di Salvo Palazzolo
Parlava così Alfonso Scalici mafioso del mandamento di
Partinico in affari con le famiglie di Cosa nostra di Palermo e Trapani che
aveva deciso di punire uno spacciatore in debito con lui I carabinieri sono
intervenuti prima che il piano fosse messo in atto
«Faccio passare un po’ di tempo e mi vado a
levare questa spina dal dito... lo devo andare ad ammazzare» . Così si decide
la morte di un uomo, sembra un frase uscita dall’ultima serie di Gomorra, ma
questa non è fiction. «Ultimamente con mio compare e un altro picciotto
abbiamo pensato che l’andiamo a prendere, ce lo mettiamo nel furgone ce ne
andiamo verso Gallitello... ci buttiamo un bidone di benzina e gli diamo
fuoco... e prima che fanno il riconoscimento... guanti di paraffina... cose non
ce ne sono più» .
Così parlava un mafioso di Balestrate, Alfonso Scalici, 68
anni, fermato la notte scorsa dai carabinieri del Gruppo Monreale. Le microspie
hanno registrato in diretta i suoi progetti di vendetta nei confronti di un
giovane spacciatore che da due anni non onorava il suo debito per una partita
di cocaina: 45 mila euro.
«Non è che sono 100 euro o 1000 euro, gliel’ha detto l’amico nostro che già
pazienza ne abbiamo avuta », insisteva Scalici. «Gli ho detto: "Sono cose
che non si fanno, non è che quello si mangia il pane da dietro la
nuca"».
I carabinieri della Compagnia di Partinico hanno seguito in diretta il
particolare attivismo di un mafioso di provincia che si dava un gran da fare in
un territorio, quello del mandamento mafioso di Partinico, da sempre
laboratorio per la riorganizzazione mafiosa. Con Scalici, accusato di droga ed
estorsione, è stato arrestato anche un complice, Maurizio Conigliaro: il
procuratore aggiunto Salvo De Luca e il sostituto Amelia Luise hanno emesso due
provvedimenti di fermi urgenti.
Quelle parole, pronunciate il 30 dicembre, non erano infatti soltanto uno
sfogo, erano un vero e proprio progetto. Il 9 gennaio, il palermitano Salvatore
Montagna, (pluripregiudicato e consuocero di Nicolò Ingarao, reggente del
mandamento mafioso di Porta Nuova, ucciso il 13 giugno 2007) dice: «Noi ci
possiamo andare pure adesso... mio figlio aspetta in macchina e noi ci andiamo,
basta che mi dai un ferro ed un ragazzo che mi guida una moto e gli tiriamo di
sopra... per me ci possiamo andare». Poi, si passò dall’ipotesi omicidio a
quella gambizzazione. Il 22 gennaio, dicevano: « Noi dobbiamo
acchiappare al ragazzino e gli spariamo alle gambe».
Dice il tenente colonnello Luigi De Simone, il comandante del Gruppo
Monreale: «Ci siamo trovati di fronte a un personaggio dalle molteplici
attività » . Scalici era al centro di una serie di relazioni fra mafiosi di
Palermo e di Trapani. Lui stesso aveva chiesto l’autorizzazione per agire con
la sua azione eclatante a Mazara del Vallo. Intanto, però, curava i suoi affari
di droga e tutti gli altri. Puntava all’appalto per la gestione della villa
comunale di Balestrate, "Villa Europa" « La gara d’appalto gliela
facciamo vincere a chi... si ci mette. Che fa viene Franco... dopo che io ci ho
buttato 70.000 euro più i debiti che ho, e viene a fare la richiesta, la domanda
per la gara d’appalto? Che è così cretino?».
Era stato il figlio del boss ad aggiudicarsi l’appalto nel giugno 2018,
unico partecipante alla gara.
« Mio figlio se ne deve uscire completamente – diceva ancora Scalici –
perché se ne deve andare a lavorare. Deve chiudere la partita Iva e subentri tu
» . Il boss aveva già stabilito chi dovesse subentrare, la gara era una pura
formalità.
La Repubblica Palermo, 7 febbraio 2020
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