siamo rimasti in silenzio a guardarci. I medici sono stati veramente bravi e rassicuranti“, conclude Di Miceli.
sanitainsicilia.it, 27 marzo 2021
Nessun commento:
Posta un commento