Il dott. Fulvio Manno |
Intervista esclusiva di Dino Paternostro al dott. Fulvio Manno,
commissario straordinario a Corleone nel 1993, che intitolò la piazza più
grande della città a Falcone e Borsellino, e tante altre vie alle vittime
innocenti di mafia, tra cui Placido Rizzotto.
DOMANDA: come nacque l’idea dell’intitolazione
della Piazza ai giudici Falcone e Borsellino ed alcune vie alle vittime della
mafia?
MANNO: Nella qualità di Commissario
Straordinario di Corleone, dal 22 aprile 1993 al 26 luglio 1993 , da subito mi
ero reso conto della necessità di dare un forte segnale della presenza dello
Stato.
Parlando con un cittadino corleonese, di cui
non ricordo il nome, lo stesso mi fece osservare che a Corleone esistevano le
vie Bagarella e Liggio, intestate a cittadini corleonesi benemeriti che non
avevano nessun collegamento con la mafia, mentre non esisteva alcuna via che ricordasse
le vittime della mafia, con ciò potendo ingenerare nei giovani che non conoscevano
la storia della Città un’errata valutazione su tali nomi che ricorrevano nelle
cronache giudiziarie.
Ho recepito immediatamente l’osservazione e già
il 10 luglio 1993 ho dato disposizioni all’ufficio tecnico per l’intestazione
di alcune strade alle vittime della mafia, tra cui Placido Rizzotto, il
sindacalista corleonese ucciso dalla mafia nel 1948, diventato noto al grande
pubblico solamente nel 2000 grazie al film di Pasquale Scimeca, ed in particolare ai magistrati Falcone e
Borsellino avvalendomi dell’art. 8 della legge regionale 12 marzo 1986 n. 10
che dava tale possibilità in deroga alla normativa sulla toponomastica che
imponeva di dedicare vie a piazze solo dopo 10 anni dalla morte.
Infatti il 16 luglio 1993 ho fatto un comunicato
stampa a tal proposito.
Città Nuove nella manifestazione del 18 luglio
1993 propose di intestare ai giudici anziché due strade la piazza principale
del paese.
La delibera n. 247 del 22 luglio 1993, con cui fu intitolata a Falcone e Borsellino la piazza V. Emanuele III |
L’idea mi sembrò eccellente per l’importanza
della piazza dove si svolgevano le feste, le manifestazioni e per la presenza
della Caserma dei Carabinieri.
Così il 22 luglio 1993 adottai la delibera 247
di intitolazione della piazza principale del paese, dove si svolgevano tutti
gli eventi più importanti, ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, una Piazza
alle vittime della mafia, e tre vie a Francesca Morvillo, Emanuela Loi e
Placido Rizzotto.
L’importanza dell’operazione non è solo
nell’intestazione della Piazza ma nella rivoluzione toponomastica in funzione
antimafia, per scuotere fortemente un paese che in quel periodo era ancora in
una situazione di dormiveglia.
Successivamente dal 27 luglio lasciai il Comune
per andare in ferie ed il Presidente della Regione nominò un altro Commissario.
Da segnalare che immediatamente dopo la
delibera ricevetti a casa alcune telefonate di protesta dei monarchici.
Il nuovo Commissario Francesco Fazio, in data
primo settembre 1993, revocò la delibera restituendo l’intitolazione della
piazza a Vittorio Emanuele.
Tale decisione divenne immediatamente un caso
nazionale, il Presidente Campione, sostituì Fazio in 24 ore e nominò Nicolò
Scialabba con il preciso mandato di ripristinare quanto avevo fatto in merito
all’intitolazione della Piazza.
Ovviamente vi furono altre proteste dei
Monarchici che denunciarono Campione per abuso d’ufficio per avere sostituito
Fazio.
L’apposizione della targa ufficiale avvenne il
29 gennaio 1994 ad opera del nuovo Sindaco Giuseppe Cipriani.
DOMANDA: Altri episodi particolari della sua
esperienza corleonese?
MANNO: Si, la pratica dell’iscrizione nel
registro di anagrafe di Salvatore Riina. A maggio 1993 Riina presentò
un’istanza di reiscrizione nei registri di anagrafe del Comune di Corleone. Il
Segretario Generale del Comune di Corleone, dott. Martino Spatafora mi presentò
all’ultimo minuto prima di andare via dal Comune già in piedi sulla porta
dell’ufficio, a metà maggio, la delibera di reiscrizione sottolineando che si
trattava di un atto di routine poiché era la reiscrizione di un cittadino
corleonese cancellato poiché era diventato irreperibile. Dopo avere accertato
di cosa si trattasse dissi al segretario leggo il provvedimento a casa e
dopodomani, quando torno la firmo, ed al
segretario che mi aveva
sottolineato l’urgenza dell’adozione, risposi per 48 ore non muore nessuno. La tesi del segretario era che poiché il
Riina era stato cancellato per irreperibilità toccasse al Comune dove prima era
iscritto reiscriverlo nei registri di anagrafe. La mia tesi era, invece,
quella, che la reiscrizione dovesse essere accompagnata dall’effettiva
residenza e ciò non era possibile per l’ergastolo che Riina stava scontando nel
Carcere romano di Rebibbia per cui era il Comune di Roma a dovere provvedere
all’iscrizione nei propri registri di anagrafe.
L’interesse era dovuto al fatto che Riina
doveva sposarsi e fare le pratiche presso il Comune era molto più facile.
Poiché vi erano due tesi giuridiche dissi al
Segretario di porre apposito quesito sotto il profilo squisitamente giuridico
al Prefetto di Palermo che ha tra i suoi compito quello della vigilanza sulla
tenuta dei registri d’anagrafe.
Dopo nemmeno due settimane arrivò la risposta
della Prefettura con la firma Campanile per il Prefetto, dicendo di applicare
il DPR 223/89 cioè non rispose al quesito posto.
Al che riproposi la questione a mia firma in
data 28 giugno 1993 e la risposta arrivò a distanza di diversi mesi nel 1994, dopo
che si era insediato il nuovo sindaco Cipriani.
La seconda volta il Prefetto confermò la
validità della mia tesi giuridica, poiché ho letto sui giornali che Riina aveva
denunciato il Sindaco Cipriani per non averlo iscritto nei registri d’anagrafe
del Comune di Corleone.
Questo episodio, conferma la difficoltà
“ambientale“ in cui un pubblico funzionario doveva svolgere le proprie funzioni
, potendo tranquillamente scegliere soluzioni più comode di quieto vivere
stante che alle volte mancava un adeguato supporto a più alto livello come
dimostrato dalla prima risposta della Prefettura di Palermo anche in relazioni
ai tempi di risposta, immediata la prima volta, dopo parecchi mesi la seconda.
DOMANDA: è stato un periodo impegnativo?
MANNO: Si perché contemporaneamente svolgevo le
funzioni di Coordinatore dell’Ufficio del Personale della Presidenza della
Regione ed ero stato nominato già alcuni mesi prima Commissario Straordinario
del Comune di Avola.
DOMANDA: è stato più impegnativo l’incarico
svolto a Corleone o ad Avola?
Certamente Avola, non solo sotto il profilo
amministrativo. Ricordo che vi erano state diverse intimidazioni dovute al
racket del “pizzo” per cui come Comune patrocinai la nascita di un’associazione
antiracket, ACASIA e proclamai un giorno dedicato a manifestazioni per la lotta
alla criminalità. Inoltre in raccordo con le altre forze dell’ordine ho
istituito le ronde notturne della Polizia Municipale per il controllo del
territorio. Al riguardo ho avuto un piccolo problema “tecnico”. Il Corpo della
Polizia Municipale aveva nel suo organico molte donne e non sembrava opportuno comporre
pattuglie miste. Allora indicai al Comandante della Polizia Municipale di
organizzare pattuglie di 2 uomini oppure di due donne ed un uomo.
DOMANDA: Nel corso della sua attività
lavorativa ha avuto qualche momento difficile?
MANNO: Si a Trapani come Direttore Generale
dell’Azienda Sanitaria Locale. L’Ospedale di Alcamo era di fatto gestito da una
banda di delinquenti collegati alla cosca mafiosa Melodia. Il Dott. Ignazio
Melodia, condannato ad oltre 10 anni come capomafia di Alcamo, era un medico
dipendente dell’Azienda. Non appena ho avuto notizia di tale condanna, senza
aspettare che diventasse definitiva a seguito dell’appello e dell’eventuale
impugnazione in Cassazione, di mia iniziativa e sotto la mia personale
responsabilità, ho iniziato il procedimento disciplinare, lungo e complesso,
per il licenziamento avvenuto dopo più di un anno dall’inizio. Ho subito alcune
intimidazioni e sono stato sotto tutela della Digos di Trapani. Dopo le mie
denunce i Carabinieri iniziarono una seria attività d’indagine che ha portato,
qualche anno dopo al licenziamento di alcuni infermieri alcamesi. Così
l’Ospedale è ritornato a servire la collettività senza più essere piegato ad
interessi criminali. Della mia esperienza trapanese, circa 2 anni e mezzo,
potrei scrivere, un libro ed anche in tale occasione non ho avuto il supporto
della locale Prefettura. In compenso ho avuto il conforto della Questura,
diretta dal Dott. Domenico Pinzello.
20 giugno 2020
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