EMANUELE MACALUSO
Sono stato oggi al funerale di Peppino Caldarola, al Tempietto egizio del Verano. Ho visto tante persone, tra questi soprattutto vecchi redattori de l’Unità, il giornale del Pci in cui Peppino lavorò e ne fu anche direttore, anni dopo di me. È stata per me una cerimonia molto commovente anche per tanti incontri con compagni che lì erano presenti. Con Peppino ho avuto rapporti alterni. C’è stato anche un periodo in cui erano molto stretti, spesso con mia moglie andavo a pranzo a casa sua. Erano l’occasione per parlare di tante cose, soprattutto del giornale che avevamo diretto e amato.
Sono stato tanto commosso oggi. Ma anche lieto di vedere, al Verano, tanti numerosi compagni. Mi sembrava che si ritrovassero non solo i redattori de l’Unità ma un pezzo del vecchio Pci. Questa giornata, credo non solo per me, è stato, come talvolta accade in queste circostanze, anche un modo per ritrovarci, per ripensare, come faccio io in queste ore, a cosa rappresentò quel grande quotidiano e la comunità che attorno ad esso si raccolse.
Non è solo nostalgia la mia e la nostra. È forse uno struggente rammarico per i tempi di quella comunità politica che stava a l’Unità, specie negli anni in cui un grande partito ebbe un ruolo straordinario nella vita politica, sociale e culturale del Paese.
Oggi tutto questo non c’è più. L’Italia mi appare più povera. Perché manca una sinistra combattiva, che diffondeva politica e cultura, che influenzava il modo d’essere del Paese.
I miei sono, certamente, i ricordi di un vecchio. Però sono convinto che l’Italia ha subìto una forte mutilazione, e lo dico pur rispettando le forze che oggi sono in campo nel centrosinistra.
Peppino Caldarola è stato un protagonista di quella storia. Un compagno che ha avuto momenti di straordinario impatto con la realtà politica e, poi, anche un certo eclissarsi, non perché non avesse continuato ad esercitare in altri modi il giornalismo e la lotta politica, ma perché penso che con l’Unità, con quella sinistra si fosse, ad un certo punto, anche per lui conclusa una forte e irripetibile vicenda politica ed umana.
(23 settembre 2020)
Nella Foto: Peppino Caldarola
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