mercoledì, dicembre 11, 2019

I 5Stelle e la mafia: bluff a Corleone prima la scomunica, ora il perdono


di CLAUDIO REALE
Un anno fa Di Maio sconfessò il candidato che voleva il dialogo coi parenti dei boss. Adesso nasce il gruppo grillino I probiviri non si sono neppure riuniti. E a Palermo Argiroffi protesta: " Fermo il ricorso contro la mia espulsione"
 Un anno fa, annullando in fretta e furia un comizio a Corleone, Luigi DI Maio era stato netto: «Questo non è un comportamento da Movimento 5 Stelle e come tale deve essere sanzionato immediatamente» . Il comportamento in questione era una frase riportata il giorno prima da Repubblica: alla vigilia del voto il candidato grillino alla guida del Comune in provincia di Palermo, Maurizio Pascucci, aveva aperto al «dialogo con i parenti dei mafiosi», facendosi fotografare con il nipote di Bernardo Provenzano nel suo bar.
«Pascucci – aveva tuonato Di Maio da Palermo, annullando last minute un comizio a Corleone - merita il massimo della sanzione, cioè l’espulsione dal movimento» . Un anno dopo l’ex candidato sindaco fa parte del gruppo del movimento in consiglio comunale, che qualche giorno fa si è costituito – con il simbolo ufficiale con le cinque stelle - nonostante il divieto pronunciato a parole subito dopo il voto.
Come se nulla fosse. «Quel caso – sibila un alto dirigente del movimento – è caduto nel dimenticatoio. Dopo tutto questo tempo la sensazione è che non sarà più affrontato » . Né il caso Pascucci, né il caso di Giuseppe Chiazzese, il deputato corleonese che era lo sponsor principale dell’aspirante sindaco: quando la polemica esplose, infatti, Di Maio aveva lasciato intendere di volere chiarire anche la sua posizione. «L’iniziativa della visita al bar del nipote di Provenzano – aveva detto infatti Pascucci nel comizio di chiusura della campagna elettorale - l’avevo concordata con Chiazzese».  Il deputato corleonese, ovviamente, fa ancora parte del gruppo a Montecitorio.
Nel frattempo, invece, i probiviri si sono pronunciati su altri casi. Fra questi c’è l’espulsione dei consiglieri comunali palermitani Ugo Forello e Giulia Argiroffi: a luglio i due consiglieri hanno ricevuto la notifica dell’espulsione,e la seconda, allontanata per «i suoi comportamenti attraverso i quali si è dichiarata indipendente dai lavori del resto del gruppo consiliare di appartenenza anche attraverso modi di agire poco cooperativi e trasparenti nei confronti degli iscritti, anche attraverso l’adesione a progetti e idee di altri gruppi politici senza la preventiva condivisione con il resto del gruppo politico di appartenenza» , ha presentato ricorso alla commissione di garanzia, l’organismo d’appello del quale parte anche il viceministro Giancarlo Cancelleri. «Sono molto amareggiata e delusa – attacca – in particolare per il comportamento di tanti portavoce del movimento che hanno espresso solidarietà in privato ma hanno preferito rimanere in silenzio pubblicamente». Argiroffi ha scritto una lettera aperta a Luigi Di Maio, chiedendo quanto meno una pronuncia: «Io – sbotta – sono in un limbo, come tante altre persone, in attesa del pronunciamento della commissione di garanzia». Sulla carta la risposta sarebbe dovuta arrivare in estate: lo statuto, infatti, prevede che la pronuncia arrivi entro dieci giorni dalla presentazione della richiesta, giunta a fine luglio. C’è tempo.
La Repubblica Palermo, 11 dicembre 2019

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