Due rappresentanti delle donne di Benin City |
UMBERTO SANTINO
Lo sportello dell’Associazione delle Donne di
Benin City, che era ospitato nei locali di via Montevergini, è stato chiuso per
decisione dell’amministrazione comunale. L’Associazione
è uno degli esempi più significativi negli ultimi anni di antimafia sociale che vede le donne
protagoniste di un progetto di liberazione dalla tratta e dallo sfruttamento
sessuale. Tanto più significativo se si pensa che essa opera all’interno della
comunità nigeriana presente a Palermo anche con gruppi criminali che si possono
considerare associazioni di tipo mafioso. Questa
è stata una delle ragioni per cui il Centro Impastato e il No Mafia Memorial
hanno sostenuto la loro attività, organizzando incontri, esponendo una
mostra documentaria, costituendosi parte civile al processo agli affiliati alla
Black Axe.
Gli scontri che ci sono stati nei giorni
scorsi nel quartiere Ballarò-Albergheria mostrano una realtà inquietante e
contraddittoria, in cui, accanto a luoghi di aggregazione storici e nuovi,
hanno libero corso i traffici di droga e c’è una rete capillare di Connection houses
dove si pratica la prostituzione, con modalità di tipo schiavistico.
Non
bastano le forze dell’ordine a
costituire un presidio efficace sul territorio, e in ogni caso dovrebbero
essere presenti permanentemente e non per sporadiche perlustrazioni; occorre moltiplicare gli spazi di lavoro,
di legalità praticata e non solo predicata, soprattutto in un periodo come
questo in cui c’è il rischio che le
mafie rilancino il loro ruolo, non solo con i traffici illeciti ma
accaparrandosi i capitali destinati alle opere pubbliche, praticando il
prestito usuraio alle attività economiche in crisi e gestendo forme di welfare
per strati marginali ulteriormente impoveriti.
Sfrattare le Donne di Benin City e chiudere
il portone in attesa della ripresa con chissà quali tempi delle attività
culturali a cui sono destinati i locali di via Montevergini, è proprio l’esatto
contrario di quello che si dovrebbe fare.
Tempo
fa è stata chiusa la Casa del popolo di via Cavour che svolgeva un’ottima
attività e non si è voluto neppure discutere una proposta che bisognerebbe
riconsiderare: fare un censimento degli
spazi pubblici e privati abbandonati e destinarli ad attività sociali, invitando
le varie associazioni a presentare i loro progetti.
Intanto
lo sportello dell’Associazione delle donne di Bei City va subito riaperto nei
locali in cui operava, destinandoli stabilmente alla loro attività, o trovando
in tempi brevi un altro spazio.
Umberto Santino Presidente del Centro
Impastato – No mafia Memorial
centroimnpastato@gmail.com
–www.centroimpastato.com – www.nomafiamemorial.org
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