di RICCARDO LO VERSOGiletti con l'allora sindaco Giardina e le sorelle Napoli
nella piazza di Mezzojuso
Il legale di Giardina: "Usati stralci del provvedimento che riguardava
l'ex sindaco di Corleone".
PALERMO – “Sono
amareggiato, gli esiti dei processi non sono sempre favorevoli alle difese, ma
così è davvero sconfortante”, si sfoga Antonio Di Lorenzo, avvocato di
Salvatore Giardina, l’ex sindaco di Mezzojuso dichiarato incandidabile due
giorni fa dal Tribunale civile di Termini Imerese. Il legale non usa giri
di parole: “Nel provvedimento c’è una parte copiata e incollata dalle
motivazioni di un altro procedimento, quello con cui nel 2018 fu dichiara
incandidabile Leoluchina Savona, sindaco di Corleone”.
È stata la parola “Corleone”
citata a pagina 27 del provvedimento dei giudici di Termini Imerese su
Mezzojuso ad attirare l’attenzione dell’avvocato Di Lorenzo che due anni fa
assisteva anche l’ex sindaco Savona: “Nei confronti dei predetti resistenti va
pertanto dichiarata l’incandidabilità con riferimento alle elezioni…
limitatamente a due turni elettorali successivi al provvedimento di
scioglimento del Consiglio comunale di Corleone…”.
“Copiati ampi stralci”
Da qui la scelta del
legale non solo di spulciare il provvedimento per
presentare subito il ricorso in favore di Giardina, ma anche di
confrontarlo con il vecchio provvedimento: “Ampi stralci dei riferimenti
normativi e dei contenuti tecnici sono inequivocabilmente copiati”. In effetti
ci sono dei passaggi identici nei paragrafi “sui presupposti della
dichiarazioni di incandidabilità”, “sulle rilevanza dei legami di parentela ai
fini della dichiarazione di incandidabilità” e nelle “conclusioni”.
Nettamente diversa, e
non potrebbe essere diversamente, è l’articolata parte in cui il collegio
analizza le irregolarità amministrative contestate a Giardina, la violazione
della cautela antimafia, le illegittime concessioni edilizie e le sanatorie
concesse a soggetti contigui a personaggi mafiosi del calibro di Bernardo
Provenzano, l’assegnazione di commesse con trattativa privata a parenti del
boss Benedetto Spera, la mancata rotazione delle ditte scelte anche per
l’organizzazione di sagre ed eventi.
Il “disordine organizzativo”
Un quadro di
“disordine organizzativo” viziato da tante irregolarità, dicono i giudici.
Anche su questo punto l’avvocato Di Lorenzo è certo di potere fare vale le
proprie ragioni in appello. Intanto il legale denuncia con fermezza “il
copia incolla”, si dice amareggiato e prepara “un ricorso immediato”. E così si
arricchisce di un nuovo capitolo la vicenda di Mezzojuso, nato dalle
intimidazioni subite dalle sorelle Napoli, che ha conosciuto la ribalta
nazionale nelle puntate di “Non è L’Arena”, il programma condotto da Massimo
Giletti.
La difesa
Gli avvocati Antonino
Di Lorenzo e Filippo Liberto intanto lavorano già al ricorso nel merito.
Ribattono ad ogni singola contestazione. La concessione in sanatoria ottenuta
da un soggetto contiguo a Provenzano in realtà sarebbe stata rilasciata ai
parenti, visto che il soggetto è morto nel 2011. In ogni caso sarebbero state
fatte tutte le valutazioni tecniche necessarie. Nessuna commessa con trattativa
privata sarebbe stata assegnata a parenti del vecchio capomafia Spera. Si
tratta di un soggetto che rappresentava sul territorio un consorzio a cui
allora aderivano più di 1500 comuni a livello nazionale. “Quindi non è il
Comune che affida una commessa privata – dicono i legali -. E anche in questo
passaggio c’è un incredibile copia incolla. Il tribunale muove dei rilievi dei
rilievi critici sulle note fatte dal collegio dei revisori che riguardano il
comune di Corleone e non di Mezzojuso”.
Per l’organizzazione
di sagre ed eventi, spiegano i legali, “ancora oggi, per l’estate 2020, la
commissione prefettizia si è affidata anche alla Pro Loco”. Una scelta che
invece è stata stigmatizzata quando era in caricala la giunta Giardina. Sono
tutti motivi che in primo grado non hanno convinto il Tribunale civile.
Livesicilia, 20 agosto 2020
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