“…Questi vecchi ingombranti, longevi,
con le loro case e pensioni e i loro risparmi, costituiscono una sorta di
“potere” a se stante, ostativo della strategia di precarizzazione e di
sottoproletarizzazione delle nuove generazioni…” “… Mettere i figli contro i padri è un risvolto davvero odioso,
pericoloso che potrebbe rompere la catena della solidarietà umana, familiare e
sfociare in una sorta di guerra fra generazioni…”
1… All’orizzonte del nostro presente, e ancor più del
vostro futuro, si profila uno scontro sociale e morale inedito, atipico: una
lotta, anche impietosa, contro i vecchi longevi, contro la longevità tout
court. Da tempo, se ne avvertono i segnali, purtroppo passati quasi inosservati
da chi (media, dirigenti politici, leader religiosi, ecc) dovrebbe
rilevarli, criticarli, contrastarli. Una guerra strisciante ma crescente e, soprattutto,
non dichiarata.
2… Oggi, grazie ai loro vecchi, molti figli e nipoti,
spesso inoccupati, possono resistere alle umiliazioni, ai soprusi del
cosiddetto “mercato del lavoro” (che definizione schifosa: il lavoro, i
lavoratori e le lavoratrici non sono merci che si vendono e si acquistano al
mercato!) che li vorrebbe trasformare in manodopera precaria e sottopagata,
concorrente con quella importata illegalmente. Insomma, gli anziani (italiani e
d’altri Paesi) dopo una vita di duro lavoro, di lotte per il loro e per
l’altrui benessere, cercano di sopravvivere con i loro acciacchi e con le loro
modeste pensioni. E’ nel loro diritto. Non fanno nulla di male. Anzi sono un
fattore di stabilità del sistema e di tenuta dell’ordine sociale e della
sicurezza pubblica democratica-
Eppure i vecchi sono oggetto di un attacco subdolo
proveniente da più parti, soprattutto da talune istituzioni finanziarie
internazionali (FMI, Banca Mondiale e, talvolta, anche la BCE, ecc) che li
considerano “improduttivi” e divoratori di spesa sociale. Mai che a questi
soloni venga in mente di proporre la riduzione delle spese militari. Quelle sì
inutili e distruttive. A tale indirizzo si accodano vari governanti, presi a
leasing, e la gran parte dei media di regime che lo amplificano. Si possono
citare tante prese di posizioni, mi limito a questa del FMI, riportata dal
Corriere della Sera (del 11/4/2912), che propone l’innalzamento dell’età
pensionabile e/“ove non sia possibile agire su questo versante bisogna
permettere «flessibilità» sulle prestazioni agli enti pensionistici: «dove non
si possono alzare contributi o età pensionabili, le prestazioni potrebbero
dover essere abbassate». Un dilemma stringente, impietoso:
alzare l’età pensionabile o ridurre il livello di assistenza sociale e
sanitaria che in entrambe le ipotesi può portare alla morte anticipata dell’anziano.
Giacché alzare l’età pensionabile vuol dire aggravare il processo di
logoramento fisico e psichico dell'anziano/a (per altro bloccando il turn
over), e così“abbassare le prestazioni” vuol dire non fornire più, nella misura
necessaria, l’assistenza sociale e sanitaria ai vecchi lavoratori che
fuoriescono dai parametri del FMI.
3… I fautori di tali teorie e pratiche dimenticano che
la gran parte di questi vecchi sono stati i costruttori della nuova Italia
repubblicana, gli artefici del boom del dopoguerra, i produttori della
ricchezza della nazione che- in tempi di “prima Repubblica”- raggiunse il
quinto posto nella lista delle potenze economiche del Oggi, coloro che hanno provocato, in vario
modo, la decadenza economica e l’indebitamento grave del Paese, fanno sapere in
giro che il PIL non ce la fa a coprire i diritti sociali dei vecchi lavoratori:
operai, contadini, braccianti, minatori, tecnici, impiegati, artigiani,
artisti, ecc. Ora, nessuno vuol negare l’esigenza di una verifica
appropriata per, eventualmente, correggere talune storture, ma non si può
consentire di porre in discussione la tutela della salute e della vita
umana. Perché di questo si tratta: si vuole usare la morte (in anticipo
rispetto alle aspettative di vita) come rimedio per risolvere la crisi sociale
e di bilancio. Un utilitarismo spietato contro i vecchi che non producono PIL,
ma lo consumano. La verità è che questi signori, per non ammettere il fallimento
delle loro politiche economiche e sociali, hanno bisogno di montare una
colossale mistificazione della realtà, di rompere la coesione sociale, di
promuovere, favorire la divisione dei sindacati, della società, delle famiglie.
Infatti, in contemporanea c’è un’altra campagna, soprattutto mediatica, mirata
a portare la divisione, lo scontro anche all’interno delle famiglie, fra le
generazioni. Non hai un lavoro, una casa, non ti puoi sposare? La colpa
non è di governi incapaci di creare opportunità per i giovani, di una
legislazione iniqua introdotta per favorire il precariato, il lavoro nero,
clandestino, ma di tuo padre, di tuo nonno che, da biechi egoisti, si vogliono
godere la sudata pensione con la quale fanno studiare, vivacchiare i figli
inoccupati e/o sfruttati con contratti vergognosi. Nessuno parla
delle scandalose e sospette fortune accumulate, della voragine dell’evasione
fiscale che, certo, non riguarda i pensionati e i lavoratori dipendenti. L’intento
è chiaro: deviare sui genitori l’immensa rabbia dei giovani che non intravedono
un futuro degno. Mettere i figli contro i padri è un risvolto davvero odioso,
pericoloso che potrebbe rompere la catena della solidarietà umana, familiare e
sfociare in una sorta di guerra fra generazioni. Un perfido tranello nel quale-
si spera- i giovani non cadano.
Agostino Spataro
(3 dicembre 2020)
Biografia: https://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_Spataro
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