PALERMO: la "Rete
Antiviolenza Carabinieri Di Palermo", costituita lo scorso 14 novembre,
tira le somme del suo primo periodo di attività.
Non è solo una questione
di numeri per l’Arma dei Carabinieri che, a Palermo e provincia, nel solo mese
di gennaio, ha arrestato 10 persone e denunciato altre 9 per reati
riconducibili a interventi contro la violenza di genere. E’ anche - e
soprattutto - una questione di formazione, disponibilità e iniziativa, che la
“Rete” ha messo in campo per garantire maggiore tutela alle Vittime, in
sinergia con tutte le 100 Stazioni Carabinieri della provincia.
La condivisione delle
esperienze e lo scambio di buone prassi tra i Carabinieri della RACC (tutti
volontari), ha dato infatti ottimi risultati, sia nella fase di ricezione delle
denunce, sia in termini di servizio di supporto alle vittime. In particolare,
sono stati 16 gli accessi alla sala ascolto dedicata alle vittime vulnerabili e
denominata “una stanza tutta per se”, situata all’interno della zona popolare
della Stazione Carabinieri di Palermo Oreto. Questa “stanza” per l’ascolto
delle donne, arredata secondo uno studio specifico che favorisce un approccio empatico
con chi intende denunciare questioni delicate, ha rappresentato un fattore di
particolare facilitazione nell’emersione dell’odioso fenomeno della violenza di
genere.
L’esperimento di “Rete”
dei Carabinieri di Palermo funziona in concreto, un gruppo fatto di donne e di
uomini con specifiche attitudini, competenze, sensibilità e volontà di impegno
che l’Arma ha potuto e voluto mettere in campo per moltiplicare la propria
efficacia.
Numerosi sono stati
inoltre gli appuntamenti di formazione interna ed esterna, a cui i militari
coinvolti nel progetto hanno partecipato: ultimo il convegno “un altro me” che
si è tenuto la settimana scorsa e dove la RACC è stata presentata a tutti gli
altri Attori del circuito antiviolenza, dal mondo universitario a quello associativo
femminile, a testimonianza del rinnovato e concreto impegno nei confronti di
anziani, donne e bambini che bussano alle porte delle nostre Caserme, chiedendo
giustizia e assistenza.
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