L’Agenzia italiana del farmaco ha pubblicato sul suo sito le linee guida sul Corminaty, il vaccino contro il Covid preparato da Pfizer e BioNTech. Ecco il «bugiardino»
L’Agenzia italiana del farmaco ha pubblicato sul proprio sito le «istruzioni per l’uso» del vaccino contro il Covid-19 preparato da Pfizer e BioNTech, il Corminaty. Nel sito dell’Aifa sono presenti le risposte alle domande più comuni su questo preparato, basato sulla tecnologia a rna messaggero (mRna). Il vaccino, si legge, è destinato a «soggetti di età pari o superiore a 16 anni», «non contiene il virus» e «non può provocare la malattia». (Qui il «bugiardino» sul sito di Pfizer).
Come viene somministrato il vaccino?
Il vaccino — già somministrato, tra gli altri Paesi, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, e la somministrazione del quale inizia oggi nell’Unione europea, compresa l’Italia — viene somministrato in due iniezioni, solitamente nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra.
Come funziona il vaccino Pfizer? L’mRna del vaccino resta nel corpo?
No. La risposta viene spiegata dall’Aifa con alcune
righe che riassumono il meccanismo di funzionamento del vaccino, partendo dalle
modalità usate dal virus per attaccare l’uomo: «I virus Sars-CoV-2 infettano le
persone utilizzando una proteina di superficie, denominata Spike, che agisce
come una chiave permettendo l’accesso dei virus nelle cellule, in cui poi si
possono riprodurre», spiega l’Aifa. I vaccini contro il Covid servono a
bloccare quella proteina. Il vaccino di Pfizer e BioNTech è fatto con molecole
di acido ribonucleico messaggero che contengono le istruzioni perché le cellule
della persona che si è vaccinata sintetizzino le proteine Spike. Una volta
iniettato, l’mRNA viene assorbito dalle cellule e avvia la «fabbricazione» di
quelle proteine: che a loro volta stimolano il sistema immunitario a produrre
anticorpi specifici. Se il soggetto vaccinato dovesse poi entrare in contatto
con il virus, il corpo avrà già anticorpi per bloccarlo. L’mRNA del vaccino,
poco dopo la vaccinazione, si degrada e sparisce.
Che cosa contiene il vaccino?
L’Aifa spiega che l’Rna messaggero è racchiuso «in
liposomi formati da ALC-0315
((4-idrossibutil)azanediil)bis(esano-6,1-diil)bis(2-esildecanoato) e ALC-0159
(2-](polietilenglicole)-2000]-N,N-ditetradecilacetammide) per facilitare
l’ingresso nelle cellule», oltre ad altri eccipienti:
«1,2-Distearoyl-sn-glycero-3-phosphocholine colesterolo potassio cloruro
potassio diidrogeno fosfato Sodio cloruro Fosfato disodico diidrato saccarosio
acqua per preparazioni iniettabili».
La protezione è efficace subito dopo
l’iniezione?
No, spiega l’Aifa: «L’efficacia è stata dimostrata
dopo una settimana dalla seconda dose».
Quanto dura la protezione?
Non si sa, spiega l’Aifa: il periodo di osservazione —
vista la rapidità con cui è stato sviluppato il vaccino, contro un virus noto
da meno di un anno — è stato limitato, ma «le conoscenze su altri tipi di
coronavirus indicano che la protezione dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi».
Chi è vaccinato può, se viene
contagiato, trasmettere il virus?
È plausibile, scrive l’Aifa, che spiega come sia
necessario più tempo per ottenere dati significativi. La raccomandazione è che
chi è in contatto con un soggetto che si è vaccinato continui comunque ad
adottare le misure di protezione anti Covid.
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Sono state osservate reazioni
avverse?
Quelle osservate più do frequente sono state di entità
lieve o moderata e si sono risolte entro pochi giorni dalla vaccinazione. Di
che cosa parliamo? Di dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal
di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre. In meno di
una persona su 10, scrive l’Aifa, sono stati osservati arrossamento nel sito di
iniezione e nausea. Prurito nel sito di iniezione, dolore agli arti,
ingrossamento dei linfonodi, difficoltà ad addormentarsi e sensazione di
malessere sono stati effetti non comuni, visti in meno di 1 persona su 100. In
meno di una persona su mille è stata osservata debolezza nei muscoli di un lato
del viso. Chiunque dovesse sviluppare reazioni lo può comunicare al proprop
medico, alla Asl di appartenenza o sul sito dell’Aifa, qui.
Chi è allergico può vaccinarsi?
L’Aifa scrive che «le persone con una storia di gravi
reazioni anafilattiche o di grave allergia, o che sono già a conoscenza di
essere allergiche a uno dei componenti del vaccino Comirnaty, dovranno
consultarsi col proprio medico prima di sottoporsi alla vaccinazione». Inoltre,
le persone che manifestano una reazione allergica grave dopo aver ricevuto la
prima dose di vaccino non devono ricevere la seconda. I casi di grave reazione
allergica verificatisi fino ad ora sono stati però pochissimi.
Le donne in gravidanza possono
vaccinarsi?
I dati al momento sono molto pochi, scrive l’Aifa, ma
«studi di laboratorio su modelli animali non hanno mostrato effetti dannosi in
gravidanza». Insomma, il vaccino non è controindicato e non esclude le donne in
gravidanza dalla vaccinazione. Non sono previsti rischi nemmeno per le donne
che allattano al seno: ma «l’uso del vaccino durante la gravidanza e
l’allattamento dovrebbe essere deciso in stretta consultazione con un operatore
sanitario dopo aver considerato i benefici e i rischi».
Le persone con immunodeficienza o
malattie autoimmuni possono vaccinarsi?
Al momento non si hanno dati sufficienti per fornire
una risposta decisiva, ma «le persone con malattie autoimmuni che non abbiano
controindicazioni possono ricevere il vaccino», e non vi sono problemi di
sicurezza per persone con un sistema immunitario indebolito.
A chi bisogna rivolgersi per
ricevere il vaccino?
La vaccinazione sarà effettuata attraverso il Sistema
sanitario nazionale: non ci si può vaccinare privatamente a pagamento. Nella
fase iniziale la vaccinazione sarà riservata al personale sanitario e al
personale e agli ospiti delle residenze per anziani; le vaccinazioni saranno
effettuate nei 286 ospedali definiti dal Piano nazionale di vaccinazione. La vaccinazione
sarà gratuita per tutti.
Servono dei documenti particolari
per poter essere vaccinati?
No: bastano un documento di identità valido e la
tessera sanitaria. «Può essere utile», scrive Aifa, «avere con sé anche
l’eventuale documentazione sanitaria che possa aiutare il medico vaccinatore a
valutare lo stato fisico».
Corriere della sera, 26 dicembre 2020 (modifica il 27
dicembre 2020
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