Maurizio Landini
di SALVATORE CANNAVO'
Il segretario della Cgil: “Con la libertà
di cacciare e i bonus alle imprese per assumere vuoi far sostituire i
lavoratori. Conte ci convochi. Da aprile dialogo più difficile”
“Giuseppe Conte ci deve
convocare e dare una risposta su blocco dei licenziamenti, legge di Bilancio e
fondi europei, altrimenti ci mobiliteremo”. Nel dirlo, il segretario della
Cgil, Maurizio Landini, fa intendere di non escludere nulla, nemmeno lo
sciopero.
Conte non vi ha dunque convocato sui licenziamenti?
Ancora non abbiamo
notizie. Il governo si è preso l’impegno di riconvocare questo incontro. Sarebbe
davvero contraddittorio dire che si intende ‘ripartire dal lavoro’ e in piena
emergenza sbloccare i licenziamenti.
Ma con il presidente del Consiglio non vi
sentite costantemente?
Dagli Stati generali non
abbiamo avuto altri incontri. L’estate ha prodotto un rallentamento e non ho
capito perché. Ora è il momento di un piano straordinario per il lavoro non per
licenziare.
Sui licenziamenti potreste scioperare?
Non escludiamo nulla.
Sicuramente, come movimento sindacale ci mobiliteremo, ma non ci interessa il
conflitto per il conflitto, vogliamo risolvere i problemi delle persone.
Pesa l’offensiva di Confindustria?
Io credo che l’approccio
di Carlo Bonomi non sia in sintonia con il bisogno di protezione che c’è nel
Paese. Sanno anche le imprese che proteggere il lavoro oggi è la condizione per
un futuro comune domani.
Qual è la vostra proposta?
Ridefinire un provvedimento
di Cassa integrazione per Covid. Il governo ha proposto una proroga di 18
settimane e quindi per queste nuove 18 settimane va prorogato anche il blocco
dei licenziamenti. Trovo contraddittorio che si unisca la decontribuzione alla
libertà di licenziare. Ridurre le tasse per i nuovi assunti e prevedere i
licenziamenti significa voler sostituire i lavoratori.
Che giudizio date sulla manovra di
Bilancio?
Pensiamo che occorra
investire sul serio sulla Sanità pubblica, fare assunzioni nel Pubblico impiego
e nella Scuola. È il momento degli investimenti pubblici, di una riforma degli
ammortizzatori sociali e una legge sulla non autosufficienza. Basta con gli
incentivi a pioggia alle imprese. Vorremmo un tavolo per discutere di come si
spendono i soldi europei. Servono riforme radicali, compresa quella fiscale e
una vera lotta all’evasione.
Quella che è stata presentata non vi
piace?
Deve essere più
coraggiosa e riguardare anche i pensionati. Quella descritta nella manovra di
Bilancio prevede risorse non sufficienti ed entrerebbe in vigore solo nel 2022.
Serve qualcosa di più. Compresa la defiscalizzazione degli aumenti
contrattuali.
Nei posti di lavoro c’è sicurezza?
È stato molto importante
aver realizzato a marzo i protocolli di sicurezza e creato comitati nei luoghi
di lavoro. Purtroppo le morti sul lavoro non sono un problema superato, dovremo
fare una verifica. Emergono dei limiti e ci sono stati dei ritardi. Sulla
scuola siamo di fronte a problemi ad esempio per la questione dei trasporti,
per gli orari o la gestione degli spazi. Si è sentita la mancanza di un
confronto con i sindacati.
Condivide l’approccio graduale del governo
sul Covid?
Abbiamo sempre lavorato
per fare in modo che si lavori in sicurezza: questo viene prima di ogni altra
cosa. Occorre agire sulle criticità, ad esempio i tracciamenti nel sistema
sanitario. I medici di base, i professionisti, i pediatri, la protezione civile
potrebbero potenziare i test in luoghi sicuri.
Nessun lockdown?
Non abbiamo mai chiesto
lockdown generalizzati, ma sempre e soltanto che si mettesse la sicurezza al
primo posto. E quindi andranno fatte le verifiche sulla base di questo
criterio.
Le misure di protezione sociale sono
arrivate correttamente? O anche la Cgil ha qualcosa da lamentare con l’Inps?
Sicuramente ci si è
trovati di fronte a una situazione straordinaria. Processare più di 11-12
milioni di prestazioni in 60-90 giorni non era mai successo. I problemi ci sono
stati e vanno studiati dei sistemi che permettano di accelerare i tempi.
Lei ha lamentato sempre la distanza della
politica dai temi del lavoro. C’è ancora questa distanza?
Siamo al banco di prova.
Il punto di cambiamento è ora. La pandemia rende evidente il ruolo del lavoro
senza il quale non si può sconfiggere il virus. Il cambiamento va fatto adesso.
Tradotto in proposte?
Noi abbiamo 5 priorità:
sanità pubblica, lavoro sostenibile e non precario, sostenibilità ambientale,
infrastrutture materiali e digitali, istruzione, scuola e formazione.
Sono progetti già in campo.
Ma siamo ai titoli,
nessuno conosce il dettaglio. Solo nella Sanità, per sostituire chi è andato in
pensione, servirebbero 50 mila assunzioni. Per investire davvero sul lavoro
occorre cambiare le leggi fatte in questi anni. Il mercato da solo non è in
grado di affrontare il cambiamento. Non basta tornare a prima del Covid.
Occorre mettere al centro la persona, la qualità del lavoro, a partire dai
giovani e dalle donne.
Il Fatto Quotidiano, 24 ottobre 2020
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