di BRUNO MANFELLOTTO
Un viaggio in quattro tappe nella galassia progressista e nella sua storia Un secolo di idee, battaglie, conquiste civili, divisioni, raccontato con articoli di giornale d’epoca, contributi di testimoni e grandi firme
A un certo punto, ancora lontano il centenario della scissione di Livorno dal quale qui si prende spunto, la questione si chiuse sbrigativamente, senza tante domande, ripetendo che «non ci sono più né destra né sinistra». A sostenerlo era soprattutto chi di sinistra non era, come a spazzare via con uno slogan gli avversari di sempre. Ma il paradosso è che il sospetto si faceva strada anche a sinistra. Quasi a mettersi l’anima in pace dinanzi alla consapevolezza, amara, che le vecchie lenti, le ricette pronte all’uso, le analisi preconfezionate non erano più sufficienti a comprendere eventi inattesi e sconosciuti che nessuno si sforzava più di tradurre in politica. Evidentemente non si trovavano risposte originali. Anzi, si finiva per mutuare comportamenti e convincimenti che con la sinistra avevano poco a che fare. Senza adattarli ai propri valori.
È da qui che siamo partiti pensando alla sceneggiatura di Cento anni
di sinistra - Personaggi e interpreti da Livorno al Pd , i quattro volumi
– il primo è in edicola da oggi con Repubblica e L’Espresso –
che raccontano un secolo di passioni, di sacrifici e di grandi conquiste.
L’appiglio era offerto naturalmente dal centenario del decisivo 1921, l’anno in
cui, dal 15 al 21 gennaio, si tenne a Livorno il XVII congresso del Partito socialista
che si concluse con una drammatica scissione e con la nascita, tra il 21 e il
26 gennaio, del Partito comunista. La sinistra debuttava nel Novecento con una
spaccatura. Mentre Mussolini si preparava a marciare su Roma. D’altra parte il
secolo precedente si era chiuso, il 14 agosto 1892 a Genova, con la fondazione
del Partito socialista dopo un’altra scissione, dagli anarchici. Condannati
alla divisione.
Poi, scegliendo i protagonisti principali attraverso i quali
ripercorrere Cento anni di sinistra – da Gramsci a Togliatti, da
Saragat a La Malfa, da Rosselli a Pertini, da Nenni a Berlinguer, da Rossanda a
Pannella, da Carla Lonzi a Prodi, Napolitano, D’Alema, Renzi... – è emerso un
panorama molto più ricco, quasi una storia d’Italia di cui la sinistra
nelle sue diverse forme – socialista, comunista, azionista, radicale,
femminista, socialdemocratica, riformista... – è stata protagonista in ogni
fase cruciale. Dall’esilio e dalla clandestinità ha organizzato la resistenza
al nazifascismo; è stata poi l’anima della guerra di liberazione; ha
determinato i principi di libertà e democrazia da cui è nata la Costituzione;
ha condotto battaglie per il lavoro e i diritti civili; tenuto fermi i valori
di solidarietà e accoglienza; difeso le istituzioni negli anni del terrorismo
nero e della sfida allo Stato delle Brigate rosse; ha sognato e costruito
l’Europa unita, e adesso contribuisce ad arginare le spinte populiste e
sovraniste.
A dispetto di quanto si dice, poi, ha tante volte cambiato pelle, e
profondamente, cercando di adattarsi ai cambiamenti, anche intestandosi
battaglie che non sempre coincidevano con le proprie radici (si pensi a
divorzio e aborto). Ma altrettanto spesso è stata vittima delle sue stesse
resistenze. Anche per questo è utilissimo leggere l’antologia di articoli
d’epoca, tratti da Repubblica " e l’Espresso , che nei
quattro volumi fanno da contrappunto ai ritratti dei protagonisti: un prezioso
archivio di memorie, analisi e testimonianze indispensabili per meglio
comprendere i tormenti di un secolo.
E ora, dopo la lunga cavalcata? Forse la crisi della sinistra, una sua
certa afasia, passa per tre grandi cesure che ha faticato a comprendere e ad
elaborare: l’altro ieri il 1956 di Budapest e il 1989 del Muro di Berlino; ieri
la crisi economica del 2007-13 delle nuove povertà, della globalizzazione e
delle migrazioni; oggi la pandemia globale. Le questioni di fondo però restano
le stesse di sempre: libertà, democrazia, disuguaglianze, lavoro, Europa...
Ancora una sfida. Stavolta, almeno, è scemato il vento sovranista, l’Europa
sembra pronta a ritrovare le sue radici solidaristiche e negli Stati Uniti la
sinistra è stata determinante nella caduta di Trump.
Le premesse ci sono. Sapremo presto se la sinistra riuscirà a liberarsi del
vecchio che la frena e a misurarsi con il nuovo. Senza dimenticare il suo
secolo di storia.
La Repubblica, 20 gennaio 2021
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