DI MICHELE SERRA
Che esista una rete internazionale contro papa Francesco è cosa nota da tempo. Ma non smette di sorprendere la precisione politica (e non religiosa) dell'attacco, perfettamente giustapponibile all'estrema destra mondiale e in specie alla nuova destra americana, quella trumpista. Dice il cardinale Maradiaga (su Repubblica) che "a tirare le fila sono Steve Bannon e l'ex nunzio a Washington Carlo Maria Viganò". E se una voce autorevole della Chiesa fa nomi e cognomi, significa che la guerra è aperta e dichiarata. Anche dentro la Chiesa.
Vale la pena ricordare che Steve Bannon è ideologo e organizzatore della alt-right americana e vivace sponsor del nazional-populismo mondiale (non c'è fascista europeo indegno della sua considerazione), e Viganò una specie di monsignor Lefebvre fuori tempo massimo, uno di quelli che "la fede è milizia". Pittoresca la sua posizione sul Covid: prima l'ha accolto come "punizione divina contro i nostri peccati individuali e sociali", poi ha aderito alla manifestazione negazionista di Roma. Complimenti vivissimi.
Le questioni di fede valgono molto, ovviamente, per chi crede, ed è interno a quella cultura. Per il resto del mondo, la vicenda ha l'indubitabile aspetto di uno schietto assalto politico, di destra, contro un Papa evangelico, ecumenico, filo-migranti, cosmopolita, ambientalista e dunque odioso alla destra. Va ricordato, ogni tanto, che è il primo Papa della storia che ha voluto chiamarsi Francesco, dopo otto secoli di papi non-Franceschi.
La Repubblica, 29 settembre 2020
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