Camillo Maura, le scuse su Facebook |
Sono arrivate già ieri sera le scuse di Camillo Maura, ex assessore del comune
di Ceccano, in provincia di Frosinone, al comune di Corleone, dopo che, in uno
sciagurato post sulla sua pagina Facebook, aveva pubblicato una foto taroccata
dove Ceccano (dopo che era stato trovato un uomo morto nel carrello di un
supermercato) diventava come Corleone, cioè delinquenza e mafia.
“Chiedo sinceramente ed umilmente scusa a tutti gli abitanti di Corleone
– ha scritto Maura -, che si sono comprensibilmente
sentiti offesi dall’immagine infelice che ho impulsivamente pubblicato sulla
mia pagina Facebook e che non rende in alcun modo giustizia a tutti loro e alla
loro terra. Non volevo in alcun modo denigrare o
sminuire il valore di tutti i Corleonesi che, da sempre, combattono in prima
linea contro la criminalità organizzata,
dimostrando forza e coraggio
smisurato. Il mio è stato un gesto impulsivo, compiuto con troppa leggerezza,
in un momento di rabbia, a seguito di alcuni eventi dolorosi avvenuti ultimamente
nella mia amata Ceccano”. “Spero che voi
tutti cittadini di Corleone possiate accettare le mie più sentite e profonde
scuse”, ha concluso il suo post l’ex assessore Camillo Maura.
Il giorno precedente, Nicolò Nicolosi, sindaco di Corleone, aveva
protestato con fermezza contro il post di Maura. “Respingiamo con sdegno – aveva scritto Nicolosi - le volgari allusioni ad una Corleone terra
di mafia e di delinquenza e, per tutelarne l’onore e la dignità, diamo mandato ai nostri legali per
perseguire in tutte le sedi il sig. Maura e quanti dovessero insistere nel
denigrare la nostra comunità”, aveva concluso
il sindaco di Corleone. Probabilmente le scuse di adesso
chiuderanno la vicenda, che ha lasciato tanta amarezza nell’animo dei tanti corleonesi
onesti.
Non sarebbe male, però, che la stessa vicenda servisse ai corleonesi onesti
e in buona fede a fare una seria e profonda riflessione per capire qual è il
modo più efficace per scrollarsi di dosso il marchio di paese di mafia e
recuperare un’immagine positiva in Italia e nel mondo. Sicuramente non è
urlando contro quelli che accostano la parola mafia a Corleone che vinceremo la
battaglia. Ho letto dei post in cui alcuni corleonesi (sicuramente in buona
fede) consigliano a chi parla male di Corleone di sciacquarsi la bocca con l’aceto.
Errore gravissimo: questa frase è bruciata perché anni fa l’ha utilizzata il
boss mafioso Luciano Liggio, in un’intervista di Enzo Biagi. Non possiamo
difendere Corleone come pensano di difenderla i mafiosi di Corleone.
Dobbiamo avere chiaro che la Corleone degli onesti ha nemici esterni, ma
anche nemici interni. La “santa alleanza” di tutti i corleonesi contro tutti “gli
altri” non ha senso e non può funzionare. Il mondo non si divide in Corleonesi
e non-Corleonesi, ma in onesti e disonesti, in mafiosi e antimafiosi. Noi
corleonesi onesti dobbiamo essere i primi a prendere le distanze dai corleonesi
disonesti e mafiosi. Dobbiamo gridare forte che a Corleone c’è stata (e c’è) la
mafia, ma ci sono state (e ci sono) le forze che vogliono combatterla. La Corleone
degli onesti non ha bisogno che qualcuno le insegni la lotta alla mafia, perché
può vantare un’antimafia antica quanto la mafia. Quindi, dobbiamo andare a
testa alta nel mondo, rivendicando che i primi a combattere i mafiosi e i
disonesti siamo noi. Solo così potremo essere credibili. Le urla sconsiderate
contro tutto e tutti e l’unità indistinta di tutti i corleonesi contro il resto
del mondo ci danneggia, perché da l’impressione al mondo che (in fondo in
fondo) vogliamo difendere i mafiosi perché siamo noi stessi mafiosi, oppure amici
dei mafiosi o, bene che vada, succubi dei mafiosi. Non è giusto. E non
funziona. (dp)
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