Il servizio del Tg2, l'intervista al comandante della Compagnia CC |
DINO PATERNOSTRO
Si è fatto un gran parlare ieri del servizio da Corleone
di Leonardo Zellino sul Tg2 delle 13.00. La mia impressione è che quasi nessuno
abbia attentamente guardato le immagini e ascoltato le parole del servizio. Sinteticamente
lo riassumo, anche se chi vuole può rivederlo, perché l’ho qui ripubblicato. È durato
appena un minuto e 18 secondi (i tempi non li decidono né il giornalista, né gli
intervistati, ma la direzione di Roma o di Milano) e, in un tempo così
striminzito Zellino ha fatto il miracolo di sintetizzare tutto. Certo, se avesse avuto tre-quattro minuti, il servizio sarebbe stato altro. Comunque, è riuscito ad intervistare il sindaco (che è il massimo rappresentante locale delle istituzioni), il
direttore dell’unico giornale di Corleone, il comandante della Compagnia dei
Carabinieri e alcuni cittadini. Certo, ognuno ha potuto fare solo qualche
battuta. Rispondiamo delle nostre. Abbiamo informato il giornalista che in paese si è
verificato un solo caso di coronavirus (quindi siamo stati bravi), abbiamo detto che la tanta
gente ci chiama disperata perché ha fame (richiamando, quindi, la necessità di
non dimenticare “gli ultimi” e di pensare alla ripartenza. Abbiamo informato il
giornalista (e lui l’ha detto) che a Corleone c’è bisogno di lavoro e di strade
decenti, tenuto conto che quella che ci collega con l’ospedale di Partinico
(circa 40 Km) è interrotta. Abbiamo sottolineato che Corleone, oltre a combattere
contro il coronavirus, deve combattere (si, ancora oggi!) contro il virus della mafia
(che è antico e che, purtroppo, durerà ancora) e contro il virus del
pregiudizio.
Non è così? Non c’entra niente l’emergenza coronavirus
con la mafia? Per la verità, da più parti (il procuratore nazionale antimafia,
i vertici delle forze dell’ordine, le organizzazioni sindacali e il ministro
dell’interno Luciana Lamorgese) si è lanciato l’allarme sul pericolo che la
mafia (a cui non manca il denaro) potrebbe inserirsi nell’economia e nella
società, approfittando dell’emergenza coronavirus e delle difficoltà di tante
aziende e di tanti cittadini che hanno fame. Quindi, ecco il collegamento. Ma
il servizio diceva qualcosa di molto positivo su Corleone. Abbiamo sostenuto (io Zellino) che Corleone deve combattere e combatte contro il virus della
mafia (non che subisce o che è complice di questo virus). Non è un fatto positivo?
Non è un messaggio che da atto degli sforzi della nostra comunità per scrollarsi di dosso questa piovra? Non è stato bello vedere scorrere le immagini di Bernardino Verro, Placido Rizzotto e Carlo Alberto Dalla Chiesa?
E veniamo al virus del pregiudizio. Purtroppo, sono di
due tipi. Il primo (e più diffuso) è quello di legare immediatamente il nome di
Corleone con la mafia. Lo fanno in tanti. È una sorta di riflesso condizionato.
Che noi vogliamo sdradicare. Come? Non certamente negando che a Corleone ci sia
stata e ci sia mafia, ma affermando che ci sono state e ci sono le forze che la combattono.
E veniamo al secondo pregiudizio, quello di cui sono
prigionieri alcuni cittadini di Corleone che in buona (la gran parte) o in
cattiva fede (la restante parte) negano che a Corleone ci sia ancora mafia (c’era
in passato, adesso è migrata altrove, dicono). Si dimentica (o si fa finta di
dimenticare) che gli organi istituzionali del comune di Corleone sono stati
sciolti per infiltrazioni mafiose appena quattro anni fa, nell’agosto del 2016.
Si dimentica o si fa finta di dimenticare che il comune di Corleone, dopo due
anni di commissariamento per mafia (agosto 2016 – agosto 2018), da appena un
anno e mezzo ha nuovamente organi istituzionali eletti dal popolo. Si dimentica
o si fa finta di dimenticare che tanti boss mafiosi, usciti recentemente dal
carcere, sono ritornati stabilmente a Corleone.
Questa mafia l’abbiamo combattuta nelle istituzioni e
nella società, pagando anche costi personali. Abbiamo denunciato “i giochetti”
attorno al caseificio di contrada Noce; abbiamo denunciato l’esternalizzazione
del servizio di riscossione dei tributi ad una "famosa" ditta di Belmonte Mezzagno;
abbiamo denunciato l’assunzione della figlia di un boss. E adesso
facciamo una battaglia culturale, civile, contro la mafia e contro i pregiudizi.
Siamo stati aggrediti furiosamente con parole ed epiteti
da querela (ne abbiamo fatto copia e li valuteremo attentamente con i nostri legali), che hanno inondato Facebook. Li conosciamo tutti questi “leoni da
tastiera”, capaci di usare parole irripetibili sul web, ma incapaci di guardarci
in viso se li incontriamo per strada. Usano parole che noi non abbiamo mai
usato nemmeno contro i boss mafiosi.
Dispiace che abbia espresso critiche anche qualcuno dei
ragazzi del Cidma. Dispiace per loro, che non hanno compreso i nessi tra coronavirus,
crisi delle aziende, povertà e mafia.
Qualcuno ha scritto che dovremmo prendere atto di avere
torto, dal momento in cui la gran parte dei post sono di critica feroce. La giornata
di oggi (venerdì santo) ci aiuta a ricordare che, tra Gesù e Barabba, il popolo
scelse quest’ultimo. Lungi da noi l’idea di paragonarci al figlio di Dio. Però l’idea
che non sempre chi ragiona di pancia abbia ragione (anche se in maggioranza) la
manteniamo salda.
Esprimiamo, infine, compiacimento per gli interventi di
quei cittadini corleonesi, che hanno manifestato condivisione di analisi e
critiche ad una certa mentalità intrisa di pregiudizi. Ringrazio anche chi ci
ha espresso esplicitamente (e a carattere cubitali) solidarietà. Sono questi interventi
e le nostre salde convinzioni di una vita che ci danno la forza di continuare. Dino Paternostro
2 commenti:
Io direi semplicemente grazie a chi come il Dott. Dino Paternostro,continua l'operato di quanti in passato hanno contribuito a ridare un volto nuovo alla citta' di Corleone; una Corleone che porta i segni della mafia e del dolore, ma con tanta voglia di riscatto ma non di vendetta! Una nuova Corleone capace di parlare al mondo, di comunicare fiducia e speranza di futuro. Grazie
Io direi semplicemente grazie a chi come il Dott. Paternostro Dino, continua l'opera di chi di quanto in passato hanno contribuito a ridare un volto nuovo alla citta' di Corleone; una Corleone che porta i segni della mafia e del dolore, ma con tanta voglia di riscatto ma non di vendetta! Una nuova Corleone capace di parlare
al mondo, di comunicare fiducia e speranza di futuro. Grazie Dino
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