DI CORRADO ZUNINO
Studio della Rome Business school: in dieci stagioni 182 mila laureati sono espatriati. Crescono le donne, la metà emigra dal Sud, ma Roma e Milano sono le città con l'esodo maggiore
ROMA - Il Paese più vecchio d'Europa non riesce a trattenere i suoi giovani talenti. E ci rimette una barcata di soldi. Uno studio della Rome Business school, intitolato “L’Italia e il malessere demografico: arginare la fuga dei cervelli, trattenere i talenti, modernizzare il sistema educativo italiano”, sostiene che i giovani laureati che negli ultimi dieci anni hanno abbandonato la nazione sono stati 182 mila, età media trent’anni. Solo nel 2018 si è toccata quota trentamila, a dimostrare che l'allontanamento, altrimenti detto fuga, è cosa recente, problema contingente. Rispetto al 2009, l’aumento degli espatri di laureati è più evidente tra le donne (+10 punti percentuali) che tra gli uomini (+7 per cento). Sempre nel 2018, hanno lasciato il Paese 123 mila italiani (di varia istruzione), di cui il 72 per cento sotto i 30 anni.
Si salva solo il Trentino
La fuga dei cervelli, sostiene il lavoro raddoppiando le perdite economiche
indicate un anno fa dal ministro dell'Economia Giovanni Tria , costa ogni
anno allo Stato 30 miliardi di euro (sono gli
investimenti pubblici sostenuti per la formazione di questa aliquota di
giovani). Solo nel 2018, 242.353 persone si sono iscritte al Registro degli
italiani all’estero (Aire). Di queste, il 53,1 per cento ha indicato come
finalità l'espatrio. Sono soprattutto uomini (55,2 per cento) e giovani tra i
18 e i 34 anni (40,6 per cento) o giovani adulti (35-49 anni, 24,3 per cento):
il 65 per cento, si vede, sono persone in piena età lavorativa.
L’esodo si attiva da diciannove regioni, con la sola eccezione del Trentino-Alto
Adige . Quasi la metà dei migranti all'estero (48,9 per cento) parte
dal Sud, il 35,5 per cento dal Nord e il 15,6 dal Centro. Le prime sei
province, per numero di espatriati, sono state nell'ordine: Roma , Milano , Napoli , Treviso , Brescia , Palermo .
Il Regno Unito è stata la destinazione europea
scelta dai giovani, anche dopo il referendum di uscita dall'Unione europea
(giugno 2016): nel 2019 ha accolto 21 mila "italiani all'estero" per
un totale di 133 mila dal 2009 al 2018. Segue la Germania ,
18 mila nel 2018, quindi la Francia (14 mila),
la Svizzera (10 mila) e la Spagna (7
mila). Tra i Paesi extra-europei, in testa all’espatrio italiano sono Brasile , Stati
Uniti , Australia e Canada (18
mila immigrati l'anno per queste quattro nazioni).
"Così è più profonda la crisi
demografica"
Lo studio mette in relazione la mai sopita spinta all'emigrazione italiana
con la profonda crisi demografica che stiamo vivendo. "L’Italia, già Paese
più vecchio d’Europa, perderà 6,8 milioni di abitanti, l’11 per cento della sua
popolazione, nei prossimi 45 anni", si legge. Da una parte la pandemia e, dall'altra, l'esodo dei
giovani hanno accelerato il processo.
Una delle leve per attrarre italiani qualificati, ed emigrati, è quella del
vantaggio fiscale, ma viene praticata a fasi alterne e con diverse
contraddizioni, come abbiamo già raccontato attraverso uno studio del Gruppo Controesodo. Il Decreto
rilancio del maggio 2019 ha previsto un incremento dal 50 al 70 per cento della
riduzione dell’imponibile per chi rientrava, ha introdotto maggiori
agevolazioni fiscali per altri cinque periodi d’imposta se nel trasferimento
erano coinvolti figli minorenni, se si acquistava casa in Italia o si
trasferiva la residenza al Sud. Furono ampliati, un anno fa, anche i vantaggi
per doceni e ricercatori rientranti. Nonostante questo, metà dei connazionali
inizialmente attratti dal richiamo, sono ripartiti.
La Repubblica, 4 agosto 2020
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