di GIORGIO RUTA
Il protagonista Totò Cascio lì gestisce un supermercato “ Noiret mi parlava
in francese” Leo Gullotta “ Dopo l’ultimo ciak ci mescolavamo con la comunità”
Il boom di turisti. La proiezione del film nella piazza che fu set
trent’anni dopo la statuetta Dal sindaco che fece la comparsa all’assessore che
disse sì alle riprese
Che impressione, a trent’anni dall’Oscar, veder
proiettato Nuovo cinema Paradiso sulla stessa facciata del palazzo in
cui Alfredo deviò il raggio del suo proiettore, prima che la sala andasse a
fuoco. Sembra esserci un curioso nesso tra la scena del film di Giuseppe
Tornatore e la realtà che stiamo vivendo.
«Nella finzione la gente guardava il
film all’aperto perché la sala era piena e non riusciva ad entrare, adesso,
invece, nessuno può uscire per il coronavirus e non resta che affacciarsi dal
balcone per riammirare l’opera» , osserva il sindaco di Palazzo Adriano Nicola
Granà che ha deciso di festeggiare così, con la proiezione in piazza,
l’anniversario dell’Oscar come miglior film straniero nel 1990.
Eccoci, allora, nel paese del Palermitano diventato set da Oscar per tre
mesi. Qui tutti hanno un aneddoto legato a quell’invasione di attori, telecamere,
luci. E quella «apertura totale» della popolazione, come racconta Leo Gullota
che in quel film era la “stramba” maschera del cinema, segnò stelle e
macchinisti. «Quel periodo in cui abbiamo girato con un cast impensabile in
quel cucuzzolo è indelebile nella mia mente – ragiona l’attore catanese.
-Ognuno, finita la lavorazione, si liberava di qualsiasi peso e continua a
essere il personaggio nella vita della comunità. Andavamo a cena in una
trattoria con la gente del posto, frequentavamo i bar, i circoli, ci regalavano
le ciliegie».
Se Alfredo ( Philippe Noiret) non c’è più, morto nel 2006, Salvatore (Totò
Cascio) è ancora lì. Sono passati tanti anni, ma lo sguardo furbo non lo ha
perso. Trovarlo è facile, basta andare nel supermercato di famiglia in paese.
«Ancora oggi, quando guardo il film, piango durante il finale » , dice Cascio.
Aveva 12 anni quando una delle sorelle di Tornatore entrò nella sua classe per
fotografare bambini che potevano diventare i protagonisti di “ Nuovo cinema
Paradiso”. « Mi chiamarono per un primo provino, poi per un altro in cui
bisognava recitare una battuta del film. Fu così che partì il gioco più bello
della mia vita, dove tutto era nuovo. Ricordo Noiret che mi parlava in francese
e la macchina da presa che non avevo mai visto in vita mia».
In quel provino lo “ sfidante” era Alessandro Fontana che adesso di anni ne
ha 42 e lavora a Imola come tecnico in una scuola. «Mi sono sempre chiesto come
sarebbe cambiata la mia vita». Chissà. Due parti, però, le ottenne: era il bambino
che non faceva copiare Totò e quello che non voleva salutare il compagnetto che
partiva per la Germania: « So ancora a memoria la battuta. La maestra mi
chiedeva perché mi rifiutavo di salutarlo e io dicevo: “ Mio padre mi ha
detto che è comunista”».
Quando arrivarono cast e troupe, molti affittarono case, tantissimi si
offrirono come comparse per 60mila lire al giorno e tanti altri ancora
ammazzarono il tempo sbirciando le riprese. Anche l’attuale sindaco Granà, che
all’epoca aveva 7 anni, prese parte al film: «Ero il bambino rasato a zero a
cui toglievano i pidocchi. Ricordo che gli amici più grandi furono ingaggiati
tutti e io invece aspettavo una chiamata che non arrivava mai. Un giorno, però,
mi videro in piazza e mi chiesero se mi sarei rasato. L’ho fatto».
Andrea Mistretta era assessore al Comune quando Tornatore arrivò in
Municipio per chiedere se poteva girare il film a Palazzo Adriano. « Fummo
subito disponibili, capimmo la grande opportunità che avevamo davanti. Anche se
non fu Tornatore il primo a utilizzare Palazzo Adriano come set: Damiano
Damiani realizzò qui “ L’uomo in ginocchio” nel 1979».
I risultati di quell’apertura al set si vedono fino a oggi. In mezzo ai
monti Sicani vengono ogni anno 20mila turisti, l’80 per cento stranieri. Arrivano
qui sopratutto coreani, giapponesi e cinesi perché in Asia la pellicola ha
avuto una grande diffusione. Vanno al museo del cinema, cercano le case di Totò
e Alfredo, restano ore e ore seduti sui gradini della piazza. E si
stupiscono che qui una sala non c’è. E non c’è dagli anni Settanta. « Spesso
vengono a conoscermi – racconta Cascio -Con il telefonino che ci fa da
traduttore, mi fanno mille domande. Sanno tutto e sono appassionatissimi».
Il successo del film è legato per sempre al paese. Fa ormai parte
dell’identità di chi vive in questo lembo di entroterra siciliano. « Da dove
vieni? Palazzo Adriano, dove hanno girato Nuovo cinema
Paradiso, rispondiamo quando ci presentiamo », racconta il sindaco che
l’anno scorso ha lanciato la prima edizione del “ Paradiso film fest”. A
dirigerlo c’è Pier Vaiana, jazzista nato in Belgio da genitori palazzesi: «Per
la prima volta vidi il film in un cinema vicino Bruxelles, insieme ai miei
amici. Non sapevo nulla di questa pellicola, così quando notai la piazza del paese
iniziai a urlare come un pazzo, tra lo stupore di tutti. Ero contentissimo».
Quest’anno, per l’emergenza coronavirus, l’edizione del festival rischia di
slittare. Ma lui e gli altri organizzatori non si perdono d’animo: « È
importante perché quel capolavoro deve essere un punto di partenza per questa
comunità che può offrire tanto, dal cibo al paesaggio », conclude il musicista.
Trent’anni sono tanti, abbastanza per avere nostalgia. Qualche anno fa,
Gullotta è tornato a Palazzo Adriano: « Mi hanno festeggiato come attore e come
uomo, per quello che ho lasciato. Interpretavo Ignazio, un uomo con handicap
che si vede spesso nei paesi, quello a cui tutti vogliono bene e a cui si dà un
impiego per tenerlo occupato. Mi sono ispirato a un personaggio che c’era al
Fortino, il quartiere di Catania in cui sono cresciuto». A Palazzo lo
collegarono subito ad un tale Armando. « Parlava come lui e si teneva in tasca
dei piccoli pezzi legno » , racconta un pensionato. Anche con altri personaggi
del film, i collegamenti con i compaesani si trovarono subito. Frutto del caso
o forse no, chissà.
Dopo il flop iniziale, Nuovo cinema Paradiso conquistò pubblico e
giurie. Fino a quella notte del 26 marzo 1990 che qui ricordano come si fa per
gli eventi di cronaca epocali: sanno precisamente dove si trovavano in quel
momento, quando sul palco di Los Angeles veniva consegnata la statuetta
dell’Oscar a Tornatore. C’è chi ricorda l’attesa davanti alla televisione, chi
un brindisi a casa. L’ex assessore Andrea Mistretta non dimentica che apprese
la notizia a Palermo: «E ci rimasi malissimo: ringraziò la sua Bagheria e non
noi. Scrissi subito a Repubblica che dedicò cinque pagine nel
settimanale Il Venerdì. Un giorno Tornatore venne qui e io gli dissi
se si ricordava di me: “ E come faccio a dimenticarti”, rispose. Era
scoppiato un casino».
La Repubblica Palermo, 31 marzo 2020
Nessun commento:
Posta un commento