Palermo, 14 Dicembre 2020 - Massima trasparenza e condivisione dei dati sui beni confiscati, un aumento degli spazi di partecipazione e progettazione, con un confronto serrato tra i soggetti assegnatari e gli uffici amministrativi: sono alcune delle richieste emerse in una riunione promossa da Libera sull'utilizzo dei beni confiscati e alla quale hanno aderito un fitto cartello di associazioni e sindacati, tra i quali la Cgil Palermo. Le istanze, rappresentate per esteso in una lettera – appello inviata al Comune di Palermo, nascono in seguito alla discussione ospitata in queste settimane in consiglio comunale per l'approvazione di un nuovo regolamento. LEGGI la copia integrale documento
Nella lettera si sottolinea l'importanza di un'amministrazione “protagonista di politiche di gestione dei beni confiscati che non deleghino in alcun modo alle sole realtà associative l’onere e la cura di un patrimonio tanto centrale per la storia e il futuro della nostra città. Gli enti gestori, infatti, si trovano spesso a dover affrontare una serie di ostacoli fisici e burocratici - prosegue il documento - che rallentano e complicano la piena restituzione del bene alla collettività: la durata delle concessioni, gli oneri straordinari (condominiali e non) di cui farsi carico o la gestione delle utenze sono solo alcuni degli aspetti organizzativi che sentiamo il bisogno di portare all’attenzione del Comune come ente titolare dei beni”. Un riuso sociale dal valore simbolico e strategico per il rilancio della città, se si considera che il
10% dei beni confiscati destinati ai Comuni sul territorio nazionale sono destinati al solo Comune di Palermo. “Fin dall'approvazione della legge Rognoni La Torre sulla confisca dei beni e in seguito
grazie all'approvazione della legge 109/96 sul riuso sociale – si legge ancora nell'appello - la città di Palermo si è distinta quale terreno fertile per esperienze virtuose e innovative di gestione dei
beni, che hanno visto associazioni, enti del terzo settore, sindacati e gruppi di cittadini collaborare in vista della valorizzazione di un patrimonio che rappresenta oggi una sede di buone pratiche e
un’occasione di riscatto”.
Libera Palermo
Addiopizzo
Agesci Zona Conca d'Oro
Arci Palermo
Centro Studi Pio La Torre
Centro Studi Paolo e Rita Borsellino
CEIPES – Centro Internazionale per la Promozione dell’Educazione e lo Sviluppo
CISS - Cooperazione Internazionale Sud Sud
Emmaus Palermo
FabLab Palermo
Fondazione Falcone
Hyro - Terra Franca
Sartoria sociale Al Reves
Cgil Palermo
Cisl Palermo
Uil Palermo
Si ALLEGA COPIA INTEGRALE DEL DOCUMENTO
Al Sindaco di Palermo Leoluca Orlando
All'Assessore alla Cittadinanza Solidale Giuseppe Mattina
Al Presidente Consiglio Comunale di Palermo Salvatore Orlando
Ai Capigruppo dei Gruppi Consiliari
Palermo rappresenta in Italia il territorio con il maggior numero di beni confiscati alla criminalità organizzata. Il 10% dei beni confiscati destinati ai Comuni sul territorio nazionale sono, infatti, destinati al solo Comune di Palermo. Fin dall'approvazione della legge Rognoni La Torre sulla confisca dei beni e in seguito grazie all'approvazione della legge 109/96 sul riuso sociale, la città di Palermo si è distinta quale terreno fertile per esperienze virtuose e innovative di gestione dei beni, che hanno visto associazioni, enti del terzo settore, sindacati e gruppi di cittadini collaborare in vista della valorizzazione di un patrimonio che rappresenta oggi una sede di buone pratiche e un’occasione di riscatto.
È altresì vero, tuttavia, che la mole ingente di beni confiscati che insiste sul territorio del comune Palermo - tale proprio alla luce della storia drammatica che ha visto la nostra città ostaggio per decenni del potere e della violenza mafiosa - non sempre ha trovato con facilità una possibilità di riuso e di nuova destinazione immediata che favorisse la sua trasformazione da simbolo di sopruso a bene comune a disposizione della comunità cittadina.
Accogliamo pertanto con favore la discussione ospitata in queste settimane in Consiglio Comunale in merito all'approvazione di un nuovo regolamento comunale. Riteniamo tuttavia imprescindibile intervenire e contribuire al confronto, nonostante i tempi stretti del dibattito non consentano di approfondire al meglio tutti gli aspetti problematici relativi all’uso sociale dei beni confiscati. Gli enti gestori, infatti, si trovano spesso a dover affrontare una serie di
ostacoli fisici e burocratici che rallentano e complicano la piena restituzione del bene alla collettività: la durata delle concessioni, gli oneri straordinari (condominiali e non) di cui farsi carico o la gestione delle utenze sono solo alcuni degli aspetti organizzativi che sentiamo il bisogno di portare all’attenzione del Comune come ente titolare dei beni. Ci auguriamo, dunque, che la discussione sia l'occasione per aggiornare il dibattito e riportare l'attenzione pubblica sull'importanza dei beni confiscati alla mafia che - lo ribadiamo ancora una volta - devono rappresentare uno strumento di partecipazione, promozione e rafforzamento della cultura della legalità, della giustizia sociale, della solidarietà, un mezzo utile a sostenere l’inserimento sociale e lavorativo e a rispondere all'emergenza abitativa. A tal fine, riteniamo pertanto urgente che il Comune di Palermo si doti di un regolamento che promuova sempre più spazi di partecipazione e di progettazione che stimolino la collaborazione tra istituzioni, uffici competenti e realtà territoriali quali associazioni, sindacati, cooperative, enti del terzo settore, gestori di beni confiscati, parrocchie, scuole e gruppi di cittadini. Spazi di ascolto che favoriscano la promozione di strategie e politiche innovative sui beni confiscati, che valorizzino le potenzialità del territorio, interpretandone le necessità e incoraggiandone lo sguardo verso il futuro. Riteniamo, inoltre, che sia necessario che il Comune di Palermo si doti di strumenti idonei a garantire la massima trasparenza dei dati relativi ai beni confiscati trasferiti al patrimonio comunale, alle loro caratteristiche e alle modalità di riutilizzo effettivo. Soltanto la condivisione di dati leggibili, trasparenti e completi potrà, infatti, favorire sempre più il
monitoraggio civico e la valorizzazione di buone pratiche di partecipazione. Ribadiamo infine l’importanza di una visione condivisa che veda l’amministrazione comunale protagonista di politiche di gestione dei beni confiscati che non deleghino in alcun
modo alle sole realtà associative l’onere e la cura di un patrimonio tanto centrale per la storia e il futuro della nostra città.
Chiediamo quindi che, al di là della cornice definita dal regolamento, il Comune si faccia carico di ascoltare quanto prima le realtà che gestiscono beni confiscati, accompagnandole e sostenendole nel loro operato e nelle loro azioni quotidiane di
valorizzazione dei beni a vantaggio della collettività tutta.
In linea con questi principi, in particolare, chiediamo che il nuovo regolamento
recepisca le seguenti proposte:
1) Processi di partecipazione e progettazione
Alla base dei procedimenti di assegnazione dei beni per finalità sociali chiediamo che il Comune di Palermo si impegni a promuovere strategie e politiche volte all’ascolto, alla
partecipazione permanente e alla consultazione obbligatoria delle comunità e dei suoi attori:
A tal fine, si propone che il Comune di Palermo istituisca in carico all’Assessore con delega ai Beni Confiscati:
- Assemblee di progettazione partecipata come momenti di ascolto e definizione di ipotesi progettuali sulla base dell’incontro con le circoscrizioni, le comunità e gli attori del territorio in cui insistono i beni (scuole, associazioni, gestori di beni confiscati, forum del
terzo settore, singoli cittadini, ecc.) e riunioni di confronto tra soggetti assegnatari di beni confiscati come momento di condivisione di pratiche di gestione.
Le Assemblee territoriali di progettazione partecipata e le riunioni tra soggetti gestori sono convocate periodicamente dall’Assessore competente in materia di beni confiscati.
- L' "Osservatorio sui beni confiscati”, strumento organico di confronto e partecipazione, costituito da un gruppo di lavoro tematico, la cui funzione è quella di definire una visione
strategica per il riutilizzo sociale di beni della città.
L'Osservatorio ha tra gli obiettivi:
1) contribuire alla definizione di ipotesi progettuali condivise e strategicamente rivolte al sociale, anche sulla base delle esigenze emerse all'interno delle assemblee e dei percorsi di ascolto del territorio e comunque nello spirito e secondo quanto previsto dalla legge 109/96 e dal dal d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159 Codice
antimafia, art. 48 comma 3 lettera c;
2) la messa in relazione delle esperienze e delle pratiche di gestione dei beni confiscati nel Comune di Palermo;
3) il monitoraggio civico relativo al riuso sociale dei beni e all'utilizzo delle risorse provenienti dai beni destinati con concessioni onerose, tenendo conto, delle buone
pratiche di gestione già concretizzatesi, utili quali atto di indirizzo per eventuali e future ipotesi di percorsi progettuali. Pertanto l’Amministrazione Comunale dovrà prevedere momenti di confronto di cui sopra con i soggetti assegnatari dei beni, gli
attori territoriali, nonché gli uffici amministrativi competenti.
4) la promozione di specifiche azioni volte alla pubblicizzazione all’esterno di ogni progetto rappresentativo del riscatto di un luogo o di un bene al servizio della collettività.
L’Amministrazione Comunale terminato l’iter di confronto come descritto al punto 3 paragrafo 2° , si impegnerà a elaborare un report esplicativo da portare alla conoscenza dell'Osservatorio. L'Osservatorio sarà composto dalle associazioni e dagli enti di terzo settore rappresentativi e impegnati sul territorio in tema di riuso sociale di beni confiscati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, dalle organizzazioni
sindacali per la casa, dalla Città Metropolitana, dall’Assessore Comunale con delega ai Beni Confiscati. L’Osservatorio sarà convocato almeno due volte all’anno dall’Assessore con delega ai beni confiscati e comunque ogni qualvolta l’Amministrazione lo ritenga opportuno.
2) Trasparenza dei dati
• In merito all’art. 8, è necessario andare oltre l’obbligo di trasparenza sancito dal d.lgs.
6 settembre 2011, n. 159 Codice antimafia, art. 48 comma 3 lettera c.
Le informazioni relative ai beni confiscati trasferiti al patrimonio comunale devono quindi essere pubblicate sul sito del Comune di Palermo secondo gli standard open data: a tal fine l’ufficio competente - che ad oggi pubblica l’elenco dei beni in
formato .pdf, - dovrebbe fare riferimento alle “Linee Guida per le attività sugli Open Data della Città di Palermo” e avvalersi del supporto del Servizio Innovazione.
Inoltre, per consentire l’accesso a informazioni strutturate anche a fini di monitoraggio e valutazione da parte della cittadinanza, è necessario rendere pubbliche
- in forma strutturata e secondo gli standard open data - le seguenti informazioni:
codice identificativo M-BENE, indirizzo e dati catastali e consistenza del bene, data decreto destinazione, tipologia di uso effettivo (istituzionale, sociale, abitativo, economico, in itinere), identificativi del soggetto assegnatario (denominazione e codice fiscale), estremi e data dell’atto di concessione.
• In merito all’art. 14, nel concordare che i beni possano essere utilizzati per finalità di lucro solo nel caso in cui non possano essere assegnati né per uso istituzionale, né per emergenza abitativa, né per finalità sociali, e i relativi proventi debbano essere reimpiegati esclusivamente per finalità sociali secondo quanto disposto dall'art. 48 del D lgs n. 159 del 2011 comma 3 lett. c, è necessario inoltre ribadire che anche sull’entità dei proventi derivanti dall’utilizzazione per finalità economiche e il loro reimpiego è fondamentale garantire la massima trasparenza, pubblicando le
informazioni relative in forma strutturata e secondo gli standard open data. 3) Rinnovo della concessione.
In merito al secondo capoverso dell’art 12 si propone un'integrazione al fine di prevedere la possibilità all’attuale assegnatario già possessore di un bene che mantiene inalterati e validi tutti i requisiti previsti dalle norme utili alla partecipazione per la riassegnazione eventuale del bene e a condizione di parità di punteggio di graduatoria, di potere fruire di una precedenza/preferenzialità, circa la eventuale riassegnazione del bene.
Fiduciosi di una condivisione, restiamo in attesa di un riscontro.
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