Da sx: Salvatore Sardisco, Nicola di Matteo, Nicolò Mannino, Don Vincenzo La Versa il comandante dei Vigili di Altofonte |
Nicolò Mannino (Parlamento della Legalità): Come dimenticare quando la mamma incontrò l’arcivescovo di Monreale e gli disse “me l’hanno buttato via come un secchio d’acqua”.
«E’ la prima volta che partecipo a iniziative che ricordano la memoria di mio fratello perché ancora oggi provo un dolore enorme per quanto è accaduto. Mio fratello è vivo nella memoria di tutti, ma avrei preferito morire io al suo posto». Hanno commosso tutti le parole di Nicola Di Matteo, il fratello trentottenne del piccolo Giuseppe, proferite durante la cerimonia di commemorazione del 25° anniversario dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso l’11 gennaio del 1996 in un casolare nelle campagne di San Giuseppe Jato, veniva strangolato e sciolto nell’acido dai suoi carcerieri: Giuseppe Monticciolo, Enzo Brusca e Vincenzo Chiodo.
Una mattinata che ha toccato il cuore, bandendo la retorica e lasciando
messaggi riguardanti quanti, come il piccolo Di Matteo, hanno sacrificato la
loro vita per un ideale di verità e giustizia superiore.
«Don Bosco diceva “per salvare
la vita di un bambino striscerei con la lingua da Torino a Superga” - ha
detto Nicolò Mannino, presidente del Parlamento della
Legalità internazionale” -. Guardando la statua con i suoi bambini
che campeggia nella sala parrocchiale della Chiesa madre "Santa
Maria" di Altofonte in cui ci troviamo, dico che “striscerei non
con la lingua ma con il cuore per salvare e proteggere la vita degli innocenti».
E, prima di spostarsi tutti al Giardino della Memoria, numerose sono state
le testimonianze pregne di significato che si sono susseguite.
«La mafia non è cambiata,
c’era e c’è ancora – ha sottolineato con forza Claudio Fava,
presidente della Commissione Antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana
-. Ha solo cambiato strategia, ma è presente come e più di prima.
Tutti vanno ad Auschwitz per vedere i forni crematori, provando
inevitabile orrore. Eviteremmo di vendere chiacchiere, se andassimo
nei luoghi in cui la mafia ha seminato orrore, come il Giardino della
Memoria, accorgendoci delle atrocità di quanto è accaduto».
«La vera sconfitta
alla mafia passa attraverso la cultura – ha aggiunto Roberto La Galla, assessore
regionale all’Istruzione e alla Formazione Professionale – mettendo in
campo iniziative che non consentano di dimenticare il sacrificio di queste
persone».
«Bisogna rieducare le
coscienze per riscoprire la bellezza dell’onestà. Dietro le sbarre c’è la
dignità offesa di un uomo che si è macchiato di delitti allucinanti – ha
affermato Salvatore Sardisco, coordinatore nazionale ella Polizia
Penitenziaria FSI USAE -, ma noi dobbiamo educare i bambini, i giovani, gli
adolescenti e gli onesti a essere protagonisti di una cultura
del riscatto a favore dei grandi valori della vita».
«Importante fare memoria
– ha concluso Mannino – insieme a chi ha vissuto questi
orrori. Non posso dimenticare gli anni di condivisione in giro per l’Italia
con Franca Castellese, la mamma di Giuseppe. Come dimenticare quando
incontrò l’arcivescovo di Monreale e gli disse “me l’hanno buttato via come
un secchio d’acqua”? . Un dolore e una disperazione che non possono
scomparire».
Una memoria, quella che si alimenta attraverso momenti del genere, che
diventa concreta quando si propone, come ha fatto anche Pino Nazio,
giornalista e autore del libro “Il bambino che sognava i cavalli”, di un’ora
di didattica proprio per Giuseppe Di Matteo.
E come i tasselli di un mosaico che si compone passo dopo passo, la memoria
del piccolo Di Matteo è stata ricordata anche attraverso l’omaggio
floreale sulla brandina dove il bambino riposava quando veniva
tirato fuori dal pozzo. Il Parlamento della Legalità,
poi, ha rimesso nel luogo del martirio l’angelo in pietra lavica
rivestito di porcellana che tiene un giglio. Nella piazza Falcone e
Borsellino, infine, è stata scoperta una mattonella commemorativa alla
presenza degli insegnanti e degli alunni coinvolti nel campo estivo di Libera
dedicato al ricordo di Giuseppe Di Matteo.
Palermo, 11 gennaio 2021
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