Giuseppe Lupo, capogruppo Pd all'Ars |
"Numeri sballati e
autobus strapieni: le responsabilità della Regione". Intervista a Lupo,
capogruppo del Pd
Confusione, incoerenza, persino un po’ di lassismo. Giuseppe Lupo,
capogruppo del Pd all’Assemblea regionale, ha un giudizio poco lusinghiero
sulle modalità con cui il governo Musumeci ha gestito la ripartenza post-Covid.
Oggi la Sicilia è in preda a un aumento del numero dei contagi, che la porta a
svettare fra le regioni italiani. E non è colpa – non solo – degli arrivi via
mare.
Musumeci ha varato una stretta su chi arriva dai paesi a rischio (Malta,
Spagna e Grecia), ma non impone il distanziamento sui mezzi pubblici, cosa che
lei ha continuato a reclamare. Perché critica in maniera così aspra la gestione
dell’emergenza?
“Perché l’incoerenza del governo sta penalizzando la Sicilia facendo
ripartire i contagi. Musumeci ha abolito l’obbligo di distanziamento tra i
passeggeri dei mezzi pubblici di trasporto, cosa assurda. Non serve mantenere
le distanze alla fermata dell’autobus, se poi a bordo si sta incollati naso con
naso. Nelle località turistiche gli autobus sono strapieni e questo può incentivare
i contagi”.
I verbali del Comitato tecnico scientifico hanno svelato che il governo
Conte, senza accogliere il parere dei tecnici sulle “chiusure differenziate”,
ha deciso di imporre il lockdown in tutta Italia. Musumeci l’ha accusato di
“slealtà”. Col senno di poi, la Sicilia non è stata troppo danneggiata da
questa misura?
“Musumeci dimentica che è stato il suo governo a fornire a Roma dati
sbagliati, aumentando enormemente il numero di contagiati Covid. Quando il
governo Musumeci diceva che in Sicilia vi fossero 805 ammalati di Covid in
realtà erano solo 150. E sulla base di questi numeri proprio Musumeci ha
imposto un lockdown più duro delle altre regioni. Il ministro Speranza ha detto
che il governo ha inteso adottare misure più prudenti, scelta oggi apprezzata
nel mondo”.
La Regione non ha ancora una cura all’emergenza-Covid. Tanto che non si è
speso un solo euro della Finanziaria. Il M5s, in una nota, ha definito Musumeci
e Armao due “millantatori” per aver annunciato misure che richiedono tempo. E
la prima delibera di riprogrammazione da 400 milioni è ferma al vaglio del
comitato di sorveglianza. Qual è il suo giudizio?
“È un governo in stato confusionale. È inaccettabile che finora non abbia
neppure avviato il negoziato con il Ministero del Sud per riprogrammare i fondi
POC necessari per sbloccare la spesa prevista in finanziaria. Il ministro
Provenzano ha dichiarato alla stampa che non ha ricevuto alcuna proposta di
riprogrammazione. Ritardi che stanno danneggiando l’economia siciliana e il lavoro”.
Nei giorni della Finanziaria, era stata annunciata dal governo una
mini-manovra per la ricostruzione. Ne avete notizia?
“La legge per la ricostruzione dell’economia siciliana è scomparsa dai
radar. Il governo dopo averla annunciata non ha fatto nulla. È la solita
politica delle promesse disattese da Musumeci”.
Questione tendopoli e migranti. Secondo lei, la gestione del governo
nazionale, del ministro Lamorgese in primis, fa gli interessi della Sicilia?
“Il ministro Lamorgese sta facendo del suo meglio in un contesto
internazionale difficile. L’emergenza migranti deve essere affrontata con
l’impegno dell’Unione Europea e della Regione. Musumeci invece di polemizzare
dovrebbe collaborare con il governo nazionale per condividere soluzioni. Invece
continua a recitare il copione che gli ha imposto Salvini”.
Gli sbarchi possono diventare strumento di facile consenso per Musumeci e
la Lega?
“Sì. Musumeci e Salvini continuano a usare l’emergenza migranti come
strumento di propaganda elettorale. Quando era ministro dell’interno Salvini
gli immigrati arrivavano comunque con le piccole imbarcazioni a Lampedusa,
esattamente come accade adesso, sfuggendo ad ogni controllo”.
Tema infrastrutture. Ogni anno di questi tempi torna la leggenda del Ponte
sullo Stretto. In questo caso del tunnel. Crede sia un’opera prioritaria per la
Sicilia?
“È prioritaria se sarà parte di un progetto complessivo per lo sviluppo
della Sicilia, di cui la fiscalità di vantaggio è parte essenziale. La
decontribuzione del lavoro al Sud realizzata dal ministro Provenzano è un passo
importante. La Sicilia ha bisogno dell’alta velocità ferroviaria, che senza il
ponte non è possibile, per garantire collegamenti adeguati ai siciliani e per
far arrivare milioni di turisti. Ovviamente è necessario adeguare l’intero
assetto autostradale e della viabilità secondaria. Lo Stato ha riconosciuto
alla Regione 540 milioni di euro per le strade provinciali. Ma non si apre un
cantiere nonostante le ex province siano governate da commissari nominati da
Musumeci”.
Di recente Micciché ha attaccato Musumeci, e in particolare i suoi
collaboratori più stretti. Il centrodestra è una bomba pronta a esplodere.
Questo rapporto un po’ malato si riflette sull’azione di governo?
“Musumeci si è appiattito sulla Lega, lo dimostra l’ingresso in giunta di
Samonà. E questo spostamento verso Salvini mortifica il ruolo di Forza Italia.
In questa giunta leghista i moderati sono solo “soprammobili”. Quella di
Musumeci non è più una coalizione di centro-destra ma di destra-leghista. Non
penso che Miccichè possa essere contento di prendere indirettamente ordini da
Salvini. Abbiamo visto come sul Recovery Fund e sul MES Berlusconi ha detto sì,
nonostante l’opposizione di Salvini. Lo spartiacque futuro delle coalizioni
politiche sarà l’Europa. Europeisti da una parte ed anti-europeisti dall’altra.
Dopo aver approvato la riforma urbanistica, l’Ars si misurerà su rifiuti ed
edilizia. Quale deve essere la priorità negli ultimi due anni di legislatura?
“La priorità sono lavoro e investimenti per la crescita economica. Non
basta approvare leggi se poi il governo non le attua come è accaduto con la
Finanziaria. Le Zes sono ferme al palo e degli investimenti con risorse europee
non c’è traccia. Dedichiamoci ai temi del lavoro”.
Dopo le prime settimane della gestione Barbagallo, il momento per il
Partito Democratico è già cruciale. Alle Amministrative si misura il feeling
con il M5s. Perché nei principali centri non c’è un accordo?
“Non è facile mettersi insieme dove ci si è fatti la guerra per anni. Ma
adesso si è aperta una nuova fase politica e abbiamo il dovere non solo di
provarci ma di riuscirci. Dobbiamo costruire la casa comune con i sassi che ci
siamo lanciati contro. Con il M5s abbiamo in comune una grande voglia di
costruire una società più giusta e questo ci aiuterà a condividere programmi e
candidati sindaco. Ma è necessario allargare l’alleanza anche ai moderati e a
tutte le forze civiche che credono in una democrazia europea e vogliono la
crescita produttiva della Sicilia”.
Tratto da: Buttanissima Sicilia
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