Ancora oggi tanta emozione nel rileggere e ripubblicare "Corleone scrive una lettera
al mondo" di Daniela Paternostro, mia figlia, che allora (1996) frequentava il liceo classico...
DANIELA PATERNOSTRO
Tutto è iniziato come tutti sapete: con la lupara e col sangue, col pianto
e il silenzio. Da quegli anni lontani non mi è stata mai data la possibilità di
parlare davvero. Nessuno ha mai dato spazio ai miei sentimenti e al mio cuore,
nessuno ha voluto mai ascoltare la mia vera voce.
Adesso sono qua, emozionata. Forse capita così quando per tanto tempo si
desidera qualcosa e, quando sembra di toccarla, si è disorientati e non si sa
bene cosa fare.
Mi sembra di essere sul palcoscenico e voi di fronte a me - impazienti – mi
fissate cogli occhi stupefatti e coi volti ansiosi di ascoltare la mia voce, la
mia vera voce. Infatti è questo che voglio fare e non userò le solite frasi
fatte, i soliti luoghi comuni che si ripetono ininterrottamente da tanto tempo.
È la mia vera voce questa, una voce che sicuramente non pronuncerà grandi
discorsi composti da grandi parole, ma soltanto semplici sentimenti, speranze,
idee, così come arrivano alla mia mente. Non conosco nessuno di voi, eppure
voglio parlare al mondo. Strano, vero? Voi, invece, mi conoscete, almeno una
volta avete sentito parlare di me, di Corleone, della famigerata Corleone
“capitale della mafia”.
Vi chiedo di ascoltarmi senza pregiudizi. Per un momento cancellate i volti
che hanno caratterizzato la mia storia oscura, per un momento pensate solo ad
un cuore che batte forte, che è combattuto dalla paura di esporsi e dal
desiderio di raccontarsi davvero. Se sto trovando il coraggio di espormi è
perché vedo tanti cuori sinceri che battono forte, che hanno voglia di futuro.
Ascoltatemi e non giudicatemi con superficialità.
Lo so che i vostri sguardi sono diffidenti; lo so che in questo momento
nella vostra mente passano i volti dei grandi boss della mafia, quelli che
hanno contribuito enormemente a rendermi “famosa”, mettendomi una maschera. Sì,
una maschera! Voi per tanti anni avete visto una maschera, la mia maschera, ma
io non sono maschera. Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella
sembrano essere stati gli unici miei cittadini.
È stato facile pensarlo e non vi condanno per questo.
Adesso, però, provate a pensare a volti di santi come Leoluca e Bernardo, a
volti di eroi come Francesco Bentivegna, Bernardino Verro e Placido Rizzotto, a
volti di artisti come Giuseppe Vasi e Pippo Rizzo, a volti di uomini di cultura
come don Giovanni Colletto. Sono anche loro figli miei, ma molti di voi non lo
sanno. Pensate a tutte le persone che per tanti secoli hanno vissuto all’ombra
di questa mia torre saracena, nelle mie strade, nelle mie case: gente semplice,
umile, che ha lavorato con fatica e sudore la terra, ma che in particolari
momenti storici ha sentito forte la voce della libertà. È successo nel 1282 con
i Vespri, nel 1848 e nel 1860 col Risorgimento, nel 1892-94 con i Fasci
siciliani, negli anni ’50 con le lotte per le terre.
Pensate adesso ad un ragazzo. Non è difficile pensare ad un ragazzo
qualunque, vero? Tutto normale: riuscite persino ad immaginare la sua voglia di
vivere, la sua voglia di futuro.
Adesso pensate ad un ragazzo che abita a Corleone: ecco che scatta la molla
del pregiudizio. È giusto? Ogni persona, dalla più piccola alla più grande, ha
dentro di sé cuore e sentimenti, speranze e timori, certezze e incertezze,
dubbi e paure. Tutto questo merita rispetto in ogni angolo del mondo. Allora mi
chiedo: è giusto che un ragazzo per il solo fatto di essere corleonese debba
subire umiliazioni, sguardi di diffidenza? È giusto?
Per questo sto qui a parlare, a gridare con tutta la mia forza di aiutarmi
a eliminare i pregiudizi, ad eliminare le maschere. Ve lo chiedo per questi
miei ragazzi e per tutte le persone con un cuore puro e ricco di speranza.
La mia è una piccola voce, me ne rendo conto. Ma se le vostre si unissero
alla mia? Qualcosa cambierebbe, ne sono certa. Cancellate dalla vostra mente i
volti oscuri di una Corleone vecchia, che esiste sempre di meno, sostituiteli
con gli occhi colmi di speranza dei tanti ragazzi che amano la loro Corleone,
consapevoli del passato e fiduciosi del presente. Non condannateli. Può
chiamarsi “colpa” amare la terra su cui si è radicati, dove cresce e si
sviluppa la vita di un essere umano?
A volte ascolto alcuni miei ragazzi parlare tra loro. Dicono:”È terribile
farsi rincorrere per tutta la vita dalla propria ombra, dai fantasmi del
passato. Noi vogliamo luce. Vogliamo luce”.
È la luce che vogliono i miei ragazzi, la luce della libertà.
1 commento:
Salve ho letto tutto e mi sono commosso e l’ho trovato interessante, ho aperto un negozio che si chiama Corleone a Messina prodotti tipici Bio e siciliani a Messina , io lo fatto Assieme a mia moglie perché Corleone e un paese bellissimo come tutti gli altri paesi ed è giusto che si valuti così bellissimo e tanta pace e gentilezza che c’è , i miei genitori erano corleonesi, (Valorizziamo questo paese bellissimo)��❤️��
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