Strade come
“trazzere” in Sicilia e il maltempo non
fa altro che peggiorare una situazione già arrivata allo stremo. Si
moltiplicano come i funghi i comitati e i gruppi di cittadini per fare tutti
quanti insieme la voce grossa per chiedere interventi concreti sulla
viabilità intercomunale gravemente compromessa. La viabilità della
provincia di Palermo, in particolare, è ormai al collasso e ogni scroscio di pioggia
diventa occasione di pericolo per le migliaia di pendolari che ogni giorno le
attraversano. Una delle
strade più critiche è senza dubbio la Sp4 Corleone-Partinico.
Questa più che una strada intercomunale è ormai diventata una strada di
campagna. Ieri un gruppo di cittadini di Corleone, sindacati e imprenditori si
è riunito in un comitato formato da oltre 50 persone che
avvierà diverse iniziative per spingere le istituzioni statali, regionali e
provinciali a intervenire prima della tragedia.
La Corleone-Partinico
riveste un ruolo importante nel sistema viario regionale. E’, infatti, una
importante via di comunicazione che collega i centri del
Corleonese alla Sicilia occidentale. È ad esempio una strada
obbligata per deve recarsi all’aeroporto di Palermo o all’ospedale di
Partinico. Quando piove però la carreggiata assume sempre più spesso i
connotati di una trazzera e attraversarla è una vera impresa oltre che
pericoloso.
Così da
Corleone passando per San Cipirello, a Partinico, da Camporeale per Alcamo e
Roccamena e Grisì la situazione delle strade appare come una vera e propria
emergenza. Sui social è anche nata una pagina (Vogliamo la strada Corleone/Partinico) per mettere insieme gli
utenti del web che protestano contro le strade colabrodo.
Nei giorni
scorsi anche il sindaco del Comune di Contessa Entellina, nel
Corleonese, ha protestato per lo stato in cui si trova la ex strada consortile
30 che dal piccolo centro arriva sino alla Palermo-Sciacca. “Un altro inverno
così non possiamo sostenerlo – dichiara il sindaco Leonardo Spera – l’abbandono
e l’incuria rischiano di togliere il diritto allo studio dei ragazzi e la
territorialità per chi questo territorio lo vive. Noi – prosegue – abbiamo una
storia lunga 500 anni da raccontare e non vogliamo morire così per mano
altrui”.
Intanto nel
silenzio generale, nell’immobilismo della politica, i piccoli
centri della Sicilia restano isolati.
direttasicilia.it, 11 Nov 2019
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