Serafino Petta legge i nomi delle vittime della strage |
Palermo 1 maggio 2020 - “Dal ricordo delle lotte dei lavoratori e dei
morti di quegli anni dobbiamo tirare fuori l'energia per combattere la pandemia
che ci confina a casa e per costruire una società del lavoro”. L'ha dichiarato
il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo, che stamattina si è recato a
Portella della Ginestra per rendere omaggio alle vittime della strage del 1°
maggio 1947. Niente corteo, per questo Primo Maggio, da Piana degli
Albanesi al memoriale di Portella, come sempre da 72 anni a questa parte. Due
cerimonie ristrette soltanto: prima la deposizione di una corona al
cimitero, poi i fiori poggiati al sasso di Barbato, accanto ai nomi dei martiri
di Portella. Presenti, oltre al segretario Cgil Enzo Campo, Serafino
Petta, 89 anni, superstite della strage e presidente onorario dell'associazione
Portella della Ginestra, che con forte commozione ha letto i nomi delle
12 vittime, Papas Jani Pecoraro e il sindaco di Piana degli Albanesi Rosario
Petta.
“Siamo addolorati, perché oggi il Primo Maggio di Portella
non è affollato dei tanti dirigenti sindacali e militanti e della gente che
spontaneamente ogni anno si riversava in questo luogo. Il nostro pensiero
va alle migliaia di persone che avrebbero voluto essere qui e che non ci
sono ma la Cgil ha ritenuto irrinunciabile contribuire a fermare il dilagarsi
del coronavirus - ha esordito Enzo Campo - Questa Festa assume quest'anno un
valore particolare e ci induce a una riflessione importante. Portella non
rappresenta solo l'eccidio del 1° maggio 1947, dove morirono trucidate 12
persone, uomini, donne e bambini innocenti, giunti in questo luogo per
festeggiare le lotte e le rivendicazioni di quegli anni. La conquista
della terra significava la conquista del lavoro, dei diritti, della
dignità, della libertà, della giustizia, della democrazia. Ma la mafia e il
banditismo non tolleravano che le persone potessero ribellarsi. Dobbiamo da
questa memoria tirare fuori l'energia fondamentale che ci deve consentire oggi
di contrastare questa epidemia che ci tiene confinati dentro casa”.
Il segretario Enzo Campo ha anche ricordato la memoria
dei 69 dirigenti sindacali della Cgil uccisi a partire dal 1943 e fino al 1956,
caduti durante la conquista delle terre, per il riscatto della giustizia
sociale e per la libertà. “Hanno pagato con la propria vita per quelle lotte.
Oggi ricordiamo anche il loro impegno sociale – ha proseguito Campo – Portella
è stata eletta a sacrario del movimento sindacale non soltanto siciliano ma
dell'Italia intera, dell'umanità. E in questo momento, in cui per la
pandemia il Paese è fermo, e una grande sofferenza ha colpito il
mondo intero, da questo sacrario avvolto da un grande silenzio, ove tutto urla
di dolore, ma dove risuonano anche urla di gioia e grida di speranza,
bisogna tirare fuori l'energia per costruire una società migliore.
Questo è ciò che veramente vogliamo: una società dei diritti, una società del
lavoro e per il lavoro”.
“E quando parliamo di lavoro – continua
Enzo Campo - pensiamo ai tanti modi di lavorare, all'approccio diverso dei
giovani al mondo del lavoro, ai diversi contratti di lavoro. Ma per tutti,
indistintamente, per i subordinati, i precari, per chi è
a partita Iva e per i collaboratori, uguali devono
essere i diritti. In questa nuova società centrale deve diventare il tema del
lavoro, ancora una volta il lavoro come emancipazione e come libertà”.
Oggi a Portella, al fianco della Cgil Palermo,
avrebbe dovuto esserci la Flc Cgil, la categoria della Scuola e
dell'Università. “Dovevamo essere qui con i nostri colleghi della scuola.
Perché oltre alla Sanità, che come si è capito svolge una funzione fondamentale
nella vita degli uomini e delle donne, in un paese democratico come il nostro
l'altra grande questione è quella del sapere. Il sapere per tutti, la
conoscenza, per rendere veramente libere le persone ad affrontare
la vita e le condizioni di lavoro. Nel nostro Paese c'è bisogno di
formazione, di saperi, in particolar modo per le persone più deboli, per tutti
quelli che non hanno opportunità. Solo una giusta formazione può guidare la
gente al riconoscimento di un giusto lavoro. Uno spazio democratico, una
società civile si deve basare sulla solidarietà, sui diritti, sul lavoro
sul sapere come volano fondamentale per la democrazia. Nella nostra
agenda sindacale diventa irrinunciabile la lotta per rivendicare il
lavoro per tutti, la salute e la sicurezza sui posti di lavoro, la scuola e la
sanità. Vogliamo costruire una società dove il lavoro è libertà, dove la
salute e la sicurezza sono ai primi posti dell'agenda politica e la sanità
pubblica diventi fiore all'occhiello nel nostro Paese. Una società dove il
lavoro è emancipazione dal bisogno e realizzazione dei sogni”.
"Questo è un primo maggio
particolare per la nostra regione ed il nostro Paese - scrivono in una nota i deputati regionali del Pd - che stanno attraversando una
crisi pesantissima dovuta ad un’emergenza sanitaria che ha cambiato
profondamente la vita di ognuno di noi. Oltretutto il primo maggio è una data che
per la Sicilia ha un significato ancora più profondo, legato a ciò che avvenne
nel 1947 a Portella della Ginestra ed alle vittime di una strage, mossa da un
oscuro intreccio di interessi e dalla mano mafiosa, che ha drammaticamente
segnato la storia della nostra terra. Oggi più che mai la classe politica e
dirigente, a tutti i livelli, oltre a pensare a chi non ha un lavoro, deve
difendere tutti quei lavoratori che si trovano di fronte ad incertezze e nuove
difficoltà"."La strage di Portella della Ginestra - dichiara il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando - fu il primo esempio dell'utilizzo
della mafia da parte di una parte politica per destabilizzare la democrazia in
Italia, con il bandito Giuliano incaricato del "lavoro sporco", della
mattanza di dirigenti sindacali, rappresentanti dei braccianti, esponenti della
sinistra istituzionale. Oggi ad oltre 70 anni di distanza la mancanza di una
verità storica e giuridica su quei fatti non è solo un'offesa alle vittime e ai
loro familiari, ma è anche una macchia nella storia dello Stato."
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