Tony Rizzotto con Matteo Salvini |
Le accuse all’ex deputato leghista cui sono stati
sequestrati 500 mila euro: “Usava l’associazione come cosa propria”. E lui si
difende: “Pagavo in nero la donna delle pulizie”
La responsabile amministrativa dell’Is.for.d.d., la signora Josephine Minà, fu la prima ad accorgersi che molti dei fondi regionali per i disabili finivano sui conti del presidente, Tony Rizzotto, e del suo più stretto collaboratore, Alessandro Giammona. Senza pensarci due volte, chiese spiegazioni. Anche perché, intanto, i dipendenti dell’ente di formazione, non ricevevano gli stipendi. Risultato: il presidente Rizzotto prese severi provvedimenti nei confronti di chi aveva osato metterlo in discussione, la signora Minà venne degradata al ruolo di collaboratore amministrativo. Era il febbraio 2013.
La responsabile amministrativa dell’Is.for.d.d., la signora Josephine Minà, fu la prima ad accorgersi che molti dei fondi regionali per i disabili finivano sui conti del presidente, Tony Rizzotto, e del suo più stretto collaboratore, Alessandro Giammona. Senza pensarci due volte, chiese spiegazioni. Anche perché, intanto, i dipendenti dell’ente di formazione, non ricevevano gli stipendi. Risultato: il presidente Rizzotto prese severi provvedimenti nei confronti di chi aveva osato metterlo in discussione, la signora Minà venne degradata al ruolo di collaboratore amministrativo. Era il febbraio 2013.
Quattro anni dopo, cinque dipendenti dell’Istituto formativo per disabili e
disadattati sociali hanno presentato una denuncia ai finanzieri del nucleo di
polizia economico finanziaria di Palermo. E finalmente è emerso il grande
imbroglio attorno ai corsi dell’ente creato da un politico di lungo corso, oggi
indagato per peculato: Tony Rizzotto è stato deputato regionale del Movimento
per le autonomie, presidente della commissione sanità dell’Ars, nel 2017 si era
candidato nella lista “Noi con Salvini” centrando l’elezione con 4.011
preferenze. Poi, però, l’anno scorso ha lasciato la Lega denunciando “poca
democrazia nel movimento” e qualche giorno fa è decaduto dalla carica di deputato
regionale, la corte d’appello l’ha infatti dichiarato ineleggibile perché non
si era dimesso dall’ente di formazione nel termine di 90 giorni dalla fine
della precedente legislatura.
«Ha amministrato l’associazione come fosse una cosa propria», ha scritto il gip Guglielmo Nicastro, disponendo il sequestro di 500 mila per Rizzotto e il suo collaboratore, tanto avrebbero fatto finire nei propri conti correnti del milione e mezzo di euro percepito fra il 2012 e il 2015, per i corsi: 32.520, il presidente; 457 mila, il responsabile esterno delle operazioni, «anche se non risultava avere alcun rapporto di lavoro con l’ente», hanno scritto il procuratore aggiunto Sergio Demontis e la sostituta Claudia Ferrari. «L’associazione come cosa propria».
Tony Rizzotto, convocato in procura, ha ammesso candidamente che Giammona «è il marito di mia cugina, l’ho inserito io nell’Isfordd presentandolo all’ex rappresentante, mio cugino omonimo». Per l’ex deputato non c’è alcun mistero: «Giammona aveva approfondite conoscenze in materia informatica, per svolgere attività di consulenza». Peccato che non ci sia un solo contratto che giustifichi l’attività di Giammona. Eppure, aveva le password per entrare nel conto on line dell’istituto. Così avrebbe fatto sparire un bel gruzzoletto: «In maniera inspiegabile – ha scritto il gip parlando di “connivenza” fra i due indagati – era stato affidato a Giammona un compito che non rientrava nelle mansioni per le quali era stato scelto, un ruolo che, vista la delicatezza, doveva essere svolto da un soggetto puntualmente inserito nella compagine associativa e quindi controllabile dagli organi di vertice, ai quali avrebbe dovuto rendere conto».
Rizzotto ha provato a offrire una giustificazione, per i soldi finiti nei suoi conti ha detto in procura: «Pagavo in nero la signora delle pulizie, e poi c’erano le spese dell’affitto». Su Giammona, invece, ha fatto una clamorosa marcia indietro, facendo causa civile contro il suo fidato. Ma per il giudice cambia poco: «C’era un accordo fra i due per appropriarsi dei fondi». Ancora una volta, è stata la responsabile amministrativa a svelare i retroscena del grande imbroglio: «Nel 2012, con la nuova gestione, mi venne presentato dal dottore Rizzotto il ragioniere Giammona, che secondo quando mi disse doveva gestire i rapporti fra l’ente e l’assessorato». Che sono andati avanti fino a tre anni fa, poi la Regione ha rilevato «gravi ed evidenti irregolarità contabili e sulle attestazioni dei costi». E i finanziamenti sono stati revocati.
«Ha amministrato l’associazione come fosse una cosa propria», ha scritto il gip Guglielmo Nicastro, disponendo il sequestro di 500 mila per Rizzotto e il suo collaboratore, tanto avrebbero fatto finire nei propri conti correnti del milione e mezzo di euro percepito fra il 2012 e il 2015, per i corsi: 32.520, il presidente; 457 mila, il responsabile esterno delle operazioni, «anche se non risultava avere alcun rapporto di lavoro con l’ente», hanno scritto il procuratore aggiunto Sergio Demontis e la sostituta Claudia Ferrari. «L’associazione come cosa propria».
Tony Rizzotto, convocato in procura, ha ammesso candidamente che Giammona «è il marito di mia cugina, l’ho inserito io nell’Isfordd presentandolo all’ex rappresentante, mio cugino omonimo». Per l’ex deputato non c’è alcun mistero: «Giammona aveva approfondite conoscenze in materia informatica, per svolgere attività di consulenza». Peccato che non ci sia un solo contratto che giustifichi l’attività di Giammona. Eppure, aveva le password per entrare nel conto on line dell’istituto. Così avrebbe fatto sparire un bel gruzzoletto: «In maniera inspiegabile – ha scritto il gip parlando di “connivenza” fra i due indagati – era stato affidato a Giammona un compito che non rientrava nelle mansioni per le quali era stato scelto, un ruolo che, vista la delicatezza, doveva essere svolto da un soggetto puntualmente inserito nella compagine associativa e quindi controllabile dagli organi di vertice, ai quali avrebbe dovuto rendere conto».
Rizzotto ha provato a offrire una giustificazione, per i soldi finiti nei suoi conti ha detto in procura: «Pagavo in nero la signora delle pulizie, e poi c’erano le spese dell’affitto». Su Giammona, invece, ha fatto una clamorosa marcia indietro, facendo causa civile contro il suo fidato. Ma per il giudice cambia poco: «C’era un accordo fra i due per appropriarsi dei fondi». Ancora una volta, è stata la responsabile amministrativa a svelare i retroscena del grande imbroglio: «Nel 2012, con la nuova gestione, mi venne presentato dal dottore Rizzotto il ragioniere Giammona, che secondo quando mi disse doveva gestire i rapporti fra l’ente e l’assessorato». Che sono andati avanti fino a tre anni fa, poi la Regione ha rilevato «gravi ed evidenti irregolarità contabili e sulle attestazioni dei costi». E i finanziamenti sono stati revocati.
La Repubblica Palermo, 5 febbraio 2020
Nessun commento:
Posta un commento