Giovanni Pileri ed Emanuele Busellini Jr. davanti alla targa che ricorda l'assassinio del campiere dei contadini di "Strasatto" |
Emanuele Busellini aveva 39 anni quando il 1° maggio del 1947 venne ucciso dalla banda di Salvatore Giuliano e gettato in una foiba. Quel giorno ebbe la sventura di imbattersi nel gruppo di fuoco che poco prima aveva sparato sulla folla di contadini radunati a Portella della Ginestra. I banditi in fuga passarono da contrada “Presto”, dove si trovava Busellini, che era campiere per conto dei piccoli proprietari del feudo Strasatto. “Giuliano, ben conoscendo la sua correttezza morale e civile, decise di sopprimerlo per eliminare un testimone scomodo”, racconta Francesco Petrotta nel libro “Salvatore Giuliano, uomo d’onore”.
In più
occasioni Busellini, per difendere gli interessi di quei contadini, si era
scontrato –infatti- con l’allevatore Benedetto Minasola, un favoreggiatore
della mafia di Monreale e della banda guidata dal “re di Montelepre”. Il
campiere, disarmato e sequestrato, venne portato a Valle Monaco, in contrada
Mungilicausi, dove fu ucciso da Salvatore Ferreri e gettato in una fossa
profonda 30 metri. Il suo corpo venne ritrovato dalle forze dell’ordine il 22
giugno dello stesso anno, su indicazione dello stesso Ferreri, detto “Frà
Diavolo”.
Busellini non
era però solo un campiere. Era il papà di Angela, di appena due anni ed il
marito di Caterina La Barbera, che in grembo portava un altro figlio: Emanuele,
nato tre mesi dopo l’uccisione del genitore, di cui porta il nome. Oggi quel
bambino cresciuto senza un padre ha 73 anni. E’ stato lui ieri mattina, insieme
a Giovanni Pileri della Cgil di Altofonte, a deporre una corona di fiori
all’imbocco della foiba. Il giorno prima aveva invece percorso i cinque
chilometri lungo il sentiero che dalla strada porta a Valle Monaco. Insieme a
lui un gruppo di escursionisti, a piedi ed in mountain bike. Venuti da più
parti per rendere omaggio alla memoria di quella che viene considerata la
tredicesima vittima della strage del 1° maggio ’47. Così come la definì
l’allora Prefetto di Palermo, Cesare Vittorelli.
A distanza di 73 anni, a tenere vivo il ricordo di Busellini sono la Camera del lavoro di Altofonte e l’Associazione Portella della Ginestra. Che hanno organizzato una due giorni di commemorazione: ieri mattina una passeggiata ecologica lungo l’itinerario che dall’abbeveratoio di Strasatto porta alla foiba. Oggi la deposizione di una corona di fiori nel luogo dell’omicidio. Ad individuarlo quattro anni fa furono proprio la Cgil di Altofonte e l’associazione Portella della Ginestra. Ed oggi in quel luogo di dolore c’è una targa che ricorda la vittima innocente del banditismo mafioso.
vallejatonews.it, 22 giugno 2020
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