Salvatore Francesco Tumminia |
Le indagini documentano gli assetti e le dinamiche criminali della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno all’indomani dell’Operazione Cupola 2.0 (4 dicembre 2018), a seguito della quale erano stati arrestati, tra gli altri, gli uomini d’onore al vertice del mandamento mafioso di Misilmeri – Belmonte Mezzagno.
Immediatamente dopo l’operazione, a Belmonte Mezzagno, venivano registrate
fibrillazioni che, nel corso del 2019, sfociavano in gravi fatti di sangue:
- il
10.1.2019, Vincenzo GRECO, pregiudicato, cadeva vittima di un agguato in tipico
stile mafioso mentre rincasava dal lavoro nei campi;
- l’08.05.2019,
il commercialista Antonio DI LIBERTO, poco dopo essere uscito di casa a bordo
della propria autovettura, veniva freddato da una scarica di proiettili;
- il
02.12.2019, due sicari, a bordo di uno scooter e travisati da caschi integrali,
noncuranti della presenza di numerosissimi passanti, approfittando del traffico
in una via del centro cittadino, che faceva rallentare l’auto condotta da
Giuseppe BENIGNO, esplodevano contro di questi ben 9 colpi d’arma da fuoco e
poi si davano a precipitosa fuga facendo perdere le loro tracce. Per un caso
fortuito, solamente due proiettili colpivano la spalla sinistra
dell’imprenditore, il quale, nonostante le ferite, riusciva a guidare la
propria auto fino a raggiungere il pronto soccorso dell’Ospedale Civico di
Palermo.
E’ evidente che l’arresto e la successiva decisione di collaborare con la
giustizia di Filippo BISCONTI, all’epoca capo del mandamento, avessero
provocato delle forti ripercussioni.
Le attività di indagine, che erano state focalizzate sul territorio
belmontese già all’indomani dell’omicidio di Vincenzo GRECO, hanno consentito,
in tempi brevi, di ricostruire parte dell’organigramma della famiglia mafiosa
di Belmonte Mezzagno individuando l’uomo che ne aveva assunto il vertice:
Salvatore Francesco TUMMINIA, da poco tornato in libertà dopo essere stato
condannato per associazione mafiosa a seguito dell’operazione Perseo (16
dicembre 2008).
Le investigazioni hanno fatto emergere come Salvatore Francesco TUMMINIA
avesse accentrato il potere nelle proprie mani gestendo il settore delle
estorsioni, infiltrandosi nelle istituzioni sane della città e ponendosi quale
punto di riferimento per i propri sodali e per i propri concittadini per la
risoluzione delle problematiche più svariate.
Alcuni esempi dell’attivismo in tal senso da parte di TUMMINIA sono:
- la
richiesta, formulata da un avvocato penalista al capo famiglia, di intervenire
per fargli riscuotere un credito che da anni vantava nei riguardi di uno dei
suoi assistiti;
- la
gestione di una controversia sorta tra alcuni sodali a seguito di una richiesta
estorsiva formulata nei riguardi di un artigiano, fratello di uno degli uomini
d’onore belmontesi. Le intercettazioni facevano emergere le lamentele
dell’artigiano che, dopo aver raccontato al fratello di aver ricevuto un
pizzino contenente la pretesa estorsiva e le connesse minacce di morte e del
coinvolgimento in tale vicenda di Stefano CASELLA e Antonino TUMMINIA (entrambi
destinatari della una misura cautelare in carcere), si rivolgeva al capo
famiglia affinché intervenisse per evitargli il pagamento del “pizzo”;
- il
condizionamento del locale ufficio del Dipartimento Regionale Sviluppo
Rurale e Territoriale - ufficio servizio per il territorio di Palermo
(dipendente dall’Assessorato Regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale
e della pesca mediterranea da parte del capo del sodalizio mafioso belmontese,
il quale disponeva autonomamente i turni degli operai stagionali e organizzava
a piacimento le squadre di lavoro, favorendo i dipendenti a lui vicini.
L’ingerenza era tale che nel paese si era diffusa la convinzione che l’unico
modo per ottenere un contratto stagionale fosse quello di parlarne direttamente
con TUMMINIA, il quale si faceva vanto delle minacce fatte nei confronti dei
dirigenti dell’ufficio locale non collaborativi.
Fra i soggetti raggiunti dai provvedimenti restrittivi vi è anche Giuseppe
BENIGNO il quale, nei giorni successivi al plateale tentativo di omicidio in
suo danno, si era dato alla fuga trovando rifugio presso alcuni parenti a
Piubega, comune in provincia di Mantova, dove è stato rintracciato dai militari
e tratto in arresto. Le indagini hanno documentato come BENIGNO fosse un
soggetto intraneo alla famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno che operava in
contatto con i vertici del mandamento e della famiglia mafiosa facente capo a
Salvatore Francesco TUMMINIA (e, prima dell’operazione Cupola 2.0, con Filippo
BISCONTI) agevolando la commissione dei reati fine dell’associazione quali le
estorsioni, coadiuvando i sodali nel controllo del territorio, agevolando i
contatti e gli incontri con gli appartenenti alle varie famiglie mafiose,
nonché inserendosi nella risoluzione delle problematiche interne
all’associazione.
ELENCO DESTINATARI DI FERMO DI INDIZIATO DI DELITTO :
1. SALVATORE
FRANCESCO TUMMINIA, NATO A PALERMO IL 03.10.1973;
2. GIUSEPPE
BENIGNO, NATO A PALERMO 25.12.1974;
ELENCO DESTINATARI ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE:
1. CASELLA STEFANO, NATO A PALERMO IL 01.12.1978;
2. TUMMINIA ANTONINO, NATO A BELMONTE MEZZAGNO (PA) IL
21.11.1970;
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