di Massimo
Gramellini
Quando ha
appreso che la maestra d’asilo Francesca Sivieri aveva avuto la bella idea di
riunire i suoi allievi in un parco di Prato per leggere loro
delle favole, un sindacalista fiorentino della Cisl ci è
rimasto secco. Con quel comportamento fuori dalla norma, è stato il suo
commento, la maestra danneggiava il buon nome delle colleghe
rimaste a casa, facendole passare per lavative. È infatti opinione
diffusa che chi cerca di svolgere con passione e inventiva il
proprio lavoro sia un soggetto asociale, la cui smania di fare bene, e di fare
più del dovuto, sortisce l’unico effetto di mettere in cattiva luce gli altri
membri della corporazione. Il talento e lo spirito di iniziativa
dei singoli vanno scoraggiati per continuare a
proteggere chi ne è sprovvisto sotto il mantello di una falsa idea di
uguaglianza, che si traduce (lo ha spiegato Galli della
Loggia sul Corriere di giovedì) nell’enunciazione pedante di
regole astratte.
Una simile visione del mondo ha prodotto disastri ovunque, e con particolare accanimento in Italia. Ma il finale di questa storia smentisce lo scrupolo del sindacalista, rovesciandone l’assunto. Molte altre maestre, lungi dal sentirsi offese o minacciate dal gesto della collega, hanno deciso di imitarlo, affollando di favole i prati di Prato (a distanza di sicurezza). Per la gioia immensa dei bambini, che non ne potevano più di stare lontano dai compagni. E per quella altrettanto grande dei loro genitori, che non ne potevano più e basta.
Il Corriere della sera, 06 giugno 2020
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