G. C. Marino in un disegno di G. Porcasi |
Sono stato spettatore quasi casuale, da un convento toscano da me prescelto
come rifugio estivo, della lunga trasmissione della 7 in memoria di Paolo
Borsellino. Molte informazioni su dettagli della cronaca giudiziaria.
Autodifesa pubblica ovvero autoriabilitazione pubblica dell'ex ministro Mannino
uscito indenne dai tribunali e definitivamente assolto con formula piena. Una
toccante riproposizione di interviste a Paolo Borsellino e molto d'altro sul
tema rovente della trattativa Stato-mafia. Ma, francamente, sono stato
ancora una volta colpito dalla "normale" incapacità di quegli amabili
conversatori (a parte qualche accenno di Mentana) di sollevarsi dalla corrente
vulgata che si ostina a confinare la mafia nella riduttiva e falsante
rappresentazione di "criminalità organizzata". Ancora una volta, ho
dovuto rilevare come e quanto la carenza di informazione storica sulla
questione sia all'origine della sua invitta e invincibile banalizzazione.
Quel
che in genere manca quasi del tutto è la capacità di capire che la mafia-mafia
(la vera mafia) è soprattutto un fenomeno politico: il fenomeno di un potere
che si autopropone come autonomo e autoreferenziale a prescindere dallo Stato e
da ogni forma o ipotesi di "legalità", ovvero come una specie di
"legalità" alternativa a quella ufficiale. La "trattativa"
non fu una semplice e volgare faccenda di criminali interessati (come del resto
sarebbe stato ben comprensibile!) a conquistarsi un migliore trattamento
carcerario. Fu qualcosa di molto più grave e coinvolgente. Ne scrivo nei
seguenti termini nella nuova edizione (la settima) della mia "Storia della
mafia" edita da Newton e Compton: il "papello", ovvero il monte
delle richieste mafiose allo Stato fu "IL REGISTRO DI QUANTO LA
MAFIA-MAFIA (tramite Vito Ciancimino) RITENEVA CHE SI DOVESSE
NELL'IMMEDIATO CONCEDERE ALLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA, AFFINCHE' ESSA STESSA
(LA MAFIA-MAFIA DEI "COLLETTI BIANCHI", NON LA VOLGARE MAFIA DEI
CRIMINALI) FOSSE MESSA IN GRADO DI APRIRE PACIFICAMENTE UN NUOVO CAPITOLO DEI
SUOI RAPPORTI CON LA POLITICA NEL NUOVO ORDINE CHE SI STAVA PREFIGURANDO PER LO
STATO REPUBBLICANO" dopo il crollo del muro di Berlino e la fine degli
equilibri di potere imposti in Italia dalla guerra fredda. In questi termini,
quella "trattativa" (che fruttò ai delinquenti qualche
immediato sollievo in termini di trattamento carcerario) aprì la strada
ad una nuova fase storica che passava degli sconvolgimenti prodotti da
Tangentopili e dal crollo della "repubblica dei partiti" e che
si sarebbe stabilizzata nel nascente sistema berlusconiano. Fu, in altri
termini, un'operazione condotta dai poteri mafiosi che dovevano ristrutturare i
loro rapporti con la poltica nazionale, naturalmente assicurando qualche
beneficio anche alla loro base criminale. So bene che non è facile capire
questo complicato processo, ma mi ostino a credere che tutti -dico tutti (quale
che sia la cultura di ciascuno) - possano comprenderlo. Basta vedere la
questione al di là del ristretto campo della cronaca giudiziaria acquisendo
sufficiente informazione storica.
G. C. Marino
da Facebook 20 luglio
2012 alle ore 11:57
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