di MARCO OMIZZOLO
Tra caporali che lucrano sul lavoro di donne e uomini, spesso stranieri, sfruttati nelle serre italiane. Braccianti indotti ad assumere sostanze dopanti per lavorare come schiavi. Ragazzi che muoiono – letteralmente – di fatica. Donne che ogni giorno subiscono ricatti e violenze sessuali. Un sistema pervasivo e predatorio che spinge alcuni lavoratori a suicidarsi, mentre padroni e padrini si spartiscono un bottino di circa 25 miliardi di euro l’anno (Eurispes).“Dopo circa dieci anni di semina che alcuni dicevano fosse al vento, di vite spezzate, di gambe che pedalavano stanche di notte e si muovevano silenziose dentro le serre, era venuto il tempo della nostra rivoluzione. Quella rivoluzione non sarebbe durata solo un giorno. Ancora oggi dà frutti entusiasmanti, con mille vertenze aperte in piena autonomia dai braccianti indiani contro padroni e padrini. Non più sotto padrone, ma contro il padrone e per un Paese migliore. Quei semi avevano fruttato diritti”.
Marco Omizzolo, sociologo, responsabile scientifico di In Migrazione, presidente del centro studi Tempi moderni e ricercatore Eurispes. La sua attività di ricerca si concentra sul tema delle agromafie e della tratta internazionale a scopo di sfruttamento lavorativo.
Nel 2019 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la sua coraggiosa opera in difesa della legalità attraverso il contrasto al fenomeno del caporalato. Sempre nel 2019 è stato inserito nella lista degli Human Rights Defenders dall’organizzazione internazionale Front Line Defenders. Da due anni vive sotto vigilanza da parte delle forze dell’ordine per via delle numerose minacce subite per la sua attività di ricerca e mobilitazione.
Nel 2019 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la sua coraggiosa opera in difesa della legalità attraverso il contrasto al fenomeno del caporalato. Sempre nel 2019 è stato inserito nella lista degli Human Rights Defenders dall’organizzazione internazionale Front Line Defenders. Da due anni vive sotto vigilanza da parte delle forze dell’ordine per via delle numerose minacce subite per la sua attività di ricerca e mobilitazione.
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