Una scena del film "Il delitto Mattarella" |
Tra fiction e inchiesta nel
film 'Il delitto Mattarella' di Aurelio Grimaldi, in sala dal 2
luglio con Cine1 Italia, scorre un bel pezzo di storia italiana degli anni
Ottanta, piena di molte ombre e poche luci.
Digos, servizi segreti, P2,
Democrazia Cristiana, neo-fascisti, banda della Magliana, mafia, un Andreotti
luciferino e silenzioso, insomma non manca nulla a questo film con al centro la
feroce uccisione del presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella
(David Coco), fratello di Sergio, attuale presidente della Repubblica, massacrato
a colpi di pistola mentre era in auto con la moglie Irma (Donatella
Finocchiaro) il 6 gennaio del 1980.
Il film, tratto dal libro
omonimo di Grimaldi (edito da Castelvecchi), ci tiene più volte a dire il
regista, non è altro che il frutto degli atti giudiziari dei vari processi, con
alcune libertà.
È il caso di Andreotti che
si vede incontrare in Sicilia Riina, fatto mai davvero provato, nonostante le
testimonianze di otto pentiti, ma da molti ritenuto possibile. Ma il regista
oggi a Roma all'incontro stampa non ci sta al fatto che il film sia stato
bocciato ben due volte (prima con il titolo Bianco rosso sangue) dalla
Commissione Mibact:
"Com'è possibile che
siamo finiti in fondo a una lista di 36 film in due delle tre categorie
considerate e penultimi per quanto riguarda la sola regia? Il giudizio della
commissione nel 2019 - ribadisce il regista - è stato secondo me un po'
forzato. Ho chiesto così di mandarmi i verbali per contestare questa bocciatura
e, al limite, rivalermi, ma mi hanno detto che non ci sono. E questa è una cosa
assurda". Per quanto riguarda la famiglia Mattarella, Grimaldi si augura
"che il film venga visto dal Presidente" e rivela che, mentre stava
scrivendo la sceneggiatura, ha avuto una lunga conversazione con il figlio di
Piersanti, Bernardo, "che mi ha dato suggerimenti sulla figura di Sindona
(Lollo Franco) e sul suo tentativo, nella villa di Torretta, di farsi sparare a
una gamba sotto anestesia. E mi ha anche detto di considerare di più Rosario
Nicoletti (Leo Gullotta)".
Il film, definito
"militante" dallo stesso Grimaldi, ricostruendo il clima politico che
ha preceduto l'omicidio Mattarella, avversato dai capicorrente siciliani del
suo partito, prende di mira anche Berlusconi e Dell'Utri, ma attacca anche con
più virulenza Andreotti: "La sentenza che ha considerato prescritti i
reati di mafia di questo uomo politico italiano è una vergogna. E devo dire
che, proprio per questa sentenza, mi vergogno oggi di essere italiano, di
vivere in un paese che ha permesso ad Andreotti di restare senatore della
Repubblica fino alla morte".
Fra le tesi portanti de 'Il
delitto Mattarella', il fatto che fu Valerio Fioravanti, nonostante la sua
assoluzione, il vero assassino e così, non a caso, Grimaldi indugia su una
scena in cui la moglie del politico indica con forza la foto dell'ex leader dei
Nar.
Nella prima conferenza
stampa post-Covid non da remoto oggi alla Casa del Cinema di Roma, si è parlato
anche molto dell'oblio di questa figura politica vittima della mafia:
"Solo qualche via a lui dedicata, nessuna fiction.
Il Presidente della
Repubblica - dice il regista - ha ricordato il fratello solo una volta in un
suo discorso: una cosa che, alla fine, è solo da apprezzare".
Nel cast del film di
Grimaldi, scrittore tra l'altro di Mery per sempre e del soggetto di Ragazzi
fuori, anche Antonio Alveario, Claudio Castrogiovanni, Nicasio Catanese,
Francesco Di Leva, Sergio Friscia, Ivan Giambirtone, Guia Jelo, Francesco La
Mantia, Tuccio Musumeci, Tony Sperandeo, Andrea Tidona e Vittorio Magazzù.
Giornale di Sicilia, 20 giugno 2020
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