PIETRO SCAGLIONE
Bufera
sull'atteggiamento mediatico nei confronti degli immigrati, dei diversi, delle
minoranze e dei deboli. Un atteggiamento in contrasto con Codice deontologico,
Carta di Roma e Testo unico dei doveri del giornalista.
Gli esempi
degli ultimi giorni sono numerosi. Ad esempio, una parte dei mass media è
letteralmente ossessionata dai pochi casi di migranti positivi al Covid (che
vengono incredibilmente "vivisezionati" e dati in pasto al pubblico
per diffondere l'infondata e falsa correlazione tra immigrazione e
coronavirus). A prescindere che la malattia non è una colpa e il malato è una
persona da curare - non un untore da discriminare o da esporre al pubblico
ludibrio - in ogni caso in Italia dal 20 febbraio ad oggi, gli italiani
positivi al covid sono oltre 240mila, a fronte di poche migliaia di immigrati
positivi al coronavirus.
Altri
giornalisti invece considerano, incredibilmente, gli immigrati come una
categoria a parte, diversa dai "cittadini comuni" nel caso di vittime
di pestaggi all'interno di caserme (come emerge dall'inchiesta sul sequestro
della caserma dei Carabinieri di Piacenza). Per cui non si capisce il motivo
della distinzione tra vittime di pestaggi ("spacciatori, immigrati e
comuni cittadini"). Peraltro dal tenore di alcuni articoli sembrerebbe
come se i pestaggi ai danni di "comuni cittadini" fossero più gravi
di quelli ai danni degli immigrati oppure di quelli ai danni degli spacciatori
(invece va rispettata l'integrità e la dignità personale di qualunque persona a
prescindere da etnia, religione, cultura, precedenti penali).
Ma gli
esempi nella storia del giornalismo sono infiniti.
A tal
proposito, occorre tenere a mente i decaloghi spesso non rispettati da alcuni
giornalisti.
Ad esempio
il Codice deontologico prevede, nell'articolo 9 la "Tutela del diritto
alla non discriminazione": "Nell’esercitare il diritto-dovere di
cronaca, il giornalista è tenuto a rispettare il diritto della persona alla non
discriminazione per razza, religione, opinioni politiche, sesso, condizioni
personali, fisiche o mentali".
Lo stesso
Codice deontologico nell'articolo 10 prevede la "Tutela della dignità
delle persone malate":
"Il
giornalista, nel far riferimento allo stato di salute di una determinata
persona, identificata o identificabile, ne rispetta la dignità, il diritto alla
riservatezza e al decoro personale, specie nei casi di malattie gravi o
terminali, e si astiene dal pubblicare dati analitici di interesse strettamente
clinico".
Il Testo
unico dei doveri del giornalista prevede nell'articolo 9 i seguenti
"Doveri nei confronti degli stranieri":
"Il
giornalista
a) nei
confronti delle persone straniere adotta termini giuridicamente appropriati,
seguendo le indicazioni del «Glossario»... evitando la diffusione di
informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo,
rifugiati, vittime della tratta e migranti;
b) tutela
l’identità e l’immagine, non consentendo l’identificazione della persona, dei
richiedenti asilo, dei rifugiati, delle vittime della tratta e dei migranti che
accettano di esporsi ai media".
La Carta di
Roma poi impone ai giornalisti di "Evitare la diffusione di informazioni
imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime
della tratta e migranti. CNOG e FNSI richiamano l’attenzione di tutti i
colleghi, e dei responsabili di redazione in particolare, sul danno che può
essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano
suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di
notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio; e di riflesso alla
credibilità della intera categoria dei giornalisti".
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