Nicola Zingaretti, segretario Pd
NICOLA ZINGARETTI
In queste settimane è cresciuta una critica molto forte e anche pretestuosa
sulle difficoltà di trovare un equilibrio nei rapporti tra il Pd, i 5Stelle e
Italia Viva, nel governo del Paese. Avvertii subito la complessità di questa sfida unitaria. Segnalai la
necessità di una riflessione attenta ed anche alcune preoccupazioni.
Oggi penso che abbiamo fatto bene: perché nel corso di questo anno siamo
riusciti a salvare la Repubblica da pericolose avventure e da un inesorabile
declino. Abbiamo gestito bene l'emergenza del Covid. Molto meglio di numerosi
Paesi anche europei. C’è stato un ricollocamento strategico dell’Italia nei
rapporti con l’Europa. Guidiamo con successo un processo di rinnovamento e
siamo alla vigilia del più grande piano di investimenti degli ultimi
cinquant’anni che davvero può aprire inedite prospettive e un nuovo modello di
sviluppo per il nostro Paese. Tutto questo, soprattutto, grazie al Pd. Alla sua
battaglia ideale e politica e al suo gruppo dirigente in Italia e a Bruxelles.
Siamo nelle condizioni di costruire un progetto nazionale in grado di creare
lavoro, innovare il sistema produttivo, combattere le disuguaglianze
sociali.
Non c’è stata alcuna subalternità: abbiamo noi segnato l’identità del
governo, pur in presenza di gruppi parlamentari assai ridotti per la sconfitta
del 2018 e per le scissioni avvenute in seguito.
Voglio ricordare tutto ciò perché dietro a tanti pronunciamenti per il No
al referendum avverto due motivazioni diverse. La prima: una comprensibile e
sana preoccupazione di non procedere con atti isolati che possano mettere in
squilibrio il funzionamento delle istituzioni e della democrazia. Questa
preoccupazione è anche la nostra. L’abbiamo posta per primi e da soli. Ecco
perché intendiamo accompagnare il taglio dei parlamentari a modifiche
regolamentari e legislative capaci di garantire l’integrità delle istituzioni,
il rapporto di esse con i cittadini e la rappresentanza di tutti i territori
italiani. In queste settimane ho lavorato per raccogliere e dare una risposta a
questi timori; infatti, con l’iniziativa politica del Pd si è riaperto un
dibattito che spero si possa concretizzare nei prossimi giorni, se ci sarà una
coerenza e un senso di responsabilità di tutta la maggioranza.
Anche tenendo conto che tutte le nostre sollecitazioni fanno parte
dell’accordo base che ha permesso la stessa esistenza del governo Conte.
Ho dunque un grande rispetto per molti dei dubbi che stanno alla base della
scelta del No e combatto per dar loro una risposta.
Ma accanto a esigenze vere e sincere vedo anche il crescere, soprattutto
fuori di noi, di uno spirito polemico contro il Pd e contro la scelta del Sì.
Il Pd fa sentire la sua voce e questo dà fastidio a molti. Tale spirito
polemico ha una diversa origine e diversi motivi. Innanzitutto, un’insofferenza
verso il governo, la maggioranza e il lavoro svolto. Il No così diventa, a
prescindere dal merito, la clava per colpire il Pd, la maggioranza e il governo
stesso. Badate: tutto ciò è assolutamente legittimo, ma sarebbe meglio che chi
lo pensa avesse il coraggio di dirlo, assumendosi la responsabilità delle
successive conseguenze. Se si vuole indebolire il Pd e il governo si chieda
apertamente la fine di questa esperienza. Si dica che si preferiscono le
elezioni politiche con questa legge elettorale o un ritorno ad ipotesi di un
governo di tutti che inevitabilmente umilierebbero ancora una volta la
politica. Non è più possibile sopportare l’ipocrisia di chi agisce per
destabilizzare il quadro politico attuale, mentre c’è chi si carica spesso da
solo la responsabilità della tenuta unitaria, l’immenso lavoro di lotta
quotidiana, di fronteggiamento delle drammatiche condizioni date, di far
avanzare avanti, nei processi reali, le nostre idee e i nostri valori per
un’Italia diversa.
Ripeto, ci impegneremo fino alla fine affinché la riduzione del numero dei
parlamentari (da sempre proposta dal Pd e da noi votata alla Camera un anno fa)
avvenga dentro un quadro riformatore il più coerente possibile, che garantisca
il funzionamento della democrazia che rafforzi. Ma chi, con le sue ragioni,
reputa conclusa la fase di collaborazione con il Movimento 5 stelle e Italia
viva, non crei confusioni, indichi un’altra strada, chiara e praticabile. Il Pd
è pronto ad affrontare qualsiasi scenario e, anche personalmente, non ho timore
di affrontare elezioni politiche immediate. Quello che è difficile da
affrontare sono, invece, le furbizie e i bizantinismi; oppure le ipocrisie di
chi sostiene che perdendo le regionali e vincendo il No al referendum, si
potrebbe continuare tutto come prima, senza riflessi sulla tenuta del governo e
sulla vita della legislatura.
Ripeto: continuo a credere che lo spazio politico per continuare sia grande
e percorribile. Per questo il Pd è il solo partito politico che ha presentato
liste e costruito alleanze ovunque, rappresentando il più stabile e forte
argine alla destra di Salvini-Meloni. Peraltro, eccetto una Regione e pochi
Comuni, ovunque senza i 5 stelle. Chi vuole impedire la vittoria delle destre e
i populismi nella realtà ha un solo strumento: votare Pd, le alleanze di cui fa
parte e i candidati che sostiene. Siamo la forza più coerentemente alternativa
a una possibile deriva sovranista e di destra. E siamo impegnati per un
rilancio forte del profilo riformista del Governo a partire dal Recovery Fund e
dell’utilizzo del MES.
Tanti discutono su come si deve respingere l’ondata populista e autoritaria;
nei talk show, nelle interviste, nei tweet. Il Pd, al contrario, cerca di farlo
nella realtà, in un corpo a corpo nella società che ha molte zone di
disillusione e di rabbia ma anche le potenzialità per rinascere, a condizione
che qualcuno gli offra di nuovo il filo della speranza.
Non è facile: perché la destra, in passato molto divisa, nelle regionali si
è saputa unire. Mentre la maggioranza di governo malgrado un anno di nostri
appelli, è rimasta divisa. Hanno prevalso dubbi e distinguo spesso davvero
incomprensibili e difficilmente tollerabili. Molti si affrettano a dire:
"gli sconfitti saranno i democratici"; in realtà alcuni hanno deciso
di non giocare neanche la partita ed è il Pd l'unico che con le sue alleanze
combatte per vincere. Ora in queste settimane di campagna elettorale prima del
voto del 20 e 21 settembre per vincere dovremo ricostruire quel moto unitario
nell’elettorato che i leaders, purtroppo, non hanno saputo garantire. Tutte e
tutti in campo combatteremo strada per strada a sostegno dei candidati che
hanno più possibilità di vincere, appellandoci ad un voto utile che non sprechi
le energie democratiche, costruendo le condizioni più unitarie possibili per la
scelta del Sì al referendum, occasione per rilanciare un processo di riforme.
La Repubblica, 1 settembre 2020
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