a cura di Alessia Candito, Dario Del Porto, Salvo Palazzolo
La lista dei 376 mandati ai domiciliari per motivi di salute connessi al
rischio Covid non è solo un pezzo di storia delle mafie. È, soprattutto, la
cronaca attualissima di boss manager, uomini e donne, che con i loro affari si
sono infiltrati nel tessuto economico del nostro Paese, da Sud a Nord. Si
tratta, in parte, di detenuti arrestati nei mesi scorsi, e dunque ancora in
attesa di giudizio. I loro nomi richiamano recenti operazioni di procure e
forze dell’ordine. Altri sono stati invece già condannati, negli ultimi anni.
Repubblica è tornata a riesaminare la lista degli scarcerati finiti
agli arresti domiciliari perché quei nomi indicano storie di clan-aziende
spesso in piena attività. E, magari, affari non del tutto bloccati. Mentre
altri complici potrebbero essere ancora sul territorio, lo stesso dove i
detenuti ai domiciliari sono stati trasferiti. C’è di più: molti dei proventi
realizzati da questi boss potrebbero non essere stati sequestrati. È la ragione
per cui i mafiosi usciti dal carcere rappresentano un potenziale pericolo. La
lista dei 376 posti ai domiciliari è ora all’attenzione delle procure
distrettuali antimafia, che tengono sotto controllo le dinamiche delle cosche.
Sono soprattutto i boss manager tornati nelle loro abitazioni a preoccupare chi
indaga. I boss manager che conservano la chiave di relazioni, affari e
patrimoni, il vero capitale delle mafie.
La Repubblica, 9 maggio 2020
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