di ELENA DUSI
Il colosso Usa e la tedesca BionTech completano la sperimentazione sull’uomo. Fauci: “Straordinario” La Fda darà l’ok entro fine mese, l’Ema forse a inizio 2021. “Entro un anno 1,3 miliardi di fiale”
Il dato sull’efficacia indica che su 10 persone esposte al virus, 9
verrebbero protette. Protette da cosa — se dal contagio o solo dai sintomi —
ancora non è chiaro. L’annuncio di Bourla anticipa la pubblicazione ufficiale
dei dati, che poi dovranno essere valutati dalle autorità regolatorie dei vari
stati prima della messa in commercio. La luce verde dell’Fda americana è
prevista a fine mese. L’Agenzia europea del farmaco si prenderà più tempo, fino
a gennaio.
Se l’immunità offerta dal vaccino proteggesse dai sintomi ma non dal
contagio, i vaccinati potrebbero non ammalarsi ma ospitare il virus
nell’organismo e trasmetterlo ai non vaccinati. Dovremmo continuare a portare
le mascherine e restare a distanza. Il coronavirus però cesserebbe di
essere una malattia mortale come oggi, e questo non è poco.
Non è un caso che le borse abbiano reagito con euforia. Milano ha fatto un
balzo del 5,4%, l’indice americano Dow Jones del 3,6%, il prezzo del petrolio è
salito dell’8% e sono decollati i titoli legati ai voli aerei.
La Commissione europea nei mesi scorsi ha negoziato con l’americana Pfizer
e la tedesca BionTech (una biotech di Magonza guidata da due coniugi turchi di
seconda generazione) un accordo di preacquisto per 200 milioni di dosi,
estendibili a 300, da dividere fra i Paesi in base alla popolazione. I
produttori stimano di poter consegnare al mondo 50 milioni di dosi entro
il 2020 e 1,3 miliardi entro il 2021, a un prezzo orientativo di 20 dollari a
dose. Il vaccino avrà bisogno di un richiamo dopo un mese. Sarà indicato fra 16
e 85 anni. Un’incognita è se negli anziani avrà la stessa efficacia dei
giovani.
L’efficacia era uno dei dati mancanti per valutare i vaccini allo studio
(oltre trecento nel mondo). È un parametro che viene misurato direttamente sul
campo dell’epidemia. Pfizer e BionTech hanno arruolato 44mila volontari in
Europa, Usa e Sudamerica. A una metà hanno iniettato il vaccino. All’altra
(senza che si potesse notare la differenza) un placebo. Poi i volontari
sono tornati alla vita normale e qualcuno (94 volontari in tutto) si è
contagiato. La differenza fra i contagiati che avevano ricevuto il vaccino e
quelli che avevano ricevuto il placebo è proprio la misura dell’efficacia.
Altri tre candidati vaccini sono vicini alla fine dei test: AstraZeneca con
Oxford, la biotech americana Moderna e Johnson&Johnson. «Ci aspettiamo la
conclusione della fase 3 tra fine novembre e metà dicembre » fa sapere Piero Di
Lorenzo, presidente e amministratore delegato della Irbm di Pomezia, l’azienda
che collabora con AstraZeneca e Oxford. Il loro vaccino verrà sperimentato
anche in Italia da dicembre.
Pfizer e BionTech usano il metodo pionieristico dell’Rna messaggero.
Consiste nell’inoculare nel corpo un frammento di Rna artificiale. Entrato
nelle nostre cellule, questo gene sintetico ordina loro di produrre la proteina
spike, la punta della corona del coronavirus, che è capace di stimolare il
sistema immunitario e generare una memoria.
Quanto questa memoria sia duratura resta però da dimostrare. Pfizer spera
che raggiunga almeno un anno. Se fosse inferiore, il gioco di immunizzare
l’umanità intera per dover poi subito ricominciare potrebbe non valere la
candela. L’ultima incognita, infine, riguarda la capacità di produrre e
distribuire un vaccino pionieristico — sarebbe il primo al mondo con l’Rna
messaggero — che va mantenuto a meno 80 gradi fino alla somministrazione.
La Repubblica, 10 novembre 2020
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