Il prof. Mario Caligiuri |
Un’analisi di Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di
Intelligence e direttore del Master in Intelligence dell’Università
della Calabria in cui traccia il percorso da intraprendere
ROMA - Covid-19 ed emergenza sanitaria. Il disagio sociale potrebbe
diventare drammatico ed avviare una forte ripercussione sul Paese. Per cercare
di comprenderlo nella sua effettiva importanza, dovremmo cercare di essere
lucidi, unendo i punti rilevanti per contestualizzarli nel tempo e nello
spazio. Ed ecco, quindi, l’analisi di Mario Caligiuri, presidente
della Società Italiana di Intelligence e direttore del Master in Intelligence
dell’Università della Calabria.
“Secondo l’Ocse - spiega Caligiuri - la riduzione del Pil mondiale potrebbe
essere compresa tra lo 0.5% e l’1.4% che in Italia si potrebbe tradurre
nel 4-5% con il fallimento di circa 150.000 imprese, pari al 4% di quelle
esistenti, e con un aumento della disoccupazione che potrebbe raddoppiare
arrivando al 20%. Un dato statistico parziale, perché occorre confrontarle con
l’effettiva durata dell’emergenza. Infatti, una cosa è tornare alla normalità a
maggio e un’altra farlo a luglio, tanto che i commercialisti stimano tra gli 85
e i 100 miliardi di euro di perdita del Pil per ogni mese di blocco totale.
Senza dimenticare le preoccupanti rivolte nelle carceri e i dodici pacchi bomba
inviati soprattutto nel Lazio, al momento si registrano, almeno per ora,
episodi isolati come a Bari e a Palermo. Un segnale drammatico. L’intelligence
ha responsabilmente posto l’accento sul pericolo delle rivolte sociali e
ricordo che nel Rapporto del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza
al Parlamento, depositato a fine febbraio, si legge testualmente che “la
minaccia anarco-insurrezionalista ha continuato a rappresentare un ambito di
impegno prioritario per l’intelligence”. Il disagio sociale sicuramente ci sarà
e non avrà alcuna delimitazione geografica, investendo in misura massiccia
tutto il Paese”. Continua. “Infatti, con la diminuzione delle entrate fiscali,
lo Stato avrà meno risorse non solo per gli investimenti ma anche per i
servizi, come sanità, istruzione e welfare. Nel nostro Paese, le regioni
economiche trainanti della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e del Veneto sono
quelle più colpite e quindi, nonostante il maggiore benessere, potrebbero
risentire persino in misura maggiore della crisi, con il rischio di devastanti
rivolte sociali. Nel Sud è preoccupante il livello di povertà, mitigato dal
maggior numero di stipendi pubblici e di redditi di cittadinanza. In queste
condizioni, è esponenziale il rischio di un ulteriore aumento della
penetrazione delle mafie. In ogni caso, occorre che l’intelligence, con
grandissima attenzione, esamini in funzione predittiva in tutta Italia il
rischio di disagio sociale che se dovesse superare la soglia di guardia
potrebbe certamente incidere sulla sicurezza nazionale e quindi sulla tenuta
delle istituzioni democratiche. Al momento, stando ai sondaggi, che vedono il
gradimento del premier Conte al 62%, questo rischio sembra non essere attuale.
Ma oltre alla manipolazione mediatica della realtà esiste anche la realtà. E
nei prossimi mesi avremo modo di constatare cosa prevarrà”.
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