di Francesco Patanè
Undici arresti grazie a una ventina di segnalazioni di residenti della zona " Invece di girarsi dall’altra parte hanno scelto di raccontare tutto ai militari"
Una parte dei residenti del Capo si ribella allo spaccio di droga e alla violenza di strada segnalando ai carabinieri quanto accade giorno e notte in piazza Beati Paoli, in via Porta Carini e negli stretti vicoli del rione dove comandano spacciatori, bande di rapinatori e piccoli estorsori con la benedizione dei boss del mandamento di Porta Nuova. Un cambio di atteggiamento che ha un valore enorme in un quartiere stretto fra il tribunale e il comando provinciale dei carabinieri ma che continua ad essere ad altissima infiltrazione mafiosa con una piazza di spaccio fra le più importanti del centro di Palermo e dove l’omertà era la regola. Nell’indagine che ha portato ieri all’arresto di undici fra spacciatori e capi di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga un ruolo chiave lo hanno avuto le segnalazioni ai carabinieri della stazione di Palermo centro di una ventina di residenti «che invece di girarsi dall’altra parte e accelerare il passo, hanno scelto di contattare i militari e raccontare le quotidiane scene di spaccio davanti alle chiese e alle scuole del quartiere » commenta il comandante della compagnia di piazza Verdi Carmine Gebiola che poi sottolinea come " È grazie all’aiuto che i militari danno tutti i giorni a chi è in difficoltà per l’emergenza Covid 19 o perché malato o semplicemente perché in condizioni di estrema povertà che si è creato un rapporto di fiducia con la parte sana del quartiere che vede la stazione di Palermo Centro come un punto di riferimento nella zona » . Certo non sono denunce messe nero su bianco con i nomi dei residenti che si sono rivolti all’Arma, sono confidenze, qualche foto fatta con il telefonino, che all’inizio dell’indagine sono state preziosissime soprattutto perché tutte hanno dipinto un identico scenario confermato dall’attività dei militari.
I quattro fratelli Miccichè erano riusciti a prendere il controllo dello
spaccio di droga al Capo. Soprattutto grazie a Benito Miccichè
considerato dal gip Fabio Pilato nell’ordinanza di custodia cautelare il
capo indiscusso dell’associazione a delinquere. Nella ricostruzione dei
sostituti procuratori Salvatore Leopardi e Bruno Brucoli, Miccichè il promotore
dell’associazione, l’uomo che gestiva l’approvvigionamento di tutti i tipi di
stupefacente, stabiliva i turni delle vedette e degli spacciatori su strada,
decideva la rotazione dei piccoli magazzini accanto alle bancarelle del mercato
dove conservare la droga. Le indagini, scattate due anni fa e durate sei mesi (
da giugno a novembre del 2018) hanno permesso di interrompere un traffico di
droga che nei fine settimana arrivava a fruttare fino a tremila euro al giorno.
Soldi che gli investigatori hanno documentato finivano nelle tasche di Miccichè
che poi li distribuiva destinando una fetta degli incassi anche alla famiglia
mafiosa del quartiere.
L’organizzazione, per come ricostruito dai carabinieri, poteva contare su
una copiosa schiera di pusher e vedette, che operavano con serrate turnazioni
giornaliere, in sinergia con i responsabili operativi della piazza ai quali
spettava la custodia del denaro provento delle cessioni di stupefacente ma
soprattutto aveva la disponibilità di magazzini e garage, riconducibili ai
membri dell’organizzazione, posti nelle immediate vicinanze della piazza di
spaccio, dove poter occultare e stoccare lo stupefacente in modo tale da
poterne disporre prontamente.
Che l’aria nel rione Capo stia cambiando da qualche mese lo dimostra anche
l’intervento di un residente che ad inizio luglio ha accolto nell’androne di
casa sua un giovane senegalese strappandolo alla ferocia di tre malviventi del
quartiere che lo stavano picchiando a sangue per una parola di troppo. Anche in
quel caso un abitante del Capo raccontò agli investigatori del commissariato
Centro della polizia e contribuì all’identificazione dei tre autori del pestaggio
arrestai due settimane dopo.
La Repubblica Palermo, 1 ottobre 2020
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