Il ministro Giuseppe Provenzano
Ancora Provenzano: “Al
lavoro con ministra Lamorgese per potenziare lotta a racket e usura”. Oltre
600 le scuole collegate in videoconferenza, da Nord a Sud, comprese le case
circondariali
“La
sanità è stata duramente colpita da un lungo processo di disinvestimenti, con
un divario inaccettabile che ha comportato avere cittadini di serie A e B a
seconda della regione di provenienza, questo anche per il frutto di un eccesso
di regionalismo e il prevalere di interessi particolari che hanno reso meno efficiente
il nostro sistema”. Sono le parole del ministro per il Sud e
la coesione sociale, Giuseppe Provenzano, intervenuto alla seconda
videoconferenza del progetto educativo antimafia promosso dal centro studi Pio
La Torre
“Come
governo siamo stati accusati di essere meridionalisti, come se
questa fosse un'offesa – ha aggiunto il ministro Provenzano – io ne sono fiero.
Non è solo la rivendicazione di qualcosa, quanto l'idea di liberare il
potenziale che c'è al Sud, solo così possiamo contribuire allo sviluppo del
Paese. Voglio dirlo agli studenti: questa pandemia non è il cigno nero, ma
rivela alcune dinamiche già presenti nella nostra società, se il mondo si è
guastato è perché le disuguaglianze avevano superato la soglia dello
scandalo”.
Uno
squilibrio che rischia di essere un vantaggio per le mafie, come
hanno sottolineato il presidente Vito Lo Monaco e i relatori Garufi e La Spina:
“Con la ministra Lamorgese – ha replicato Provenzano – stiamo
lavorando per potenziare gli strumenti contro racket e usura, è una grande
battaglia per la libertà di impresa nei nostri territori. Ma occorre anche
puntare a un piano integrale dei rifiuti per spezzare i legami opachi che ci
sono stati con le imprese criminali che hanno fatto troppi affari sulla pelle
del Sud. Oggi la questione meridionale è essenzialmente una questione giovanile
e femminile. Occorre calarsi nelle ferite del Sud, e Taranto è una ferita,
perchè è stata colpita dall'alternativa tra salute e lavoro, ambiente ed
economia. Abbiamo tanti investimenti per risolvere questa scelta tragica,
l'acciaieria va resa sostenibile e serve diversificare la produzione”.
Nuove sfide che possono essere raccolte “con gli investimenti “Next generation you” e un'Europa non più arcigna, come era stata con la Grecia e l'austerità mostrata nella precedente crisi – ha concluso il ministro – ma con un modello di sviluppo nuovo che non mostri più disattenzione verso il Mediterraneo, dove si giocano altre grandi questioni, come le sfide lanciate dal clima, le migrazioni, la pace”.
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