STEFANO LANDINI*
Oggi padre e
figlio di una ricca famiglia veneziana che ha fatto fortuna, con i cocktail e
la ristorazione, occupano i due più importanti quotidiani italiani con due
interviste. In uno il padre cita i suoi milionari incassi e gli strali verso lo
Stato che impedisce la libertà e il figlio che annuncia di essersi curato dal
coronavirus, da solo a New York (con la Tachipirina, bisognerà dirlo ai
virologi che cercano disperatamente un rimedio al virus) e poi il rampollo dice
testualmente “in Italia è buio pesto, in America va non bene, benissimo”. E poi
il tanto vituperato Stato, viene chiamato in causa per i finanziamenti da dare
al settore (qui lo Stato serve) e sul fatto che lo Stato si impiccia della
distanza tra i tavoli al ristorante (qui lo Stato non serve).
Questa razza
padrona, che usa lo Stato “alla carta”, mi piace l’aiuto economico al settore,
non mi piacciono le tasse, mi piace il rilancio del turismo, ma nel mio
ristorante se i clienti accettano di stare uno sopra l’altro, chi se ne frega
delle regole sanitarie.
Il capo
della dinastia dice, sempre nella intervista di oggi, “non scherziamo, guanti e
mascherine per i camerieri? Il mio ristorante non è una mensa aziendale, chi se
ne frega delle distanze”.
Anche a me
oggi, di fronte a questi personaggi, lo Stato mi è ancora più simpatico, lo
Stato dei diritti e dei doveri, che debbono valere anche per lor signori, che
dei loro dipendenti e della salute di tutti noi, interessa poco o niente.
Quando
riaprirà il Circolo operaio dove vado io, guarderò con ammirazione il mio
barista, che fa un Campari col bianco memorabile, senza darsi le arie e parla
di calcio, di rivoluzione, di proletariato.
Forse ai padroni
dello sdolcinato cocktail il mio barista consiglierebbe di abbondare con la
parte alcolica, almeno, se ti intervistano e dici le stronzate che dici, può
scusarti dopo, dicendo che eri ciuco.
È proprio
vero, il bene comune, l’interesse generale, è un patrimonio che hanno le
persone che sgobbano da mattina a sera, che hanno un lavoro che permette una
vita dignitosa, pur dovendo fare i conti con mutui, bollette e quant’altro
fanno i comuni mortali. La razza padrona, una pandemia contagiosa, senza
vaccino, che manda in delirio di onnipotenza i ricchi, che pensano di fare
quello che gli pare, come e quando vogliono.
Qui il mio
riformismo vacilla, ribellarsi a sta gentaglia è cosa buona e giusta, lo
direbbe anche quel prete vestito di bianco, che a questi qui, sono sicuro, non
sarà simpatico per niente.
* Segretario
Nazionale SPI CGIL
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