Negli anni Cinquanta nel gabinetto non avevamo la vasca da bagno ma la pila, solitamente in pietra-cemento. Solo più tardi sarebbero arrivate le prime lavatrici. Mia madre, con tre figli piccoli, si faceva aiutare a lavare la biancheria da una lavandaia del paese. La nostra “collaboratrice” aveva, come accadeva per tanti, un soprannome: si chiamava Donna Pippina Sticchiuluongo.
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