di Emanuele Lauria
Il pasticcio dei tamponi duplicati che ha fatto
gonfiare la cifra dei positivi Covid e gli interrogativi rimasti sul campo. Perché per oltre un mese nessuno ha detto nulla? Senza quell’errore le misure
restrittive sarebbero state le stesse?
Da quanto tempo la Regione era a conoscenza
dell’errore sul conteggio dei positivi in Sicilia? Perché l’amministrazione non
ha informato l’opinione pubblica della possibilità che i dati fossero non
veritieri? In che modo questi numeri sbagliati hanno condizionato le scelte
della giunta sulla restrizione delle libertà personali e sull’assistenza
ospedaliera? E, infine, la " scoperta" dei numeri corretti cambierà
le politiche anti-Covid del governo Musumeci?
Sono gli interrogativi che emergono dal caso del drastico ridimensionamento
del numero dei contagiati in Sicilia, fatto dalla Regione con un riallineamento
che ha, in sostanza, eliminato un errore marchiano: sulla piattaforma
informatica erano state caricate più volte le stesse persone. Pazienti che avevano
ripetuto i tamponi o che erano stati registrati da due aziende diverse (l’Asp e
l’ospedale, ad esempio). I malati, per il sistema informatico, erano soltanto
numeri: solo a inizio giugno si è passati a un sistema che memorizza nomi,
cognomi e luoghi di residenza. Evitando duplicazioni.
Il risultato, ora, fa diventare l’Isola «quasi Covid free», per dirla
con Palazzo d’Orleans: oltre 650 positivi in meno rispetto ai dati ufficiali
diramati fino a mercoledì, da 807 a 150 (e ieri la cifra è scesa ancora a 140).
Un esito che incute ottimismo ma che di contro solleva dei dubbi sull’operato
dell’amministrazione, rilanciati dall’opposizione all’Ars, che ieri con il
capogruppo del Pd Giuseppe Lupo ha chiesto l’istituzione di una commissione
d’inchiesta. Mentre la deputata di M5S Jose Marano rivela che «i dati
sbagliati sui pazienti Covid erano già stati denunciati a fine maggio con
un’interrogazione a Musumeci rimasta senza risposta».
I sospetti che i dati fossero sbagliati circolavano sin da fine aprile, fra
Palazzo d’Orleans e piazza Ziino, ma la certezza è arrivata dal commissario per
il Covid nell’Asp catanese, Pino Liberti, che già una decina di giorni dopo la
sua nomina (avvenuta il 7 maggio) aveva avvertito l’assessore Ruggero Razza
delle cifre errate. Da un semplice controllo empirico con le Usca (le unità che
fanno assistenza a domicilio ai pazienti Covid) e con i medici
ospedalieri, Liberti ha capito che la realtà era diversa da quella che ogni
giorni la Regione illustrava con i suoi bollettini. E infatti alla fine da
Catania sono saltati fuori 294 guariti non conteggiati. La Regione ha comunque
preferito non dare alcuna comunicazione dell’errore fino a tre giorni fa.
Perché? «Non era un dato fondamentale», è la spiegazione che giunge dagli
uffici. E lo stesso Razza ha precisato che tutte le decisioni prese si sono
basate su altri criteri, quali i nuovi positivi e i ricoveri. Ma siamo certi
che, se avesse saputo che a casa c’erano meno persone malate, e dunque meno
pazienti che potenzialmente potevano aggravarsi e finire in ospedale, la giunta
non avrebbe ridimensionato prima i reparti Covid a vantaggio delle altre
specialità fortemente penalizzate? «In questi mesi è aumentata la mortalità di
cardipatici e malati oncologici, non sono state fatte le Tac, si sono allungate
le liste d’attesa dei reparti pediatrici: tutto ciò, alla luce di questi
numeri, era necessario?» , chiede Lupo. L’amministrazione sottolinea che il
numero dei posti letto Covid da approntare in Sicilia (circa tremila) è
stato imposto all’inizio dell’emergenza da Roma e che, in ogni caso, non si
poteva fare nulla per cambiarlo. E i provvedimenti restrittivi? «Siamo certi —
ancora Lupo — che non si poteva fare ripartire qualche attività prima, che sia
stato giusto far chiudere i panifici la domenica o impedire persino la consegna
dei cibi a domicilio?». E ora? La scoperta di una realtà meno grave del
previsto convincerà la Regione a ulteriori allentamenti delle restrizioni?
Non è previsto, in realtà, e anche la Fase 2 degli ospedali va avanti senza
cambiamenti: confermata la quota di 900 posti letto riservata ai pazienti
Covid. Lupo sottolinea il rischio più grosso: «Con il passare delle ore e il
rimbalzare della notizia dei dati sbagliati, si sta creando un pericoloso
effetto nell’opinione pubblica, che da adesso in poi può essere portata a
sottovalutare il rischio di contagio pensando che i dati della Regione sono
stati, e potranno essere ancora, inattendibili» . Un pericolo, questo, che ad
avviso di tutti non si può correre.
La Repubblica, 21 giugno 2020
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