di PAOLA POTTINO
Iniziati i lavori di restauro del gruppo scultoreo in
piazza Vittorio Veneto. Ernesto Basile, Mario Rutelli, Antonio Ugo furono tra
gli artisti coinvolti. E potrebbe essere l’occasione per rimettere a posto le
parti mancanti
Per i palermitani è semplicemente " la
Statua", punto di snodo all’inizio di via Libertà. Toponomastica a parte,
però, la memoria storica ci ricorda che "la Statua" è soprattutto il
maestoso monumento di Piazza Vittorio Veneto, ( i cui lavori di restauro sono
partiti da pochi giorni), creato in occasione del cinquantenario della
liberazione di Palermo e dell’annessione della Sicilia al Regno d’Italia.
Originariamente, il monumento sarebbe dovuto essere collocato all’incrocio
tra via Lincoln e corso dei Mille, forse perché — secondo alcuni studiosi — si
trovava vicino al ponte dell’Ammiraglio: teatro di scontro tra i garibaldini e i
soldati borbonici, ma l’idea fu presto abbandonata. Dopo l’approvazione del
Consiglio comunale nel 1909, si scelse di posizionare la statua al centro della
grande piazza circolare ( 100 metri di diametro complessivi ) che avrebbe
costituito la parte terminale dell’arteria ai margini della città a cui il
monumento avrebbe fatto da fondale.
Costruito nel 1910, in poco più di tre mesi, al costo di 228mila lire,
venne inaugurato in pompa magna nel maggio del 1911. Il progetto fu affidato a
Ernesto Basile, mentre ad Antonio Ugo venne commissionato il gruppo centrale in
bronzo. Una bella donna, dalle vesti drappeggiate, rappresenta l’Italia. Con
una mano regge un’asta, mentre con l’altra abbraccia una giovane e minuta
ragazza: la Sicilia, sulla cui mano poggia una piccola Vittoria alata. Il
gruppo bronzeo è bellissimo, carico di poesia e simbolismo, ma oggi qualcosa
manca. «Osservando il monumento — nota Maria Antonietta Spadaro, storica
dell’arte — possiamo vedere la scomparsa sia dell’asta, della quale rimane soltanto
la parte superiore, che della piccola Vittoria alata ». Le figure bronzee di
Ugo sono state danneggiate in un periodo non precisato, ma la
professoressa Spadaro pensa che in occasione dei lavori di restauro queste
parti scomparse potrebbero essere integrate.
« Per quanto concerne il ripristino dell’asta — sostiene la Spadaro — non
sarebbe un problema, forse più complicato potrebbe essere realizzare la piccola
Vittoria alata ad opera di un bravo scultore. Sarebbe comunque un grave
peccato lasciare l’opera incompiuta e non approfittare dei lavori di
restauro iniziati per integrare le parti mancanti».
La statua dedicata alla Libertà, rimase così fino al 1931, quando ci si
rese conto che a Palermo non esistevano mausolei che omaggiassero i caduti
della Grande Guerra. Nel 1927, il Comune chiese a Ernesto Basile di aggiungere
al mausoleo una quinta architettonica e fu allora che l’architetto
progettò il grandioso colonnato a forma di esedra. In cima all’obelisco del
monumento originario venne collocata una statua della Vittoria alata realizzata
dallo scultore Mario Rutelli. « Non dobbiamo dimenticare — ricorda Maria
Antonietta Spadaro — che per quanto Rutelli fosse un bravissimo artista, autore
di numerose pregiate opere d’arte, Antonio Ugo, uomo mite ed elegante, anche se
meno famoso del collega, fu un grandissimo scultore che amò molto Palermo a cui
dedicò moltissime statue, targhe e medaglie. Fu lui stesso a disegnare, per
esempio, nel 1911, una medaglia realizzata in argento, bronzo e oro con le due
figure femminili centrali presenti nel monumento. Quest’anno — aggiunge la
studiosa — speriamo che oltre al restauro del monumento ai caduti, si possano
contemporaneamente festeggiare i 150 anni dalla sua nascita».
Nella parte posteriore del monumento, in due lapidi in marmo bianco, è
riportato il bollettino della vittoria degli italiani sugli austriaci che
determinò la fine della prima guerra mondiale. Ai lati sono incise le date 1860
e 1918, segno della doppia ricorrenza e omaggio alla libertà e ai caduti della
Grande guerra.
Un monumento dal forte valore simbolico ad opera di più artisti perché
oltre a Ernesto Basile, Mario Rutelli, Antonio Ugo, contribuirono ad abbellirlo
i rilievi decorativi, palme e festoni, di Gaetano Geraci e l’epigrafe, posta
sul corpo dell’obelisco, del poeta Mario Rapisardi che recita: «Splenda nella
memoria dei secoli l’epopea del 27 maggio 1860, preparata da cuori siciliani,
scritta col migliore sangue d’Italia, dalla spada prodigiosa di Garibaldi —
Riecheggi nella coscienza dei popoli, il tuo ruggito, o Palermo, sfida
magnanima alle perfide signorie, auspicio di liberazione a tutti gli oppressi
del mondo ».
La Repubblica Palermo, 13 marzo 2020
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