I sindacati: “Un tavolo al Comune per monitorare le opere e sbloccare quelle
ferme”.
Palermo 15 novembre 2019 – Manifestazione oggi in piazza Politeama degli
edili di Feneal, Filca, Fillea per chiedere il rilancio del settore delle
costruzioni. Anche a Palermo, una delle 100 città italiane oggi sede
della protesta unitaria, gli edili hanno chiesto di riaprire i cantieri fermi
per creare posti di lavoro e costruire il futuro. All'assemblea pubblica
organizzata davanti al teatro Politeama, con la partecipazione di tanti
lavoratori, c'erano anche il vice presidente dell'Anci, Antonio Rini, che
ha preso la parola, e l'assessore ai Lavori Pubbici Maria Prestigiacomo.
“Chiediamo un tavolo al Comune, all'assessore ai Lavori
pubblici, per approfondire le questioni relative al Piano triennale
delle opere pubbliche e al Patto per Palermo – dichiarano Totò Puleo per
Feneal Uil tirrenica Palermo Messina, Francesco Danese, segretario generale
Cisl Palermo Trapani e Piero Ceraulo, segretario generale Fillea Cgil Palermo -
Ci sono opere strategiche per la città, contenute nel Patto, sulle quali
occorre avere al più presto risposte. A distanza di tre anni, che fine hanno
fatto i bandi di gara? Chiediamo anche una riforma del sistema pensionistico:
gli edili non possono stare sui ponteggi a 67 anni. Oggi alcuni operai
intervenuti hanno raccontato che il tema della mancanza di infrastrutture
sta costringendo tanti ad emigrare. Molti edili senza occupazione stabile non
riescono a raggiungere i requisiti pensionistici e, anche se ormai
adulti, cercano lavoro all'estero”.
I sindacati degli edili
hanno continuato il percorso iniziato il 15 marzo, a Roma, con lo
sciopero generale con il quale era stato aperto un dialogo con il governo. La
mobilitazione prosegue anche a Palermo per chiedere risposte. A partire dal
passante ferroviario, opera strategica, sul piano infrastrutturale, che
congiungerà la stazione centrale con l'aeroporto “Falcone e Borsellino”: dopo
10 anni, il cantiere non è ancora stato completato, i lavoratori sono stati
licenziati e, dopo circa 1 miliardo di euro spesi, l'opera rimane una
delle più grandi incompiute d'Italia.
A due passi dal luogo del sit-in, il cantiere
dell'anello ferroviario che, da qualche mese, con l'acquisizione della
Tecnis da parte della D'Agostino, si è rimesso in marcia. “Sono tempi troppo
lunghi, migliaia di edili sono disoccupati perché le opere non partono o si
fermano – hanno aggiunto Puleo, Danese e Ceraulo – I ritardi
nell'ammodernamento della tratta Palermo-Agrigento continua a rendere difficile
la vita di chi deve raggiungere i comuni della zona: non è accettabile che per
30 chilometri si impieghino due ore di tempo. E tutte le strade provinciali
hanno bisogno di interventi di messa in sicurezza”.
Nel 2016, il Patto per Palermo aveva previsto 770 milioni di
interventi da spendere subito. Alla voce Infrastrutture, oltre ai 54
milioni per la circonvallazione erano previsti i 521 milioni di euro per le
nuove linee tram. Per il settore Ambiente, erano stati stanziati altri 57
milioni per la mitigazione del rischio frane, crolli e smottamento dei rilievi
montuosi in città, 22 milioni per il restauro del Teatro Massimo, 71 milioni
legati alla riqualificazione degli spazi urbani. “Di queste opere citate,
nessuna ha avuto uno sbocco, solo i progetti esecutivi delle nuove linee del
tram – aggiungono Puleo, Danese e Ceraulo - Nessuno degli obiettivi
prefissati dal Patto per il 2017 è stato rispettato. Alla luce di tutto questo,
rimaniamo perplessi rispetto alla pubblicazione del Piano annuale delle Opere
pubbliche del Comune da espletarsi entra il 2019, che si attesta sui 30 milioni
838 mila euro, nel quale non è inserita nessuna delle grandi opere prevista dal
Patto per Palermo ma interventi minori come riqualificazione di impianti luce,
manutenzione di immobili comunali, il restauro di villa Lisetta, lavori di
completamento alle fognature a Boccadifalco e il nuovo formo crematorio del
Comune. Con la crisi, con il settore in ginocchio e la mancanza di occupazione
non crediamo possano essere queste le risposte da dare al settore”.
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