Bettino Craxi ed Enrico Berlinguer |
EMANUELE MACALUSO
In occasione del 20° anniversario della scomparsa di Bettino Craxi sui
giornali, ed anche con alcune pubblicazioni, si è aperto un vasto dibattito sul
ruolo che ebbe come leader socialista e presidente del Consiglio. E anche sul
suo coinvolgimento giudiziario, nella bufera di tangentopoli, che lo spinse a
rifugiarsi ad Hammamet. Anch’io, sul tema, ho rilasciato un’intervista a La
Repubblica. Oggi su Il Foglio ci sono due lettere che parlano di Craxi, con
riferimenti ad Enrico Berlinguer non sempre esatti, come se i rapporti che ci
furono tra i due, a volte burrascosi, siano stati determinanti nel qualificare
i rapporti tra Pci e Psi, particolarmente nella crisi che travolse, appunto,
Craxi ed il suo partito.
Non ho ancora letto il libro di Claudio Martelli su Craxi ed il Psi ma, in
un’anticipazione, si dice che lo stimolo politico, che provocò tangentopoli e
il coinvolgimento del leader socialista, venne dagli Usa e dagli inglesi per
avviare un cambio di classe dirigente politica in Italia. Andrea Marcucci,
capogruppo del Pd al Senato, in una lettera a Il Foglio afferma pensieri anche
condivisibili sul ruolo di Craxi e sull’ignobile scenata del lancio di monetine
davanti all’albergo Raphael di Roma. Ma sostenere che Craxi aveva sempre
ragione nella polemica con Berlinguer è sbagliato.
Infatti, c’è un’altra lettera, sullo stesso giornale, di Sergio Pezzolante
che osserva giustamente il comportamento equivoco e contraddittorio di D’Alema
e Veltroni i quali, al congresso di Rimini si arrampicarono sul camper per
parlare con Craxi il quale si spese per portare il Pds nell’Internazionale
socialista. Poi, però, gli stessi dirigenti del Pds furono tra i tifosi del
coinvolgimento di Craxi in tangentopoli. È vero che, alla fine, non solo la
sinistra Dc ma anche tutta la Dc si associarono sperando “che tutto sarebbe
finito con la sola liquidazione di Craxi”. Dopo l’incontro con Berlinguer a
Frattocchie alla vigilia delle elezioni del 1983 fu stilato, frutto di una
lunga discussione, un documento comune Pci- Psi su tutto lo scibile politico e
anche sui temi della giustizia. Però, dopo il disastroso risultato elettorale
della Dc, che perse 7 punti in percentuale, De Mita offrì a Craxi la presidenza
del Consiglio. Offerta prontamente accettata che portò alla ricostituzione
della coalizione di centro sinistra, anzi il pentapartito.
È vero che Craxi, in quel ruolo, espresse le sue qualità anche di statista
ma è pur vero che, nella gara che si aprì tra lui e De Mita, in
quell’alternanza a Palazzo Chigi, si deteriorò tutto e, per cercare di
prevalere in questa competizione, Craxi ritenne necessario dotarsi di una
riserva finanziaria separandosi dal partito e affidandola ad estranei. Ciò fu
la sua rovina politica ed umana.
Quella scelta che si contrappose al Pci dopo l’accordo delle Frattocchie,
Berlinguer la considerò un tradimento. E reagì non sempre, come avrebbe dovuto,
nei confronti di Craxi e del Psi. Da qui la storia degli ultimi rapporti tra i
due partiti. Ed io lo so bene anche perché ero direttore de L’Unità e in quella
occasione il giornale seguì, come sempre, le scelte del segretario.
(giovedì 16 gennaio 2020)
SE UN “BERSANIANO” MI DÀ DEL COCAINOMANE
Giovedì scorso, su questo spazio, ho scritto una nota su Craxi e
Berlinguer. Ho espresso alcune considerazioni che mi derivano dalla lunga
militanza nel Pci e anche dalle responsabilità di dirigente di questo partito
che ho avuto in tanti anni di attività politica e parlamentare. Di solito, in
calce alle mie valutazioni, molti lettori scrivono e commentano come gli pare.
Talvolta, c’è chi scrive in dissenso e con accenti anche crudi. Io, di norma,
non replico.
Stavolta voglio fare un’eccezione. Perché un signore che non conosco
affatto, tale Danilo Zappitelli, in dissenso con quanto ho scritto a proposito
di D’Alema e Veltroni in relazione alla vicenda giudiziaria di Craxi,
attribuisce le mie dichiarazioni al mio stato fisico. Si è domandato se io sia
un ubriacone oppure, nientemeno, un cocainomane. Infatti ha scritto: “Macaluso,
come mai questa mancanza di lucidità. Il vino? La cocaina”?
Avrei pure tralasciato di segnalare la valorosa impresa di questo signore
ma mi hanno fatto notare che egli sfoggia, sulla sua pagina Facebook, il
simbolo del partito Articolo Uno, il partito di Pier Luigi Bersani e del
ministro Roberto Speranza. Devo desumere che questo signore sia un militante di
questo partito e persona nota anche ai suoi dirigenti. Una persona dunque “di
sinistra” e che sferra insulti gravi al pari o peggiori, diciamo, di quelli di
un leghista.
Io non so esattamente a cosa pensi Bersani quando insiste per fare un bel
partitone di sinistra. Io ho tanti anni di sinistra sulle mie spalle ma voglio
augurarmi che non si prenda quelli che utilizzano, nella battaglia politica, i
termini che un suo fan mi ha riservato.
(Sabato 18 GENNAIO 2020)
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