di CLAUDIO REALE
Un anno fa Di Maio sconfessò il candidato che voleva
il dialogo coi parenti dei boss. Adesso nasce il gruppo grillino I probiviri
non si sono neppure riuniti. E a Palermo Argiroffi protesta: " Fermo il
ricorso contro la mia espulsione"
Un
anno fa, annullando in fretta e furia un comizio a Corleone, Luigi DI Maio era
stato netto: «Questo non è un comportamento da Movimento 5 Stelle e come tale
deve essere sanzionato immediatamente» . Il comportamento in questione era una
frase riportata il giorno prima da Repubblica: alla vigilia del voto il
candidato grillino alla guida del Comune in provincia di Palermo, Maurizio
Pascucci, aveva aperto al «dialogo con i parenti dei mafiosi», facendosi
fotografare con il nipote di Bernardo Provenzano nel suo bar.
«Pascucci –
aveva tuonato Di Maio da Palermo, annullando last minute un comizio a Corleone
- merita il massimo della sanzione, cioè l’espulsione dal movimento» . Un anno
dopo l’ex candidato sindaco fa parte del gruppo del movimento in consiglio
comunale, che qualche giorno fa si è costituito – con il simbolo ufficiale con
le cinque stelle - nonostante il divieto pronunciato a parole subito dopo il
voto.
Come se nulla fosse. «Quel caso – sibila un alto dirigente del
movimento – è caduto nel dimenticatoio. Dopo tutto questo tempo la
sensazione è che non sarà più affrontato » . Né il caso Pascucci, né il caso di
Giuseppe Chiazzese, il deputato corleonese che era lo sponsor principale
dell’aspirante sindaco: quando la polemica esplose, infatti, Di Maio aveva
lasciato intendere di volere chiarire anche la sua posizione. «L’iniziativa della visita al bar del nipote di Provenzano – aveva detto infatti
Pascucci nel comizio di chiusura della campagna elettorale - l’avevo concordata
con Chiazzese». Il deputato corleonese, ovviamente, fa ancora parte del
gruppo a Montecitorio.
Nel frattempo, invece, i probiviri si sono pronunciati su altri casi. Fra
questi c’è l’espulsione dei consiglieri comunali palermitani Ugo Forello e
Giulia Argiroffi: a luglio i due consiglieri hanno ricevuto la notifica
dell’espulsione,e la seconda, allontanata per «i suoi comportamenti attraverso
i quali si è dichiarata indipendente dai lavori del resto del gruppo
consiliare di appartenenza anche attraverso modi di agire poco cooperativi e
trasparenti nei confronti degli iscritti, anche attraverso l’adesione a
progetti e idee di altri gruppi politici senza la preventiva condivisione con
il resto del gruppo politico di appartenenza» , ha presentato ricorso alla
commissione di garanzia, l’organismo d’appello del quale parte anche il
viceministro Giancarlo Cancelleri. «Sono molto amareggiata e delusa – attacca
– in particolare per il comportamento di tanti portavoce del movimento che
hanno espresso solidarietà in privato ma hanno preferito rimanere in silenzio
pubblicamente». Argiroffi ha scritto una lettera aperta a Luigi Di Maio,
chiedendo quanto meno una pronuncia: «Io – sbotta – sono in un limbo, come
tante altre persone, in attesa del pronunciamento della commissione di garanzia». Sulla carta la risposta sarebbe dovuta arrivare in estate: lo statuto,
infatti, prevede che la pronuncia arrivi entro dieci giorni dalla presentazione
della richiesta, giunta a fine luglio. C’è tempo.
La Repubblica Palermo, 11 dicembre 2019
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