La conferenza Onu sul crimine transnazionale del 2000:
tutti in piedi per onorare Giovanni Falcone
di GIUSEPPE
LUMIA
Una data da ricordare bene: 20 dicembre 2000. Anche il
luogo: Palermo. Perché? In quei giorni l’ONU ha promosso un momento di svolta
della propria attività internazionale. Per la prima volta, la lotta alle mafie
è uscita dai confini soprattutto italiani e americani per diventare un impegno
comune a tutti i Paesi. Un risultato per niente scontato: per anni il
negazionismo o il minimalismo hanno caratterizzato l’approccio degli Stati nel
riconoscere le mafie come una reale minaccia distruttiva di valori, di diritti,
di economie e di dignità sociale ed esistenziale.
Finalmente l’ONU usciva dal suo tran-tran spesso
sterile e contraddittorio per assumere un compito di guida sulle grandi sfide
che dilaniano l’umanità.
Allora fu scelta Palermo, non per sottolineare ancora
una volta la devastante presenza della mafia in Sicilia, ma perché da Palermo
si era messo in moto un cammino antimafia inedito ed esemplare.
Il passo costituente era stato fatto da Pio La Torre,
che ha saputo inserire nell’agenda politica e parlamentare italiana il tanto
discusso reato associativo, ormai oggi per noi assodato e conosciuto come
416-bis ma per niente tuttora digerito sul piano internazionale, e
l’aggressione dei patrimoni con il sequestro, la confisca e il riuso dei beni
sottratti alla mafia, anche questo un tema delicato che ha bisogno di una
solida e condivisa cornice sul piano internazionale.
Il secondo passo, ancora a Palermo, è stato il pool
antimafia, grazie all’intuizione geniale del giudice Rocco Chinnici e poi alla
capacità di direzione magistrale di Antonino Caponnetto, un modello di lavoro
che ci è invidiato in tutto il mondo e che andrebbe strutturato proprio in sede
ONU con squadre investigative e giudiziarie capaci di lavorare insieme.
La terza tappa decisiva è stata l’esperienza
dirompente di Giovanni Falcone, che ha saputo costruire quello che chiamiamo
sistema del “doppio binario”, cioè un percorso legislativo e ordinamentale
tutto dedicato a norme specifiche per la lotta alla mafia. Oggi è paradossale che
in Italia abbiamo problemi a tenere questo passo, come ad esempio sulle misure
di prevenzione patrimoniali e sulle interdittive antimafia, mentre sul piano
internazionale si guarda con rinnovato interesse a questo tipo di approccio
normativo.
Nel dicembre del 2000, ero Presidente della
Commissione Antimafia e ho vissuto quel momento con emozione e consapevolezza
della portata della sfida, lavorando giorno e notte per far comprendere che era
giunto il tempo di compiere un salto di qualità, in grado di colpire le mafie
nel cuore della loro forza internazionale, a cominciare dal grande e insidioso
fenomeno del riciclaggio.
A che punto siamo adesso? Le mafie crescono e sono
sempre più globalizzate, mentre le antimafie rimangono ancora eccessivamente
fragili e localizzate. C’è in sostanza un’asimmetria tra le mafie e le forze
chiamate a contrastarle. Inoltre, le collusioni con gli Stati e le economie
sono cresciute per via soprattutto della finanziarizzazione dell’economia, che
ha messo in ginocchio i processi produttivi reali e gli apparati di controllo,
a vantaggio delle speculazioni e dei passaggi in rete di denaro, al punto che
in tempo reale si spostano somme da capogiro, mentre le antimafie investigative
e giudiziarie devono seguire procedure lente e farraginose.
Ecco perché riprendere il cammino di Palermo, a
vent’anni dalla Convenzione con i Protocolli ONU allora approvati, è più che
mai attuale e necessario. A Vienna, nell’ottobre scorso, sono state approvate
due nuove risoluzioni proposte proprio dall’Italia: la prima per avviare il
“Meccanismo di Revisione” in modo da verificare il grado di attuazione nei
singoli Paesi degli strumenti basilari della lotta alla mafia; la seconda,
chiamata “Risoluzione Falcone”, dove si individuano gli strumenti più avanzati
di prevenzione e repressione, alla luce delle nuove forme assunte dalla
criminalità mafiosa.
Il salto di qualità è pertanto possibile, ma può
scaturire soltanto da almeno quattro scelte, una più difficile dell’altra, ma
tutte insieme in grado di incidere in tempi brevi e con risultati senza
precedenti.
1) Comprendere
e aggredire la dimensione economica delle mafie che si nutre di
finanziarizzazione dell’economia e del connesso riciclaggio. Nella nuova
Risoluzione delle Nazioni Unite, si parla finalmente di “dimensione economica”
della criminalità organizzata transnazionale, per cui vanno messi in rete tutti
i mezzi e le informazioni a cominciare da quelli che sono ormai stati
sperimentati in Paesi come il nostro.
2)
Fare dei beni confiscati una vera risorsa
trasparente ed efficace di sviluppo sostenibile. Anche su questo la nuova
Risoluzione ONU ha compreso la necessità di voltare pagina per evitare che la
lotta alle mafie sia distaccata dai profili sociali e dalla promozione dei
diritti.
3)
Produrre una svolta anche nella
cooperazione internazionale tra le forze investigative e quelle giudiziarie. La
Risoluzione ONU ha spianato la strada a una modalità di lavoro repressiva che
ha bisogno di sistematicità e di una capacità di azione da svolgere in tempo
reale con squadre investigative e giudiziarie comuni.
4) Bisogna
comprendere la portata devastante del cybercrime e dei reati connessi. Anche su
questo punto la risoluzione ONU prova a definire dei punti concreti di lavoro
per misurarsi con mafie e terrorismi che sanno manovrare bene le leve delle
reti in funzione dei traffici illeciti: dalla droga ai beni culturali, dai
migranti alla produzione e circolazione delle armi, tanto per citare alcuni
settori.
Naturalmente, il cammino non sarà semplice, come è
stato già dimostrato in questi vent’anni. Pertanto, niente trionfalismi in
questo anniversario e niente retorica celebrativa. C’è molto da lavorare per
fare della lotta alla mafia una vera sfida globale. Anche l’ONU deve cambiare
passo per diventare una realtà più decisiva e così l’Europa deve comprendere
che è ormai maturo il tempo di darsi un assetto Federale e costruire un vero
spazio comune antimafia e antiterrorismo. Facciamo allora di questa importante
ricorrenza una giornata di memoria ma anche di rinnovato impegno.
dicembre 20, 2020
https://stopmafia.blogspot.com/2020/12
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