PIETRO SCAGLIONE
Era una calda mattina di agosto. La stazione di Bologna era affollata dai turisti in viaggio per l’Italia e dai pendolari che rientravano nelle loro regioni per le ferie. Alle ore 1025 del 2 agosto 1980, un potente ordigno che mescolava tritolo e T4 (esplosivo di provenienza militare) scoppiò nella sala d’attesa di seconda classe della Stazione Centrale di Bologna, devastandola. Le vittime furono 85 (inclusi 7 bambini) mentre i feriti furono oltre 200.
L’eccidio di Bologna fu la strage più sanguinosa della storia dell’Italia
repubblicana e rappresentò il culmine della Strategia della Tensione (iniziata
il 12 Dicembre del 1969 con la strage di Piazza Fontana e finalizzata a
“spostare a destra l’Italia” ma anche a “destabilizzare per stabilizzare”).
La città di Bologna era un simbolo: Medaglia d’oro della Resistenza,
amministrata per tanti anni dalle giunte rosse del PCI, ma anche protagonista
dei movimenti del Sessantotto e del Settantasette.
Il popolo di Bologna manifestò prima la sua solidarietà (dai soccorritori
ai Vigili del Fuoco, dagli autisti dei bus ai tassisti, dalle cooperative ai
sindacati, tutti aiutarono a scavare dentro le macerie e a trasportare i
feriti); poi espresse la sua rabbia occupando Piazza Maggiore e fischiando molte
autorità. In occasione dei Funerali di Stato, tra i pochi a ricevere applausi
vi furono il Presidente della Repubblica Sandro Pertini (partigiano e
socialista) e il sindaco comunista Renato Zangheri.
Secondo la giustizia italiana, gli esecutori della strage di Bologna furono
i neofascisti dei NAR Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini
(condannati in via definitiva), ai quali si aggiunse poi Gilberto Cavallini
(recentemente condannato in primo grado).
Per i depistaggi, la magistratura condannò il capo della Loggia P2, Licio
Gelli, il faccendiere Francesco Pazienza e gli ufficiali del Sismi Pietro
Musumeci e Giuseppe Belmonte.
Secondo l’Associazione dei Familiari delle Vittime, guidata da Paolo
Bolognesi (che 40 anni fa perse il figlio e la suocera), la strage di Bologna
fu "organizzata dai vertici della loggia massonica P2, protetta dai
vertici dei servizi segreti italiani, eseguita da terroristi fascisti”.
Una tesi in linea con la nuova inchiesta della Procura Generale di Bologna
sui mandanti e sui complici eccellenti all’interno dello Stato. In base alle
conclusioni delle indagini della Guardia di Finanza e della Procura Generale di
Bologna (guidata dal magistrato palermitano Ignazio De Francisci), circa 5
milioni di dollari prelevati dai conti svizzeri della P2 finanziarono i
militanti neofascisti per la strage del 2 Agosto 1980.
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