Con oltre centoquaranta furti accertati da gennaio a giugno del 2018, per i
21 arrestati ieri dai carabinieri la discarica di Bellolampo era diventata una
sorta di stazione di servizio personale dove rubare ogni giorno più di mille
litri di gasolio da rivendere poi al mercato nero dei carburanti e in parte da
dividere con familiari e amici. «Stiamo rimanendo qui tutti, per rubare pure,
hai capito?» spiegava al telefono, con tono infastidito, uno dei dipendenti
Rap arrestati alla moglie che gli chiedeva conto e ragione del suo ritardo nel
rincasare. Ogni giorno dodici dipendenti infedeli della Rap svuotavano i
serbatoi dei mezzi e le cisterne di carburante che finivano poi nelle mani di
13 ricettatori esterni. Un business da centinaia di migliaia di euro che i
carabinieri della compagnia di San Lorenzo coordinati dal procuratore aggiunto
Ennio Petrigni e dai sostituti Enrico Bologna e Maria Pia Ticino hanno bloccato
con i primi arresti in flagranza nel giugno del 2018 e con l’esecuzione ieri
all’alba delle 25 misure cautelari firmate dal gip di Palermo Giulia
Malaponte.
Centosettantadue i capi d’imputazione a vario titolo per associazione a
delinquere finalizzata al furto e alla ricettazione, furto e ricettazione
aggravati e false attestazioni di servizio nei confronti dei 25 fra dipendenti
Rap infedeli e ricettatori di carburante, quasi 200 mila litri di gasolio
trafugati in cinque mesi per un danno all’azienda partecipata che gestisce i
rifiuti a Palermo che supera i 200 mila euro, questi i numeri di un’indagine
dei carabinieri guidati dal maggiore Andrea Senes durata oltre un anno e mezzo
che ha permesso di scoprire un’associazione a delinquere che aveva creato un
meccanismo rodato per eludere le verifiche amministrativi e i controlli dei
vigilantes.
Tredici persone sono finite in carcere, 8 agli arresti domiciliari e 4
hanno l’obbligo di firma. Tredici devono rispondere a vario titolo di
associazione a delinquere finalizzata al furto e ricettazione, false
attestazioni in servizio, furto aggravato e ricettazione, mentre per gli
altri 12 il gip non ha riconosciuto il reato associativo e devono rispondere di
furto e ricettazione. Fra gli arrestati 11 sono dipendenti dell’azienda, mentre
altri tredici sono i ricettatori di carburante. «Con mesi di attività tecniche
abbiamo azzerato un’associazione a delinquere che ogni mese sottraeva dalla
casse della società Rap oltre 30 mila euro di carburante – sottolinea
il maggiore Andrea Senes – I dipendenti sottraevano il gasolio che poi
veniva gestito dai ricettatori. Fra questi anche i titolari di un distributore
di via Leonardo Da Vinci. Fra loro parlavano in codice e avevano trovato il
modo per dimostrare il maggior consumo di carburante».
A capo dell’associazione c’era Giovanni Calò, un dipendente dell’azienda
che sovrintendeva alle fasi decisionale, organizzativa ed esecutiva,
provvedendo anche al reclutamento dei complici esterni all’azienda ed
all’individuazione dei soggetti a cui vendere il carburante. C’erano le vedette
con il compito di controllare che nessuno arrivasse durante i prelievi di
gasolio, c’erano gli autisti che e gli addetti ai rifornimenti in costante
contatto tra loro durante i turni di lavoro. Per organizzare i furti
utilizzavano un linguaggio in codice nell’eventualità fossero intercettati.
— fr.pat.
La Repubblica Palermo, 30 giugno 2020
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